Chiedere perdono può essere un atto di profonda riconnessione con l’altro. Ma solo se questo gesto viene autenticamente dal cuore potrà riscaldare la relazione che abbiamo ferito con una nuova linfa vitale.
Non stiamo parlando di semplici buone maniere. E neanche di un placido atteggiamento politically correct.
Chiedere perdono è un modo in cui possiamo riconoscere il valore dell’altro nella relazione e permetterci di crescere attraverso i nostri errori.
“Chiedere perdono è restituire il suo posto all’altro, dargli il diritto di esistere.”
(Katherine Pancol)
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Che emozioni servono per chiedere perdono?
Chiedere scusa a qualcuno per un torto o danno da noi commesso è qualcosa di semplice solo in apparenza. Si tratta infatti di una posizione mentale che può essere accessibile solo dopo la maturazione di una serie di “tappe” nello sviluppo personale e sociale.
All’origine della nostra vita psichica siamo animati da reazioni emozionali piuttosto semplici: gioia, paura, rabbia, tristezza, disgusto… Chi avesse visto il film di animazione Inside Out ne troverà una mirabile rappresentazione!
Queste emozioni non a caso sono definite “primarie”. Infatti, nella loro forma più semplice, ci consentono di operare solo reazioni di avvicinamento/allontanamento da un oggetto, evento, persona. Se abbiamo paura tendiamo a ritrarci. Quando siamo arrabbiati o felici tendiamo a protrarci verso l’altro. Se siamo tristi tendiamo a chiuderci in noi stessi e così via…
Questo tipo di reazioni emozionali esiste anche senza un’autocoscienza e infatti le troviamo presenti fin dalla primissima infanzia, così come nel nostro gatto o nel nostro cane.
Altre emozioni più complesse per essere provate dagli esseri umani (e soltanto loro) necessitano della presenza di una forma di autocoscienza. Dobbiamo avere consapevolezza della nostra individualità per poter interiorizzare aspettative, codici etici e morali e provare stati emozionali complessi. Ad esempio: vergogna, fierezza o senso di colpa.
Fra questi la vergogna e il senso di colpa occupano un posto di primo piano sulla difficoltà o la facilità con cui possiamo chiedere perdono. Vediamo perché.
Vergogna e senso di colpa
Spesso nel sentire comune si tende a confondere vergogna e senso di colpa e a considerarli erroneamente quasi sinonimi. Nulla di più sbagliato, la distinzione fra queste due emozioni risulta cruciale riguardo al poter chiedere perdono a qualcuno!
Noi esseri umani tendiamo generalmente a dare un senso a ciò che ci accade e a farci un’idea, più o meno arbitraria, delle cause di ciò che ci capita, inclusi i nostri possibili errori. Alcuni per disposizione interna sono più propensi ad attribuire la responsabilità all’esterno: gli psicologi lo chiamano locus of control esterno. Altri tendono a riconoscersi responsabili in prima linea e a sottovalutare le componenti indipendenti dal loro controllo. È il locus of control interno.
Due elementi possono interferire con una richiesta di scuse sincere. La deresponsabilizzazione e la vergogna. Che potremmo considerare rispettivamente eccessi del primo e del secondo tipo di attribuzione causale.
Immaginiamo un uomo e una donna, lui ha avuto una pessima giornata rientra a casa e sbattendo la porta, la borsa, e urta violentemente contro vari oggetti fino a scaraventare la radio della moglie sul pavimento. Immaginiamo che costui, anche a causa della brutta giornata, sia narcisisticamente vulnerabile: ha già assorbito una buona dose di umiliazione al lavoro e non ha nessuna intenzione di sentirsi così anche a casa! L’incidente domestico, frutto della sua rabbia risentita, rischia di farlo vergognare: in questo momento ogni “errore” rischia di essere percepito come conferma della sua inettitudine! Non riesce quindi ad assumersi la responsabilità dell’accaduto e a chiedere perdono alla moglie. Potrebbe invece dare la colpa a lei per aver lasciato la radio in un posto inappropriato e reagire con rabbiosamente peggiorando le cose…
Desiderio di rimediare e chiedere perdono
La vergogna è un sentimento che ci fa sentire vulnerabili, che ci fa interpretare un nostro errore (o presunto tale) come un attacco personale, come la dimostrazione della nostra inettitudine. Non è quel che abbiamo fatto ad essere sbagliato, ma tutto il nostro valore come persone è percepito fallimentare. Questa emozione è così intollerabile che facilmente viene “coperta” con reazioni rabbiose attribuendo ad altri la responsabilità dell’accaduto.
A differenza della vergogna, il senso di colpa, quando sperimentato in proporzioni sane e non patologiche, può aiutarci a chiedere perdono.
Un senso di colpa commisurato allo sbaglio commesso ha la funzione di “pungolare” la nostra attenzione sugli esiti delle nostre condotte e farci rimettere utilmente in discussione il nostro operato. A differenza della vergogna orienta il focus della nostra attenzione non tanto su noi stessi, quanto sull’altro e sul danno che potremmo avergli arrecato. Il senso do colpa non mette in discussione il nostro valore globale come persone. È la nostra condotta ad essere oggetto di critica interna, non il nostro valore personale. Questo ci lascia liberi di interessarci all’altra persona, di percepire il desiderio di rimediare al nostro errore e di chiedere perdono.
Chiedere perdono significa accogliere l’altro nel nostro cuore
Chiedere perdono, specie quando è frutto di un sentimento autentico, può essere difficile, comunque oneroso, soprattutto se ci rivolgiamo ad una persona a cui teniamo o di cui vogliamo la stima. Eppure saper può darci modo di recuperare l’intimità e la vicinanza affettiva che sentivamo temporaneamente perse a causa di un errore o fraintendimento.
Spesso quel che più conta non è avere ragione, ma riconoscere la ferita dell’altro. Chiedere perdono significa non solo riconoscere il torto commesso. Ma soprattutto dimostrare interesse per come le nostre azioni hanno emotivamente ferito l’altro. Anche quando non era nelle nostre intenzioni farlo. Chiedere perdono ci fa abbandonare le lotte di potere in cui dobbiamo ad ogni costo avere ragione. Ci consente di accogliere l’altro, il suo sentirsi ferito e legittimarlo con sollecitudine mostrando sentimento e interesse per il suo benessere emotivo.
“Che si abbia torto o ragione una delle cose più belle da dire è ‘chiedo scusa’: è come una frustata benigna al cuore.”
(Domenico Adonini)