Quanti propositi di cambiamento e di nuovo inizio hai fatto per quest’anno? E quanti ne avevi fatti l’anno scorso, e l’anno ancora prima?
Quanti di questi propositi di “nuovo inizio” sono andati a buon fine?
Il fatto è che ciascuno di noi non può che essere se stesso. Conoscere noi stessi, esprimere noi stessi, stare in compagnia di noi stessi è una cosa assai difficile. Per questo, il più delle volte, quando cerchiamo un nuovo inizio lo facciamo aspirando ad essere qualcun altro, qualcuno che non siamo e non corrisponde alla nostra vera natura.
Questo fa sì che i propositi di cambiamento e di nuovo inizio il più delle volte, durante l’anno, naufraghino.
Noi possiamo già immaginare l’albero che crescerà osservando il seme che stiamo piantando nel terreno. Come ogni albero è contenuto nel proprio seme, così è ogni individuo. Ma mentre il seme dell’albero è facile da individuare, ha una forma, un colore, un aspetto preciso, il seme umano è assai complesso da comprendere.
Il mio maestro di yoga sciamanico, l’uomo che mi ha iniziata al grande cammino dello yoga sciamanico, Michael Williams, mi ha detto che esiste una domanda fondamentale per comprendere il nostro seme, questa domanda è: “cosa mi rende felice?”. È questo che dobbiamo chiederci per “vedere” il nostro seme e capire chi siamo.
Ma come faccio a sapere se una cosa mi rende felice se io non ho mai fatto quella cosa?
Allora il proposito per il nuovo anno dovrebbe essere un impegno a sperimentare qualcosa che non hai mai fatto prima. Provare non vuol dire riuscire. So che proverò e so che riuscirò se quella cosa è veramente per me, perché mi renderà felice. Ma se quella cosa che adesso voglio fare si rivelerà non in armonia con ciò che sono, con la mia natura, allora dovrò avere il coraggio di lasciarla andare, senza ritenere questo un fallimento. Se fin dall’inizio non mi sono messo in testa di riuscire, ma solo di provare, allora non può esserci fallimento.
Vedere il nuovo inizio come una sperimentazione, piuttosto che come un proposito, può essere molto utile anche come pratica spirituale, di crescita interiore, capace di portarci a una migliore conoscenza di noi stessi.
Evolvere è un movimento che ci porta verso l’interno, strato dopo strato a scoprire noi stessi.
La sperimentazione richiede la capacità di uscire dalla zona di comfort che ci siamo costruiti.
Intraprendere nuove strade e scoprire che se non ce la si fa a portarle avanti non è sbagliato; non intraprendere nuove strade, questo è sempre, invece, un grande peccato.
Con l’anno nuovo devi cambiare sempre qualcosa, iniziare a mangiare qualcosa che non hai mai mangiato prima, vestire un colore che non hai mai avuto nel tuo guardaroba, frequentare un ambiente nuovo, cimentarti in una nuova attività. Poi chiediti: “mi rende felice?”. Scoprirai che ci sono cose che ti rendono felice che nemmeno sospettavi e che ce ne sono altre che, invece, malgrado tu le abbia sempre volute fare, non sono proprio per te, non aggiungono nulla alla tua felicità.
Ma che cosa è la felicità? Stare bene nel proprio corpo, innanzitutto, fare le cose che ci danno soddisfazione, lavorare per un ideale dell’anima e non per contribuire a realizzare il sogno di qualcun altro. Ciò che più di ogni altra cosa ci rende felici è l’amore. L’amore attiva tutti i nostri poteri. Se fai qualcosa che ami agisci con tutto te stesso, sei nell’esperienza ottimale, sei nel flusso. Essere nel flusso significa lasciarsi catturare dalla passione per ciò che si sta facendo ed essere assolutamente concentrati in ciò che si fa, senza distrazioni, senza esitazioni, noie, ripensamenti, superando ogni ostacolo con uno
slancio del cuore. Se ami il tuo corpo sei felice perché stai bene nei tuoi panni, dai al tuo corpo il giusto nutrimento, il giusto movimento, il giusto sonno, i giusti ritmi.
Se ami veramente, allora sei amato; il vero amore richiama l’amore.
Allora l’augurio migliore che possiamo fare per il nuovo anno è che ci sia più amore nella nostra vita.
La bellezza di un nuovo inizio non risiede solo nell’entusiasmo che porta con sé, ma anche nella possibilità di riscrivere il proprio percorso. Questo non significa necessariamente stravolgere la propria vita, ma piuttosto fare piccole nuove esperienze che possano farci sperimentare un nuovo benessere, nuove relazioni, un nuovo modo di affrontare le difficoltà.
Un nuovo inizio, quindi, non riguarda solo un cambio di calendario, ma l’opportunità di ripartire con energia, consapevolezza e visione rinnovata. Questo può essere ostacolato dalla cosiddetta “compulsione a ripetere”. Si tratta di una tendenza ben conosciuta in psicologia. Ciascuno di noi ripete sempre determinate situazioni irrisolte, perché la sfida che la situazione porta con sé è tale da poter permetterci di sciogliere le nostre paure, le nostre resistenze all’amore e crescere.
Dunque, fino a che una determinata situazione ci permette di confrontarci con le nostre paure e le nostre resistenze, anche se è dolorosa, noi la ripetiamo sempre.
Per sciogliere questi “nodi” che si trovano sul nostro cammino dobbiamo essere consapevoli della loro presenza.
Se non siamo consapevoli di ciò che si ripete, siamo costretti a ripeterlo inconsciamente, automaticamente. La consapevolezza ci dona la libertà.
Perciò un “nuovo inizio” è una presa di consapevolezza profonda dei nodi che ci legano a schemi ripetitivi.
Dopo che questa consapevolezza si è prodotta allora possiamo provare soluzioni nuove, che possono arrivarci all’improvviso, mentre siamo impegnati a sperimentarci in una piccola attività nuova che può aprirci un nuovo modo di agire e di essere.
Perciò, con l’anno nuovo, prendiamo un profondo respiro, accettiamo di vedere cosa in noi si ripete e risolviamolo semplicemente prendendone consapevolezza e poi sperimentiamo qualcosa di nuovo, anche piccolo, ma che sia qualcosa che non abbiamo mai fatto prima.
Articolo di Selene Calloni Williams
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