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Le chiese di Napoli, un patrimonio culturale in degrado

Di Valeria Bonora - 7 Gennaio 2013

Santa Severino e Sossio.

Fanno parte del nostro patrimonio culturale, non è necessario essere cattolici, praticanti o meno per rendersi conto delle opere d’arte contenute nelle chiese, e anche le chiese stesse sono spesso e volentieri opere d’arte, create da antichi costruttori, che contengono una storia da raccontare. Eppure le stiamo perdendo. Sopratutto a Napoli e a parlerne è un ex ricettatore di opere d’arte, che uscito dal carcere ha deciso di redimersi: «So tutt vacant… nun c’è rimasto niente. Qua a Napoli nelle chiese hanno fatto stragi». «Nelle chiese napoletane non c’è più niente perché sono abbandonate ed è stato facile prendersi tutto. Ce ne stanno tantissime chiuse», assicura.
Ammontano a duecento le chiese chiuse, abbandonate e spesso depredate delle loro opere d’arte. Molte sono decadenti e in rovina, addirittura pericolanti e pericolose. Su alcuni monumenti conservati in queste chiese abbandonate ci sono anche stati casi di speculazione, soldi spesi dai contribuenti per il recupero dei bene ma mai arrivati a destinazione, oppure arrivati e restaurati e poi rilasciati li in balia degli eventi. Una storia di sprechi e menefreghismo, una storia di abbandono della cultura.

Santa Maria della Scorziata.


Per non parlare delle chiese mai aperte perchè in corso di restauro, soldi che entrano da anni, ma lavori che non arrivano mai a vedere una fine, come nel caso di Sant’Agostino alla Zecca o della chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, ristrutturata per decine di anni, inaugurata l’anno scorso ma perennemente chiusa.
Epure il centro di Napoli, della bella Napoli, è patrimonio dell’Unesco, eppure ci sono chiese abbandonate ad ogni angolo, addirittura una di fronte all’altra come nel caso di che spiega il presidente del comitato civico di Santa Maria di Portosalvo e appassionato conoscitore del centro antico napoletano Antonio Pariante «Ne trovi anche una difronte all’altra, come nel caso Di San Giovanni Battista delle Monache e di Santa Maria delle Grazie».
Ma purtroppo non è solo un problema di abandono, è anche un problema di riutilizzo, alcune chiese vengono utilizzate per smercio e spaccio di droga, come magazzini, come deposito di oggetti rubati, chiese spogliate di ogni ricchezza, con tetti sfondati e marmi ricchi ridotti in briciole. Alcune abitate solo dagli uccelli che vi nidificano al loro interno.

Santa Maria della Sapienza.


Le chiese spogliate di ogni loro ricchezza come candelabri, affreschi, statue, madonne e bambinelli e perfino vasche di marmo. A parlare è sempre l’ex ricettatore: «Erano prevalentemente furti su commissione: ci dicevano vai in questa chiesa e prendimi quel candelabro o quella statuetta». E aggiunge: «A volte fornivano anche le foto. Tutta questa roba viene portata a Roma o a Parma nascosti in camion che trasportano altra merce. Comunque spesso sono i preti che si vendono le opere. Le vendono e poi vanno a denunciarne il furto. E’ capitato per esempio con un dipinto importante in una chiesa di Salvator Rosa, circa una decina di anni fa. Il ricettatore al momento dell’arresto parlò del prete ma non so se gli abbiano mai creduto. A Napoli ci sono anche dei bravi falsari che copiano le opere e poi al momento del furto le sostituiscono».
MA possibile che Carabinieri, Chiesa e Regione non riescano a fermare questo contrabbando di arte? E’ un’operazione di grande portata se si pensa che solo poche settimane fa sono state recuperate 95 opere d’arte trafugate proprio dalle chiese.

Santa Maria delle Grazie a Caponapoli.


Un esempio eclatante dell’incuria dell’amministrazione comunale rispetto alla perdita della cultura italiana arriva proprio dal soprintendente al polo museale Fabrizio Vona che parla della chiesa della Scorziata, una volta era splendida ma ora un cumulo di immondizia. «Spesso capita che vengano stanziati fondi e che poi gli enti che dovrebbero gestirli non li spendano. Ero da poco arrivato a Napoli – rivela Fabrizio – e cercai carte e documenti relativi a questa antica chiesa. Purtroppo constatai che per il recupero della struttura erano stati stanziati parecchi soldi e per ben tre volte: un primo finanziamento risale agli anni ottanta, dopo il terremoto, non speso, un secondo finanziamento non speso negli anni novanta, un terzo finanziamento non speso nel 2003-2004. Credo che queste siano circostanze molto gravi».
Inoltre dopo il terremoto molte chiese sono state “armate” con strutture provvisorie in ferro, purtroppo mai rimosse e mai messe in sicurezza «Ci sono strutture in affitto che da trent’anni avvolgono le chiese e che sarebbero provvisorie. Chi paga per tenere queste strutture?» chiede Antonio Pariante.
«Sono strutture che dovrebbero essere provvisorie – dice Pietro Contemi, consigliere della IV municipalità – sto cercando documenti relative a questa vergogna e non ne trovo in nessun ufficio. Non si capisce chi abbia autorizzato e consentito tutto questo».
La Curia ha provato a dare in comodato d’uso le chiese ad associazioni culturali, ma purtroppo le spese da sostenere sono troppo elevate anche solo per mettere in sicurezza le strutture, figuriamoci restaurarle.
Lo scrittore e commediografo Mario Gelardi spiega che quando la Curia comunicò l’iniziativa, molte associazioni culturali provarono ad informarsi per aderire. «Purtroppo non fu possibile partecipare perché si trattava di progetti impossibili per chi effettivamente aveva bisogno di quegli spazi per fare cultura: in cambio chi otteneva il comodato d’uso, avrebbe dovuto spendere milioni di euro per la ristrutturazione. Queste opere avrebbero potuto sostenerle solo grosse imprese, fondazioni o banche… non certo delle associazioni».

Sant’Aspreno ai Crociferi.


Ma non sono tutti qui i problemi delle chiese di Napoli e dintorni, molte di esse sono state riadattate, altre occupate, altre adibite a case e negozi, e non è difficile trovare chiese con citofoni, panni stesi, balconi o insegne, una addirittura è diventata un’autofficina!
Ma c’è anche una nota positiva, grazie agli sforzi della soprintendenza, ha ripreso possesso del complesso monumentale dei Gerolomini, dalla cui biblioteca in pochi mesi sono stati trafugati migliaia di volumi antichi e rari. Nell’inchiesta risultano indagati l’ex direttore della biblioteca Massimo De Caro e altri personaggi tra cui il senatore Marcello Dell’Utri. «L’apertura del complesso dei Gerolomini – spiega Vona – è una delle tante aperture che intendiamo fare perché al di là dello stato di degrado, è importante che le chiese vengano aperte, perché quando i monumenti restano chiusi e dimenticati allora il degrado si accentua e avanza».
Non dobbiamo permettere che la nostra cultura millenaria venga dispersa, venduta, depredata, distrutta. Dobbiamo invece lottare perchè il patrimonio culturale italiano rimanga intatto e i soldi spesi per mantenerlo tale vengano effettivamente impiegati per questo scopo. Voi cosa ne pensate?
[Fonte Corriere.it]
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