Non esiste un’età perfetta, un momento biografico senza ostacoli o prove da superare. Esiste però un periodo della nostra vita considerato una sorta di “età dell’oro”: sono i 50 anni!
“Solo in seguito, all’epoca d’oro dei cinquant’anni, epoca forte calunniata dai poeti e dall’anagrafe, solo in seguito sai quanta ricchezza c’è nelle oasi serene dell’essere con se stessi, soli. Ma questo viene dopo.“
Goliarda Sapienza
Intorno a quest’età avviene un cambiamento fisico, mentale ed emozionale molto potente. Se questo cambiamento viene vissuto con consapevolezza e con uno sguardo costruttivo e non distruttivo o eccessivamente nostalgico del tempo passato, allora si può cogliere l’incredibile meraviglia di quest’età, meraviglia che in realtà si può afferrare in ogni momento di passaggio della vita, se si hanno occhi e cuore capaci di riconoscerne la bellezza.
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Perché i 50 anni sono considerati l’età dell’oro
Fino ai 50 anni è tutto un costruire, un preparare il terreno interiore, un seminare intenti e progetti, un crescere figli, idee, lavori. Poi si raggiungono i 50 anni di vita e si hanno ancora tante forze fisiche e mentali per potersi gustare i frutti di ciò che si è seminato. Si chiude il ciclo della costruzione e se ne apre un altro: quello della condivisione, intesa come momento per condividere con gli altri le proprie potenzialità ormai fiorite e fruttificate. A quest’età, infatti, si sente spesso il desiderio di entrare in politica, di impegnarsi socialmente, di dedicare parte del proprio tempo agli altri, di tuffarsi in progetti lavorativi educativi.
Quando si giunge a compiere 50 anni i figli solitamente sono grandi, non richiedono una cura continua come in passato e le energie possono essere riversate in progetti lavorativi, in viaggi, in momenti di svago o in passioni che prima non riuscivano a trovare realizzazione. C’è chi decide proprio a quest’età di acquistare un camper che prima non poteva permettersi o che comunque non riusciva ad utilizzare per la mancanza di tempo, chi ancora si iscrive ad un corso di cucina per il semplice piacere di imparare ricette nuove, chi trova il coraggio di separarsi dalla moglie o dal marito. Questa è l’età delle decisioni rimandate da troppo tempo.
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Il lavoro è solitamente ben avviato e questo è il momento per richiedere un cambio di ruolo o anche di mutare completamente la posizione lavorativa, sentendosi più liberi, a quest’età, di poter scegliere un lavoro che più ci appartiene, che magari ci ha aspettato per tanto tempo, che ha richiesto formazione o un livello di maturità più avanzato rispetto al passato.
Dal punto di vista fisico ci ritroviamo con un corpo maturo, ancora in forze, ma in trasformazione e a volte con meno energie del passato: ciò sta a significare che siamo chiamati a cambiare ritmo di vita poiché anche il ritmo dei nostri polmoni e del nostro cuore intorno ai 50 anni muta. Sempre a quest’età la donna entra nella fase della menopausa: il corpo e tutte le sue manifestazioni ci invitano a voltare pagina, non per rimpiangere ciò che è stato, ma per prepararci con entusiasmo a ciò che sarà. Tutto accade per permetterci di entrare in una nuova fase della vita, sicuramente non meno interessante e ricca delle precedenti, ma diversa, più matura, con significati nuovi da scoprire e da vivere.
“È un grosso errore supporre che il significato della vita si esaurisca con la giovinezza e con la fase di espansione, che una donna per esempio sia “finita” quando sopraggiunge la menopausa. Il meriggio della vita umana è ricco di significati quanto il mattino; ma sono significati e prospettive completamente diversi. L’ uomo ha un duplice scopo: il primo è lo scopo naturale, la procreazione e i vari compiti di protezione della prole, che implicano il procacciarsi un guadagno e la posizione sociale. Quando questo scopo è stato raggiunto comincia un’altra fase: lo scopo culturale. Per raggiungere la prima meta intervengono la natura e l’educazione, che sono invece di scarso o nessun aiuto per attuare il secondo.
Eppure predomina spesso un’ambizione sbagliata, secondo la quale i vecchi dovrebbero essere come i giovani, o perlomeno cercare di imitarli, anche se sono intimamente persuasi della vanità della cosa. Per molte persone il passaggio dalla fase naturale alla fase culturale è quindi estremamente difficile e amaro. Si aggrappano all’illusione della giovinezza o ai figli, nel tentativo di salvare ancora un brandello di gioventù. È un atteggiamento rintracciabile specialmente nelle madri, che vedono esclusivamente nei figli il senso della loro vita e credono di precipitare nel nulla più totale quando devono rinunciare ai figli. Non c’è quindi da stupire se molte difficili nevrosi subentrano proprio all’inizio dell’età matura. È una specie di seconda pubertà, un secondo periodo di Sturm und Drang, spesso accompagnato da tutte le tempeste della passione (l’“età pericolosa”). Ma i problemi che affiorano in questa fase della vita non possono più essere risolti in base alle vecchie ricette: sull’orologio della vita non possiamo spostare indietro le lancette. Ciò che il giovane ha trovato e doveva trovare al di fuori, l’uomo maturo lo deve trovare dentro di sé.”
Carl Gustav Jung, “Psicologia dell’inconscio”
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50 anni: la metà della vita
I 50 anni sono da sempre considerati l’età di mezzo dell’esistenza. E’ una cifra tonda, piena, un punto di svolta che ci proietta verso un’età più matura, il giro di boa necessario da compiere per incamminarci idealmente per altri 50 anni verso l’età perfetta e per lo più desiderata per lasciare questa vita terrena, i 100.
E così compiuti i 50 possiamo dirigere il nostro sguardo verso due direzioni uguali dal punto di vista temporale: possiamo guardare ai 50 anni appena trascorsi, a tutto ciò che abbiamo vissuto e imparato, e poi con questa consapevolezza possiamo guardare ai prossimi 50 anni. E’ come un rinascere a una seconda vita con un bagaglio interiore già ricco di una miriade di esperienze.
Pensiamo per esempio al nostro modo di fare l’amore a 50 anni, alla nostra capacità di comprendere gli altri solo con uno sguardo, al nostro modo di pensare, di mangiare, di essere. Quanto immenso esercizio esperienziale per giungere a divenire ciò che siamo oggi. Solo che non ci rendiamo conto della strada fatta e invece di ammirarla e celebrarla perdiamo tempo ed energie a voler ritornare a tutti i costi al punto di partenza, per essere di nuovo giovani. Ma così facendo ci perdiamo tutta la splendida ricchezza dell’età matura.
A quest’età si può essere saggi, divenire i veri artefici della propria vita, decidere di abbandonare pesi inutili, concentrarsi sull’essenzialità della vita e sui suoi insegnamenti, trasformarsi in valorosi guerrieri dell’anima.
“Un guerriero deve focalizzare l’attenzione sul legame che esiste fra sé e la propria morte. Senza rimorso, tristezza, né preoccupazione, deve concentrarsi sulla mancanza di tempo e agire di conseguenza. Deve fare sì che ogni sua azione sia la sua ultima battaglia sulla terra. Solo così quelle azioni avranno il potere che compete loro. In caso contrario saranno, per l’intera durata della sua vita, le azioni di uno sciocco.”
Carlos Castaneda, “La ruota del tempo”
Tutto ciò è possibile grazie ad un corpo che muta e che ci invita a seguire i suoi ritmi, grazie a ciò che abbiamo vissuto e che non può ritornare, grazie alle esperienze di dolore, di perdita, di gioia e di trasformazione che ci hanno preso amorevolmente per mano e condotto a questa soglia di vita incredibile e sacra.
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Bibliografia:
- Crisi Biografiche – Occasioni di Vita — Libro di Bernard Lievegoed
- Il Lavoro Biografico (AA.VV. Editrice Novalis)
- Prendere in mano la propria vita (Gudrun Burkhard – editrice Novalis)
- http://www.ricerchedivita.it/_downloads/852-Italiano-l-uomo-e-il-suo-destino.pdf