Stiamo osservando alla nascita di tante realtà educative che mettono al centro la natura e i suoi meravigliosi insegnamenti. Per i bambini della scuola dell’infanzia queste realtà vengono chiamate “asili nei boschi“: in questi approcci educativi sono i boschi stessi a fungere da aule.
Il primo asilo nel bosco in Italia è nato circa 15 anni fa nei pressi di Roma e da allora è divenuto un punto di riferimento per tutta la nostra penisola. In occasione del documentario su questo asilo appena uscito che potete trovare a questo link www.openddb.it/film/piccola-polis, abbiamo voluto intervistare un maestro di questa realtà, chiamata appunto “L’asilo nel bosco“, che ci ha raccontato come è nato il progetto, quali sono i principi fondamentali dell’approccio educativo e com’è organizzata una giornata tipo.
“Com’è nato il progetto?”
“Il progetto è nato da alcuni educatori che hanno avuto il coraggio di fare questo salto educativo, Giordana Ronci e Paolo Mai. Nel nord d’Europa, infatti, educare in natura è una modalità educativa che esiste da molto tempo, in Italia invece nessuno aveva ancora osato compiere questo passo. In questo progetto c’è stato il coraggio di osare, di seguire una convinzione maturata in tanti anni di esperienze: non solo teoria, quindi, ma anche tanta sperimentazione, tanta osservazione e riflessione su ciò che poteva nutrire al meglio il bambini. Sono gli occhi dei bambini che ci hanno portato a fare questo grande azzardo che però ha aperto la porta alla meraviglia, nel senso che non solo è stato un gran successo quello che si è costruito con i bambini, ma anche il percorso fatto con i genitori e le famiglie si è nutrito e arricchito di ciò che si stava realizzando. Poi raccontando quello che accadeva in questo piccolo luogo ai lati della città, in una città grande come Roma, in questo luogo così tanto ricco di storia e di natura, tante persone non solo a Roma e nel Lazio, ma in tutta Italia, si sono interessati al progetto. Come se avessimo stappato un qualcosa che per troppo tempo era rimasto contenuto e non poteva esprimersi. Tanti ci hanno chiesto di raccontare, di andare in giro per l’Italia, di sostenere altre esperienze e progetti che stavano nascendo. Così abbiamo inaugurato anche un lavoro molto prolifico di formazione, che anch’essa è cresciuta tanto negli anni. E così è nato tutto. Però L’asilo nel bosco è nato e rinato. Ricordo alcuni fondatori del progetto iniziale che poi si sono divisi e sono andati a lavorare per altri progetti. Nel frattempo sono arrivato io e abbiamo fondato l’associazione “L’asilo nel bosco” decidendo di coinvolgere non solo i maestri ma anche i genitori, per creare una comunità che si mette in gioco per educare insieme. L’asilo nel bosco è un’attività talmente dinamica e ricca che nasce e rinasce continuamente, cambia col mondo che cambia, si mette in gioco, si trasforma, passa dei momenti che possiamo definire difficili, ma li vede come una risorsa per costruire qualcosa di ancora più bello, una risorsa che ci può far crescere. L’asilo nel bosco oggi sta dentro una grande cornice che è quello della Pedagogia viva che parla a tutti di quanto è importante cambiare l’educazione per cambiare il mondo.”
“Quali sono i principi cardine dell’asilo nel bosco?”
“Noi riteniamo di aver sviluppato un approccio e non un metodo. Non quindi una metodologia rigida che si applica sempre e comunque, ma un approccio che si misura con i contesti diversi, nel qui e ora che è di volta in volta cangiante e diverso. Anche i principi non sono eterni ma mutabili, anche se sono principi profondi si mettono in gioco in tempi comunque lunghi. Detto questo i principi sono tanti ed è difficile sintetizzarli. Una delle colonne del nostro approccio educativo è quello dell’esplorazione da parte dei bambini, di muoversi, di fare esperienza, di misurarsi nei propri limiti e nelle proprie capacità di superarli e l’ambiente più favorevole a coltivare queste cose meravigliose è proprio la natura che ci offre un’immensa ricchezza: la possibilità di nutrire il nostro cuore e la nostra curiosità, ci fornisce un tesoro dal punto di vista sensoriale, mille modi di esplorare, in uno spazio che è sempre in mutazione grazie alle stagioni, al clima della giornata. Ci permette di avvicinarci ad un fiume, ci dà la possibilità di scalare una piccola montagna di terra, possiamo arrampicarci sugli alberi: la natura è una maestra formidabile per poter crescere in serenità e in armonia, per farci muovere, per poter coltivare il nostro sguardo sul mondo, ci permette di imparare dall’esperienza diretta e non per racconto e questo ci porta a lavorare su noi stessi e a conoscerci, conoscendo il mondo che viviamo giornalmente. Questo è il pilastro del nostro approccio educativo. L’altro aspetto, l’altra faccia della stessa medaglia è legata alla relazione umana: come, cioè, gli adulti, gli educatori si pongono nei confronti dei bambini. Noi pensiamo che per educare e per aprire spazi di creatività per i bambini serve un ingrediente fondamentale che si chiama amore, un amore che non limita ma che protegge, che conforta che costruisce la sicurezza che ti permette di viaggiare e andare verso il mondo, a sperimentarsi. Crediamo quindi che sia fondamentale che i maestri siano maestri in grado di aprire il cuore ai bambini, che abbiano voglia di giocare con loro e di imparare mille e mille volte ancora il mondo attraverso la relazione e il cammino che si fa con i bambini. Maestri che ci sono, che sono al loro fianco, che non costruiscono la strada per loro ma che li supportano nel loro cammino perché ogni bambino è un essere straordinariamente unico e speciale e dobbiamo costruire le condizioni migliori affinché questo fiore possa sbocciare. Maestri che ci sono anche per aprire mondi, passioni, per far esplorare le mille potenzialità della vita come la musica e l’arte. Maestri che sappiano custodire l’unicità di ogni essere umano rispettando le vocazioni dei bambini e i tempi di crescita che non sono sempre uguali, ma anche costruendo delle dinamiche di gruppo fondamentali. Siamo molto attenti al clima emotivo che si respira, lavoriamo per renderlo amorevole, caloroso, fatto di emozioni piacevoli che sono proprio quelle che fanno aprire alla vita e alle sue esperienze.”
“Com’è organizzata una giornata tipo?”
“Racconto la giornata tipo dei bambini della scuola dell’infanzia. Una prima fase che noi cerchiamo di far vivere al meglio è quella dell’accoglienza. L’accoglienza è fondamentale perché è un incontro tra essere umani. Rivedersi dopo l’estate o dopo il weekend vuol dire dirsi “eccoci, che bello rivedersi!”. “Come stai?” è la domanda che non deve mai mancare nei confronti dei bambini e dei genitori. Nel momento dell’accoglienza si possono osservare tante cose interessanti per l’educatore: per esempio come arrivano i bambini, che tipo di distacco vivono nei confronti dei genitori. E nell’accoglienza si inizia a costruire la giornata e partire da come stiamo ci permette di costruire un percorso originale che nasce dai nostri bisogni. Se ci siamo immaginati una giornata di un certo tipo che va in una direzione, l’accoglienza può farci capire che i bisogni invece sono altri e possiamo scegliere una giornata diversa da quella che avevamo immaginato. Poi vi è una seconda fase che noi chiamiamo della proposta multipla, non c’è una sola attività che i bambini devono fare tutti quanti all’unisono, il giardino si riempie di possibilità, come una piccola città che si riempie di angoli dove i bambini possono avvicinarsi, possono curiosare e possono sperimentare: c’è l’angolo espressivo, l’angolo delle storie, un tavolo con alcune attività manuali, l’angolo delle sperimentazioni motorie. Spesso costruiamo con loro questi angoli perché magari la mattina arrivano e ce lo chiedono. In questa fase e in molti altri momenti della nostra giornata nel bosco c’è il gioco libero che è così tanto prezioso e importante per i bambini. A metà mattinata ci riuniamo intorno ad un cerchio, il gruppo si riunisce, siamo tutti insieme e non c’è una posizione dominante. Il cerchio è il momento del ritrovarsi e può essere riempito di canzoni, di storie, di giochi, di attività sulle emozioni, di convivialità, di merenda e se siamo pronti si può anche decidere cosa fare tutti insieme nella seconda parte della giornata. Qui ci si confronta. Nella parte centrale della giornata c’è quel momento che io chiamo della missione o delle attività più elaborate e lunghe in relazione ai campi d’esperienza ma anche alle passioni dei bambini. Ascoltandoci capiamo ciò che più ci fa accendere la scintilla. La missione oltre che una passione può essere anche qualcosa di esterno come un’avventura, una passeggiata con un obiettivo, una camminata fantastica, andiamo a conoscere il mondo fuori con il nostro linguaggio e il nostro corpo. Poi si torna e si mangia, possibilmente fuori. Lo spazio interno esiste e lo usiamo quando le condizioni atmosferiche ci portano dentro o quando il cuore dei bambini ci comunica che è il momento di spostarci nella tana. E’ importante andare incontro ai bisogni dei bambini e a quello che ci chiedono. Il pranzo può essere riempito di chiacchiere, di canzoni, di convivialità e il momento del pranzo, come tanti altri momenti, è un’occasione per lavorare sulle emozioni e sull’autonomia. I bambini hanno il proprio zaino, il proprio cambio, la propria attrezzatura. A volte ci aiutano a cucinare, si versano l’acqua nei bicchieri da soli: riuscire a fare queste azioni quotidiane da soli riempie il bambino di felicità. Dopo pranzo ci riuniamo tutti in un grande giardino per il gioco libero, i maestri osservano come in tutta la giornata, mediano eventuali conflitti. Ecco, questa è una giornata tipo. Però in questa realtà ogni giornata è diversa dall’altra, ci facciamo trasportare dal cuore e da quello che costruiamo con i bambini. Non infiliamo i bambini in qualcosa di precostituito, ma assumiamo noi adulti quella forma che quel cammino in quell’anno ci richiede, in modo flessibile e aperto.”
La natura si è a poco a poco ristretta, nella nostra concezione, ai fiorellini che vegetano, e agli animali domestici utili per la nostra nutrizione, pei nostri lavori, o per la nostra difesa. Con ciò anche l’anima nostra si è rattrappita.
Maria Montessori