Il favoloso mondo di Amélie è un capolavoro generazionale che incanta per la sua musica, la sua poesia e delicatezza. Se la storia della giovane parigina col caschetto nero emoziona, seduce, ed è diventato un film cult, esso contiene alcuni significati simbolici ben nascosti nella trama della pellicola che aggiungono una comprensione nuova alla narrazione.
Trama e ambientazione del film Il meraviglioso mondo di Amélie
Il favoloso mondo di Amélie è una commedia romantica del 2001 scritta e diretta da Jean-Pierre Jeunet che vede come protagonista la talentuosa Audrey Tatou nei panni di una giovane un po’ fuori dal mondo. In parte ispirato ad un avvenimento reale della vita dello scrittore francese Michel Folco, le vicende di Amélie ci accompagnano, assieme alla musica evocativa di Yann Tiersen, in un viaggio poetico.
Amélie Poulain è una ventenne che lavora in un bar di Montmartre: il Café des 2 Moulins. Figlia di una coppia fortemente nevrotica, Amélie cresce rifugiandosi in un mondo immaginario. La sua ricca fantasia l’aiuterà ad affrontare gli avvenimento difficili della sua vita: la morte tragica di sua madre, la depressione di suo padre, i fallimenti amorosi, la solitudine.
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Timida e riservata, Amélie trascorre le sue giornate assaporando i piccoli piaceri della vita come tuffare le dita in un sacchetti di legumi o spezzare la crosta della crème brûlée col cucchiaino, ma la sua serena routine cambia il 30 agosto del 1997 grazie all’effetto farfalla. Quella sera Amélie trova per caso dietro una piastrella staccata del suo bagno una scatola di latta con all’interno i tesori dimenticati di un bambino. Decide di riportare questa scatola di ricordi al suo legittimo proprietario, un certo Dominique Bretodeau, aiutata dal suo misterioso vicino di casa soprannominato “l’uomo di vetro” per la malattia ossea di cui è afflitto.
Il ritrovamento di quella scatola dimenticata porta Dominique ad una rivelazione che cambierà la sua vita e gli permetterà di uscire da una situazione nella quale era congelato da anni. Da quel momento, Amélie comprende che i piccoli gesti di gentilezza possono cambiare la vita degli altri e decide di dare una mano al destino.
Simboli e significati nascosti nel film
Come anticipato dal titolo del film, siamo nel regno della favola, lì dove i più piccoli indizi rivestono un significato importante per la comprensione della storia.
Partiamo da alcuni nomi scelti sapientemente. La madre autoritaria di Amélie si chiama Amandine Fouet (“frusta”) e indica il modo in cui è cresciuta la bambina, mentre il suo padre, che avrebbe tanto voluto fare il giro del mondo, si chiama Poulain (“puledro” in francese). Il cavallo nel film appare diverse volte, come soprammobile e soprattutto nelle riprese del Tour de France, saltando dal recinto nel quale era rinchiuso. Il quadrupede non si limita quindi a richiamare il cognome di lei ma simboleggia anche il desiderio, la libertà, la sua parte istintiva.
Se il cavallo/puledro rappresenta una parte nascosta della personalità di Amélie, possiamo apprezzare la presenza del gatto che ne completa il quadro simboleggiando invece l’ingegnosità, la riflessione, la solitudine.
Infatti, il felino compare ronfando sul mobile della Portinaia Madeleine quando Amélie vi prende in prestito le lettere del defunto marito, o ancora in primo piano quando culmina il suo piano per vendicarsi di Colignon; il gatto appare in molti momenti clou, in un curioso gioco di proiezioni.
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Visto che parliamo di proiezioni come non parlare del gnomo da giardino del signor Poulain? Il padre di Amélie riesuma dal passato (e dal capanno) un nano da giardino malconcio che la sua amata defunta odiava. La statuetta rappresenta ciò al quale l’uomo ha dovuto rinunciare per amore di sua moglie. Amélie, vedendo suo padre rintanarsi, cerca di aiutarlo ad evadere dalla prigione che esso stesso si è costruito con uno stratagemma magnifico: facendogli recapitare fotografie della statuetta nei luoghi più belli del mondo, facendogli compiere quindi il sogno mai realizzato di suo padre. L’uomo si convincerà finalmente ad uscire dal suo recinto per coronare il suo sogno di viaggiare per il mondo.
Il vicino pittore meglio conosciuto come l’uomo di vetro, Raymond Dufayel, porta un nome che deriva dall’antico tedesco e significa “perspicace, di buon consiglio”. Mentre aiuta Amélie a fare il punto della situazione, lei cerca di cambiare la visione del mondo dell’uomo rinchiuso in casa sua da 20 anni per evitare di ferirsi gravemente. Il suo televisore mostra soltanto un orologio: il tempo che passa inesorabilmente. Lei gli proporrà una narrazione diversa, sotto forma di videocassette per aiutarlo ad aprirsi al mondo.
Il riferimento al mulino è anch’esso un simbolo ricorrente nell’opera, sia fisico che figurato. Il mulino è sempre stato tenuto in disparte rispetto al resto del mondo, un po’ come la protagonista. Molti ci vedono un simbolo di ostacoli e problemi, com’è il caso dei clienti del cafè des 2 moulins che ne hanno molti, mentre altri vi riconoscono un simbolo di trasformazione, un luogo liminale dove opera la trasformazione del grano che diventerà pane.
Al mulino si riferisce anche il cognome di Nino Quincampoix che deriva dal francese antico “cui qu’en poist”, secondo Albert Dauzal, linguista francese, era l’urlo del mugnaio che invitava la gente a far pesare e macinare il grano (Fonte). Nino, l’uomo delle cabine per fototessere, ricompone le fotografie stracciate degli sconosciuti e le custodisce con cura in un tentativo di ricomporre la sua propria identità ma indica anche quella ventata d’aria (El Niño) che scuote i pensieri di Amélie e la porterà, finalmente, a risolvere i suoi propri problemi.
Il ruolo della felicità e della gentilezza nella vita di Amélie
Amélie prende coscienza che la gentilezza ha davvero il potere di cambiare la vita degli altri. A volte basta poco: una parola gentile, un po’ di creatività, un’attenzione particolare alle piccole cose della vita per riportare nella quotidianità l’armonia perduta mentre la felicità trovata nei piaceri semplici è una scelta rinnovata ogni giorno che la protagonista tiene nel fondo della sua tasca.
Il piacere e la bellezza sono messi in evidenza anche per un fatto culturale: Montmartre fu la “capitale” degli artisti della Belle Epoque che vi cercavano quella luce e l’ispirazione che solo la Ville Lumière poteva offrire, contribuendo a creare l’alone di nostalgia che caratterizza il capolavoro francese.
Perché il film continua a ispirare il pubblico
Accompagnato da un’evocativa colonna sonora, il favoloso mondo di Amélie ci riporta ad un tempo d’innocenza e semplicità, nutrendo quella parte di noi che si è arresa alle vicissitudini del mondo, alle ferite del cuore.
Assieme alla voce del narratore, compiamo “il viaggio dell’eroe” assieme ad Amélie, un percorso verso la trasformazione personale, dandoci il permesso di sognare, di fantasticare assieme a lei, di avere paura della realtà anche, riappropriandoci il terreno della nostra ricca e colorata vita interiore, ed andare oltre le nostre fragilità senza rinnegarle o giudicarle.
Come Amélie rappresenta una visione poetica della vita quotidiana
Amélie ci mostra la via della felicità imperfetta e semplice, fatta di piccoli gesti e buone azioni che regalano un sorriso, una speranza, una visione diversa che permette di superare una barriera che sospende l’impulso a godere pienamente della vita.
È nei piccoli dettagli a volte che si trova la gioia di vivere e la magia delicata che costella la pellicola ci culla, ci fa sentire in un posto sicuro dove possiamo riconoscere le nostre piccole stramberie che aggiungono colore al nostro quotidiano.
Il piccolo mondo di Amélie è consolatorio come il vecchio scialle della donna che ci abbraccia nelle fredde sere d’autunno, ci rassicura sulla possibilità che ognuno ha di poter superare le barriere invisibili creatosi dalle vicissitudini della vita. La ricerca della felicità non è una chimera, ma un atto di coraggio, è una risposta sempre aperta alla domanda “Cosa ti piace nella vita?”.
Fonti e approfondimenti:
• «Le Point: “Amélie Poulain” fait écho à toutes les peurs d’aujourd’hui »
• Il favoloso mondo di Amélie, Francia (2001) - Sogg. e scenegg.: Guillaume Laurent, Jean-Pierre Jeunet - Fotogr.: Bruno Delbonnel - Mus.: Yann Tiersen - Montagg.: Hervé Schneid - Dur.: 120' - Produz.: UGC International con Victoires Productions, Tapioca Films, France 3 Cinema.
• Il Disturbo Evitante di Personalità e il difficile percorso di riscoperta dell’altro nel film “Il favoloso mondo di Amélie”