Avete un pezzo di terra e volete dilettarvi con l’orticoltura, per portare sulle vostre tavole frutta e ortaggi sani, freschi e a basso costo? Eccovi alcune linee guida per la preparazione del terreno da orto, che vi darà ampie soddisfazioni, facendovi avvertire la bellezza del ciclo naturale e trasformandovi in veri produttori, che amano quello che fanno e sanno quello che mangiano. Perché l’alimentazione è vita, e una dieta ricca di prodotti ortofrutticoli freschi e genuini contribuisce a vivere in modo sano e più a lungo.
L’orto avrà bisogno non solo del vostro lavoro, ma anche del rispetto di alcuni prerequisiti.
1- Il vostro appezzamento dovrà esser ben esposto al sole e in piena luce, fornito di acqua e costituito da un terra a medio impasto fertile, scura, soffice, porosa e drenante.
2- In merito alla sua collocazione, fate in modo che si trovi piuttosto vicino alla vostra abitazione. Non trascurate poi il fattore esposizione: l’orto ha bisogno di luce e aria e non deve avere impedimenti nei suoi dintorni, anche se la presenza a nord di un edificio o di una quinta di alberi potrà costituire una preziosa protezione naturale, tenendo al riparo le colture dai venti freddi e consentendoci anche buoni raccolti invernali.
3- Eccoci quindi alla questione delle dimensioni. Per avere raccolti significativi, basta una superficie di 50 mq (10 metri di lunghezza per cinque di larghezza o almeno 7 x 7). Al di là della soddisfazione di raccogliere con le vostre mani i prodotti della terra che avete seguito con passione e cura, il risparmio sarà sempre garantito.
4- Per quanto riguarda il disegno dell’orto, buttate giù uno schizzo su carta quadrettata, dove siano presenti nel dettaglio tutti gli interventi che avete in mente di fare (piante da coltivare, spazi da dedicare, rotazioni ecc.). In questo modo eviterete interventi correttivi successivamente. Programmare tutto in precedenza e nei minimi particolari si rivelerà un’arma vincente.
In linea di massima, quando strutturate lo spazio rispettate il modulo base di circa 2 x 1 metri per ogni parcella, calcolando circa 60 cm di larghezza per i sentieri di delimitazione, in modo da consentire il passaggio di una carriola per il trasporto dei materiali e degli attrezzi da lavoro.
5- Veniamo ora al fondamentale lavoro di preparazione del terreno. Vi si prospetteranno tre diversi tipi di intervento, a seconda che l’appezzamento di cui siete entrati in possesso sia vergine, o stanco e molto sfruttato, o addirittura incolto e degradato.
Nel primo caso (terreno vergine), dopo un lavoro iniziale più consistente disporrete di rese eccellenti. Mano alla vanga, dunque, perché dovrete asportare le erbe infestanti con le radici che penetrano in profondità nel terreno, oltre a eliminare i sassi e qualsiasi altro corpo estraneo con una vangatura profonda, in modo da lasciar respirare il terreno per un’intera stagione.
La preparazione deve sempre avvenire nel periodo autunno-invernale. Dopo l’inverno in cui le zolle sono rimaste ben esposte, in primavera serve una lavorazione superficiale di baulatura, per favorire lo sgrondo dell’acqua ed evitare i ristagni.
Qualora siate entrati in possesso di un pezzo di terra già coltivata, fatela riposare per almeno sei mesi. Limitatevi quindi a girare le zolle e ad aggiungere letame di stalla maturo, al fine di favorire tutte quelle attività dei batteri che garantiscono la fertilità del terreno. Se non disponete di letame fresco, dotatevi di un sacco di stallatico disidratato.
Eccoci quindi al terreno stanco e molto sfruttato, che deve essere rigenerato. Dopo aver distribuito lo stallatico (un pugno per mq), rastrellate bene la superficie e poi innaffiate il terreno e copritelo con teli geotessili scuri, tesi a impedire la diffusione delle erbe infestanti e a trattenere il calore.
La terza possibilità prevede che disponiate di un terreno incolto degradato. Davanti a voi vedete solo erbacce e rovine? Non preoccupatevi, con un po’ di impegno e buona volontà potete trasformare questo caos in un appezzamento produttivo, in sole tre fasi: sfalcio delle infestanti; rimozione di sassi e calcinacci; semina di una pianta da sovescio.
Questo termine indica una tecnica semplice per il miglioramento del terreno. Seminate alcune leguminose o graminacee (ad esempio veccia, favino, pisello, trifoglio, lupino, avena, orzo ecc.): quando pochi mesi dopo sono fiorite, sfalciatele e lasciatele appassire sul terreno per due o tre giorni, quindi rigiratele nella terra stessa, al fine di ridonargli fertilità e porosità.
Approfondiamo ora la questione dell’esposizione. Le colture orticole hanno bisogno di almeno sei ore quotidiane di sole per poter crescere rigogliosamente. Al momento della delimitazione delle parcelle, abbiate cura che queste seguano un andamento nord-sud e ricordate di imprimere una leggera pendenza al terreno. Il declivio è importante sia d’inverno (per una migliore esposizione al sole), sia nei periodi piovosi, poiché agevola il processo di deflusso dell’acqua, impedendo i ristagni all’origine delle malattie fungine e dei marciumi. Generalmente, le migliori esposizioni per zone d’Italia sono le seguenti: settentrione – sud; centro – est-sud/est o ovest-sud/ovest; meridione – est-sud/est od ovest-sud/ovest.
6) Dopo aver organizzato le parcelle, provvedete alla recinzione del vostro orto, per evitare l’ingresso indesiderato di animali domestici o selvatici. Al di là della tradizionale rete metallica, potete ricorrere al più grazioso grigliato in legno, che può essere anche abbellito con piante rampicanti.
7) L’approvvigionamento idrico è un’altra condizione fondamentale per la produttività del vostro orto. Valutate la possibilità di realizzare un impianto goccia a goccia con manichetta, altrimenti garantitevi l’accesso a una presa d’acqua a cui collegare un tubo di gomma per l’irrigazione, od organizzatevi col più ecologico metodo di riciclo dell’acqua piovana. In quest’ultimo caso, potete convogliare l’acqua delle grondaie in una cisterna alla base della discesa del tetto. Un’altra possibilità è quella di dotarsi di due-tre bidoni di plastica della capacità di 100 litri l’uno, che riempirete una o due volte la settimana con un tubo di irrigazione, collegato a un rubinetto di casa. Ricordate sempre di innaffiare l’orto la mattina presto o in prossimità del tramonto, mai in pieno giorno. Per quanto riguarda le quantità, fate presente che un orto di 50 mq necessita di un massimo di 50 litri d’acqua al giorno. In generale, poi, gli ortaggi da foglia abbisognano di maggiori quantità di acqua rispetto a quelli a crescita lenta.
8) L’angolo più nascosto del vostro appezzamento dedicatelo alla compostiera, un contenitore in plastica o legno ove getterete tutti gli scarti erbacei e organici del vostro orto, che dopo un processo di fermentazione si trasformeranno in sostanze fertilizzanti naturali, utilissime per la concimazione del vostro terreno. Eviterete così il conferimento in discarica o all’inceneritore di tali rifiuti (riducendo quindi i costi di smaltimento e il dispendio energetico), e potrete al contempo risparmiare sull’acquisto dei concimi.
9) Passiamo ora alle strutture accessorie. Ricordate che alcuni ortaggi (ad esempio fagioli e cetrioli) hanno fusti troppo deboli e devono quindi esser sorretti. Ricorrete a delle semplici intelaiature dove queste piante possano arrampicarsi o esser fissate. Per sostenere le piante potete utilizzare canne di bambù o rami della potatura ben infissi nel terreno, oppure delle corde e reti sorrette da tutori. Per proteggere le colture dal “generale inverno” e allungare la produzione, potete invece montare dei tunnel appositi, costituiti da strutture in acciaio plastificato e coperture trasparenti. Infine, organizzate una zona di servizio per tutte le attrezzature e i materiali da lavoro.
Vanga, zappa, piccone, rastrello, forca, carriola ed eventuale tubo di gomma per l’irrigazione saranno gli attrezzi indispensabili per le vostre attività nell’orto, che consisteranno in alcune operazioni colturali periodiche di preparazione del terreno, quali la vangatura, la fresatura, la sarchiatura e la rincalzatura.
109 Per capire la destinazione d’uso del terreno, risulta utile valutare il suo pH (che definisce il grado di acidità o basicità), mediante l’utilizzo delle cartine al tornasole. Generalmente, le colture orticole prediligono i terreni debolmente acidi (pH < 6), più ricchi di sostanze nutritive e humus.
10) Per correggere il pH si può intervenire con delle sostanze naturali, gli ammendanti. Un terreno troppo acido necessita dell’aggiunta di cenere di legna o calce agricola in polvere o rocce frantumate (ad es. lapillo vulcanico). Al contrario, un terreno calcareo eccessivamente basico (pH ˃ 7,5) può esser migliorato con torba acida, terriccio di foglie, letame vecchio o compost. In generale, l’apporto di materia organica al terreno ha soli effetti positivi, perché aumenta la fertilità e porosità del terreno, facilitando anche l’attività benefica dei microrganismi e della piccola fauna terricola.
11) In merito alla tessitura, ricordate che se il terreno è ricco di argilla e quindi pesante, molto duro e compatto, conviene aggiungervi della sabbia, per ammorbidirlo e renderlo più drenante, oppure degli ammendanti materiali organici, quali paglia, compost semi-maturo o torba fibrosa. Se il terreno invece è leggero, sciolto e sabbioso, si rischiano stress idrici ed è quindi lecito intervenire con dei composti organici da giardino.
12) Passiamo ora alla fertilizzazione, che serve ad aumentare la dotazione nel terreno di tutti quegli elementi nutritivi utili al fabbisogno delle piante. Potete ricorrere ai concimi organici e a quelli minerali. I primi, di origine animale e vegetale, sono costituiti dalle deiezioni compostate e dagli scarti animali torrefatti ed essiccati. I secondi sono invece derivati da rocce e inerti e apportano le sostanze minerali indispensabili per le colture orticole, quali: l’azoto (N), fondamentale per le foglie e la crescita vegetativa; il fosforo (P), che dà vigore e aiuta la formazione di gemme e l’indurimento dei tessuti legnosi, e infine il potassio (K), che conferisce la massima resistenza agli agenti esterni (freddo, parassiti ecc.) e stimola la fioritura e la produzione di frutti.
Vi sono poi anche i concimi minerali di sintesi, realizzati in laboratorio dall’industria chimica, più inquinanti e nocivi. Se volete farvi paladini dell’agricoltura sostenibile, rifiutate il loro utilizzo e ricorrete solo a quelli organici e minerali, che in tutte le confezioni in commercio riportano le sigle N-P-K con delle cifre a seguito di ogni lettera, per indicare rispettivamente le parti di azoto, fosforo e potassio. Un buon rapporto è N-P-K 6:5:13.
A questo punto il terreno è pronto ad accogliere le colture da voi preferite…che presto potrete apprezzare sulle vostre tavole!
Marco Grilli