Per conoscere quali benefici derivati dalla meditazione risentano mente e corpo parliamo con una vecchia conoscenza di Eticamente, Ludovica Gianfilippi, che in molte delle attività che svolge nella sua ricerca per esaminare l’anima si serve della meditazione, perché a lei molte persone si rivolgono per comprendere cosa significhi meditare, e Gianfilippi spiega essere una “pratica di ascolto di sé”.
“Spesso le persone– continua Gianfilippi – mi dicono che non sanno cosa vuol dire meditare e non sanno come fare, si sentono disorientate, immaginano posizioni scomode o tempi lunghi.
Per me importante non è tanto come si fa a fare meditazione ma coglierne il senso profondo, riconoscendola come momento sacro in cui l’anima si predispone ad aprire le porte del suo ricco e molteplice regno, come strumento per compiere il proprio cammino spirituale”.
Soprattutto, non mentire a te stesso. Colui che mente a se stesso, e dà ascolto alla sua propria menzogna arriva al punto che non riesce a distinguere la verità né in sé né intorno a sé, e quindi finisce per non stimare né se stesso né gli altri. E senza rispetto, cessa di amare.
(Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov).
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Tutti possono imparare a meditare
Malgrado molte persone si sentano disorientate all’idea di meditare, Gianfilippi spiega che: “ognuno di noi può imparare a meditare perché è un’attitudine naturale.
La ricerca del silenzio, il lasciar andare i pensieri, l’ascolto del proprio corpo e delle proprie emozioni, la contemplazione senza giudizio sono parte della natura umana. Meditare significa semplicemente focalizzare l’attenzione su di sé. Significa muoversi in modo garbato nella propria casa invisibile.È assenza di sforzo nel lasciarsi andare senza alcun timore.
Ho imparato che non è importante quale metodo si utilizza, importante è che sia efficace per me.
Ognuno può trovare la modalità che più si addice alla propria unicità. Sì, siamo unici e quindi non tutto va bene a tutti. Ognuno di noi ha bisogno di trovare la propria modalità, quella che più gli risuona e lo fa stare bene. Ciò che fa davvero la differenza è il modo in cui ciascuno si approccia alla pratica e questo vale anche e soprattutto nella vita, nel rapportarsi agli eventi, alle relazioni, alle emozioni, al pensiero”.
Come definire la meditazione? Come la saggezza alla ricerca della saggezza.
(Shunryu Suzuki)
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Ed ecco perché Ludovica Gianfilippi, che con la sua professione cerca e studia le anime, pratica la meditazione “come strumento per compiere il proprio cammino spirituale”:
“Noi siamo fatti – spiega Gianfilippi – di energia, di vibrazioni, quelle più pesanti si manifestano con il corpo, quelle sottili appartengono alla nostra parte invisibile. Anima e corpo, invisibile e visibile, si integrano, si compenetrano, formano un tutt’uno, ci appartengono entrambe profondamente definendo la nostra unicità.
Mi piace pensare all’essere umano come a un tessuto disegnato, colorato che esiste e si manifesta proprio perché è composto da trama e ordito, visibile e invisibile, non potrebbe esistere senza uno dei due componenti.
La nostra parte invisibile quindi usa il corpo per farsi sentire e lo fa nel silenzio.
Se stai nel silenzio lasciando che il continuo chiacchierare della mente si acquieti allora riesci a sentire le risposte che l’anima ti dona.
Far parlare l’anima significa donare a te stesso quell’ascolto puro che comprende anche il dolore, la rabbia, la frustrazione, l’inconcludenza, i limiti che ti senti addosso.
È proprio nel silenzio che si materializza tutto ciò che sei nel presente.
Puoi ascoltare come sta il corpo, permettere alle tue emozioni di emergere, ascoltare qualche pensiero che non vuole ancora farsi da parte, sentire le tue mancanze e accettare così cosa si muove in te in quel preciso momento.
A poco a poco possono arrivare intuizioni, ricordi, oppure immagini inaspettate, o colori o quant’altro o anche nulla in quel silenzio che la tua anima ti regala perché hai manifestato l’intento di ascoltarla”.
La meditazione è uno stato semplice. Ma stare nella semplicità non è cosa facile: temiamo la solitudine; addirittura i pensieri sono rumorosi – ce ne accorgiamo tacendo. Occorre allora cercare lo spazio tra un pensiero e l’altro, con disciplina
(Franco Battiato)
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Come entrare in uno stato meditativo
Gianfilippi spiega come entrare in stato meditativo: “Quando contatto la mia parte invisibile so che sono in un momento sacro e come tale degno di rispetto quindi dedico sempre qualche minuto alla meditazione come preparazione e predisposizione all’ascolto. Inizio sempre un incontro con un breve momento di meditazione e di visualizzazione proprio per liberare quella forza creativa che abbiamo dentro e che ci permette di lasciarci andare a esprimere la nostra unicità e per ritrovare equilibrio e centratura.
È fare un breve rito che richiama il senso del Sacro nello spazio nel quale poi si lavora cosicché l’Anima si predisponga ad aprire le porte del suo regno fatto di luci e ombre.
La chiave sta tutta nell’intenzione. È l’intento di lasciare che il quotidiano con le sue dinamiche dia lo spazio, per un breve lasso di tempo, alla nostra parte creativa che è pura intuizione, consapevoli che successivamente riprenderemo il contatto con la nostra parte razionale.
È permettere a noi stessi di guardarci come siamo, prendendo spunto dal respiro che ci ricorda che inalare è vivere esalare è morire, con la disponibilità ad andare a vedere in noi qualità e limiti per accettarli come parte essenziale di noi, con la consapevolezza che siamo in continua trasformazione”.
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Le scuole di meditazione
Ci sono diverse scuole di meditazione perché questa pratica di ascolto di sé ha radici molto antiche.
Lo studio sul cosiddetto Sé è lungo e vario, perché ogni scuola ha una sua regola. Diciamo che è un po’ come imparare a suonare il pianoforte: solo che la scuola preparatoria di pianoforte e gli esercizi adatti sono più noti di quelli necessari per lo studio del proprio corpo.
(Franco Battiato)
Gianfilippi spiega questa molteplicità affermando: “I vari tipi di meditazione rispecchiano le culture in cui hanno avuto origine.
Alcune si basano sulla staticità o sul movimento, altre si concentrano su un oggetto o un colore, oppure sulla recitazione di un mantra, ossia di una o più parole ripetute, altre implicano un movimento, in alcuni casi sono accompagnate da emissione di suoni o da gesti delle mani che hanno valore simbolico e richiamano determinate energie. Focalizzare l’attenzione al respiro è pratica diffusa, si può meditare anche lasciando che emergano immagini stimolate da una voce narrante”.
Tutti gli effetti benefici delle meditazioni si ripercuotono su corpo e anima perché come ha già detto Gianfilippi: “Non possiamo pensarci separati; visibile e invisibile si compenetrano quindi quando l’anima è libera di esprimere la propria autenticità, perché viene ascoltata, allora anche il corpo ne beneficia”.
Gianfilippi si è avvicinata alle meditazioni degli sciamani hawaiani, che conduce e così descrive: “La tradizione hawaiana è uno stile di vita, un modo di essere che accompagna il quotidiano. È un vivere la vita comprendendo che nel ri-conoscere se stessi si ritrova l’originaria armonia.
La cultura hawaiana è molto antica e la saggezza di quel popolo si fonda sull’esperienza diretta e pienamente vissuta, per cui la verità non è oggettiva e assoluta, ma relativa in quanto dipende da chi la osserva. Per la filosofia hawaiana “l’ efficacia è la misura della verità”, il singolo nel fare esperienza e nel fare pratica diviene pienamente responsabile della propria realtà”.
L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, e di quelle che non sono per ciò che non sono.
(Protagora)
“Ecco allora che la meditazione diviene strumento di indagine e nello stesso tempo di cura.
Per questa cultura può essere considerata meditazione qualsiasi azione che ci permette di sentire e riconnetterci a noi e all’ambiente circostante, nel farlo compiamo un atto d’amore verso noi stessi.
Utilizzo alcune brevi meditazioni hawaiane che inducono alla visualizzazione perché le riconosco utili nel liberare la potenzialità creativa e perché invitano a un atteggiamento d’amore e di gioia inducendo a guardare la vita e il mondo da altri punti di vista.
Gianfilippi guida meditazioni anche per visualizzare i Compagni nel SoulCollage® (metodo visivo verbale con cui ognuno crea un personale mazzo di carte espressione della propria interiorità – che già ci ha insegnato). In questa pratica, per contattare la propria energia vitale in tutte le sue sfumature si fa una meditazione in cui si incontra un animale portatore di doni, che si visualizza con incredibile evidenza: “La capacità di vedere con chiarezza ciò che avviene dietro le palpebre chiuse è personale, comunque viene facilitata dall’intento di lasciare che ogni cosa sia, semplicemente avvenga accogliendola, di permettere all’intuizione di esprimersi senza limiti e senza giudizio”.
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I benefici del meditare
Quando meditiamo “Armonizziamo, uniamo, sintonizziamo il corpo, la mente, lo spirito”.
Meditazione e medicina hanno la stessa radice. Potremmo, dunque, dire che entrambe sono terapeutiche: entrambi i termini derivano dal verbo latino “mederi” che significa “curare”
E proprio per questa unione inscindibile gli effetti benefici del meditare coinvolgono corpo e anima, come afferma la conduttrice di meditazioni: ”Prendersi cura di sé non riguarda soltanto il corpo ma tutto il nostro essere nella sua completezza. Per rifarsi all’immagine del tessuto come simbolo del nostro essere fatti di corpo e di anima se si strappa una parte della tela si deve pensare a ricostruire sia la trama sia l’ordito.
Non siamo abituati a dare importanza e attenzione alla nostra parte invisibile come invece facciamo nei riguardi del corpo fisico.
Il nostro corpo invisibile è nascosto non inesistente.
Ascoltare la propria interiorità permette di recuperare quella libertà che ci fa ritrovare equilibrio anche nel corpo perché si lavora sul sistema nervoso parasimpatico che induce al riposo e al recupero.
Quando meditazione e medicina si incontrano per lavorare assieme si crea una vera magia”.
Non è una meditazione il viaggio interiore di Dante nella Divina Commedia per conoscere se stesso? Oppure quella suggestionata in Leopardi dal Sublime, quando nell’Infinito scrive:
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
(Giacomo Leopardi, L’infinito)
Con le meditazioni ci esercitiamo a prendere piena consapevolezza di noi stessi. Gianfilippi spiega come: “Con l’ascolto, permettendoci di non giudicare ciò che arriva alla nostra coscienza ma muovendoci con gentilezza tra i nostri pensieri e le nostre emozioni, qualsiasi siano. In realtà nulla va visto come buono o cattivo ma come funzionale alla comprensione di sé e alla possibilità di un cambiamento”.
Oltre a un viaggio di introspezione a conoscere noi stessi, con la meditazione trascendiamo i nostri sensi, come pare fare il poeta di Recanati. Quali diverse realtà potremmo raggiungere? Risponde Gianfilippi:
“La realtà energetica è frequenza, vibrazione e non conosce il tempo lineare ma solo quello circolare, non segue le leggi spazio-temporali della fisica per cui è possibile spaziare ovunque”.
Gli infiniti spazi di Leopardi rimandano alle meditazioni con le quali si può arrivare a contemplare le stelle da vicino.
Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell’universo.
(Salvador Dalí)
Durante le meditazioni scorre un imponente flusso di energia tanto che chi medita lo avverte. Potremmo dire che vibriamo con la nostra energia interiore; afferma Gianfilippi: “Se stiamo nell’ascolto dell’energia possiamo avvertirla in tutta la sua presenza.
Per aiutarci a riconoscerla e a definirla possiamo darle un colore, una forma, una consistenza, un sapore, un suono…. Cosicché integrando l’energia con i sensi che ci sono più familiari la comprendiamo meglio”.
Anche la musica che accompagna le meditazioni è energia da accogliere, la musica aiuta a meditare. Per cui è importante scegliere la musica adatta, secondo Gianfilippi: “Il suono è presente nell’universo sotto forma di energia e il nostro corpo essendo esso stesso energia è in grado di vibrare in modo differente quando entra in risonanza con suoni diversi.
La nostra percezione sonora non è solo uditiva, la risposta alla vibrazione sonora può essere fisica (risuona nelle ossa, negli organi interni), interiore (emozioni e pensieri), spirituale (qualità e talenti)”.
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Non già il suono organizzato bensì quello casuale è il vero sovrano del mondo. Anche i migliori dischi finiscono fatti girare sino al termine sul lettore per quanto ti trasportino in spazi irrinunciabili, lasciano prima o poi il posto al suono del mondo che ti sta attorno, che c’era prima e che ci sarà in seguito quando sarà esaurita anche la miglior musica? Abiteremo in silenzio costretti a darle un nome nuovo ogni volta. John Cage negli anni Cinquanta, si chiude in una camera anecoica, uscendone con la consapevolezza che il silenzio non esiste: tutto suona, non vi è angolo dell’universo mondo che non abbia una propria voce, anche i migliori concerti terminano e, seppure il protagonista sul palco eri tu, e per quanto tu abbia creduto alle tue azioni, al termine del suono organizzato prevale il suono casuale, mille milioni di volte più preponderante e duraturo stabilmente connaturato alla vita, dunque, il vero sovrano musicale del mondo.
(Giancarlo Onorato)
“Ogni individuo – prosegue Gianfilippi – ha in sé un’identità sonora che gli deriva dall’unione dalle esperienze che ha avuto fin dalla sua nascita, addirittura dal concepimento, e che rimangono in un archivio inconscio come “memorie non verbali”. Questa si integra con quell’identità sonora composta da archetipi universali, quali il battito cardiaco, l’alternanza del respiro, il flusso sanguigno, il ritmo del camminare…”
La nostra psiche è costruita
in armonia con la struttura dell’universo,
e ciò che accade nel macrocosmo
accade ugualmente negli infinitesimi
e più soggettivi recessi dell’anima
(Carl Gustav Jung)
Anche il suono è dentro di noi, sottolinea Gianfilippi: “Abbiamo il suono dentro quindi siamo in grado anche a livello inconscio di riconoscere la vibrazione sonora che più ci aiuta a raggiungere uno stato di equilibrio interiore, di armonia e di benessere.
È importante scegliere l’accompagnamento sonoro, la percezione del suono non è solo un fatto uditivo ma risuona in tutto il corpo creando risposte a livello fisico, emozionale, interiore e spirituale.
La musica e il suono aiutano a cambiare dimensione di coscienza permettendo l’ascolto di sé.
Utilizzo il tamburo sciamanico, suonato con 4 battiti al secondo, per riconnettermi alla terra ed entrare nel profondo di me, dove posso ritrovare memorie antiche e quel flusso vitale che permea tutto l’universo”.
“Con la campana tibetana – continua la conduttrice di meditazioni – è come se riuscissi a risalire al suono primordiale dove tutto deve ancora essere, con le sue vibrazioni si crea il vuoto dentro e nel vuoto c’è la pura possibilità.
Poi per me è rigenerante la musica suonata a 432 HZ: crea un sottofondo rilassante in cui tutto si acquieta, le emozioni si calmano e le vibrazioni lavorano a livello del sistema nervoso creando uno stato di benessere.
Anche la scelta di CD va fatta con cura, alcuni strumenti sono più adatti a evocare vibrazioni sonore che ci portano in dimensioni alte, per esempio il flauto, mentre la chitarra o il violino risuonano più a livello del cuore, dei sentimenti. La musica ritmica vibra molto nel corpo, nelle ossa e intensifica la presenza nella realtà. Il ritmo ripetuto ossessivamente con il tamburo sciamanico invece trasporta in altre dimensioni di coscienza e permette alla mente di abbandonarsi.
La musica melodica lenta e cullante suscita un rassicurante abbandono e induce al rilassamento.
I suoni della natura aiutano tanto: lo scorrere dell’acqua, l’uso del tamburo della pioggia favoriscono il rilassamento, il suono distanziato delle gocce d’acqua sgombera la mente; poi c’è il canto degli uccelli o il frinire delle cicale; il fruscio del vento tra le foglie… un poco alla volta si riesce a entrare in sintonia con il suono e a lasciarsi guidare dall’intuito che è un senso che l’anima usa per manifestarsi”.
Concludendo chiediamo a Gianfilippi se meditare è guardarci più da vicino e quando e dove farlo.
“L’energia va dove la nostra attenzione si dirige, meditare è prestare attenzione, è vibrare con l’onda energetica che abbiamo dentro.
Buddha diceva che il modo migliore per meditare è questo:
“ Quando stai mangiando mangia,
quando stai camminando cammina, quando stai respirando respira”.(Buddha)
Quindi quando meditiamo l’importante è esserci.
Concludendo, qualsiasi strada religiosa, filosofica, spirituale che abbia come scopo “ricordare chi
sono veramente” è benefica e funzionale alla crescita spirituale”.
C’è un dialogo che avviene dentro te
fai molta attenzione a ciò che il tuo mondo interiore
sta dicendo
(Rupi Kaur)