Timothy Kurek è un ragazzo americano di 26 anni. Non è gay ma ha deciso di battersi per i diritti degli omosessuali.
Una sua amica è riuscita a smuovere qualcosa in lui quando, racconta Timothy “un giorno ha pianto tra le mie braccia: i genitori l’avevano cacciata dopo il suo coming out”. E continua a raccontare: “la reazione istintiva è stata cercare di convincerla a fare un passo indietro. Poi mi sono chiesto perché abbiamo così tanti pregiudizi nei confronti dei gay? C’era un solo modo per scoprirlo: puntare la pistola dei luoghi comuni contro me stesso e fingermi omosessuale. Attraverso l’esperienza diretta, ho capito la verità”.
E così ha deciso di cambiare prospettiva e di mettersi nei panni di un omosessuale: per un intero anno di vita si è finto gay agli occhi di tutti!
Ha iniziato la sua avventura dicendolo ai genitori e poi scrivendolo sui social network. Queste le reazioni: “mia madre ha scritto sul suo diario che avrebbe preferito avere un tumore piuttosto che un figlio omosessuale. A farmi più male, invece, tra le reazioni degli amici, non sono stati i messaggi d’odio ma la totale ghettizzazione, mi hanno subito messo da parte, come se non esistessi”.
Da questo esperimento di vita è nato il suo libro intitolato “The Cross in the Closet” (“La croce nel ripostiglio”). Timothy tiene a precisare che “Non è un saggio su ciò che vuol dire essere gay. Non lo sono e, quindi, non posso saperlo. Ciò che potevo fare da etero era sperimentare come la gente etichettasse la categoria e cosa significasse vivere da cittadino di seconda classe”.
Fonte: Repubblica.it
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