L’atto del mangiare può essere, per certi versi, un atto magico, assimilabile alla musica: ogni pasto o stile alimentare rientra in un certo “genere”, in una certa tipologia piuttosto che un’altra. Ma non solo: per mangiare in modo sano dovremmo saper dosare il quanto e il cosa in modo da favorire una certa armonia, un certo equilibrio dei nutrienti che ingeriamo e, perché no, il mangiare dovrebbe procurarci anche un certo piacere. Inoltre, come se non bastasse, l’atto del nutrirsi ha un suo ritmo: alcune persone sono molto lente e svogliate, altre sono più distratte e incostanti, altre ancora piuttosto voraci e frettolose, poche forse assaporano “adagio” e con consapevolezza ciò che viene a contatto col proprio palato.
Se dobbiamo pensare a quel che più sostiene la nostra salute, sia fisica che mentale, non c’è dubbio che il mangiare sia assimilabile ad una musica lenta e melodica certamente non veloce e aggressiva come una musica rock o da discoteca!
Eppure, molti di noi mangiano piuttosto in fretta: come mai accade questo e perché dovremmo invece invertire la rotta?
Cosa succede se si mangia in fretta?
Uno studio condotto alcuni anni fa dall’University of Southern California ci illustra un primo aspetto interessante: mangiare voracemente è qualcosa che facciamo spesso in quelle situazioni in cui mangiamo in modo irriflessivo, per abitudine, mentre siamo distratti a fare altro. E in queste situazioni può accadere di non renderci conto sia della quantità che della qualità del cibo che ingeriamo come anche di non prestare affatto ascolto ai nostri segnali interni di fame e sazietà. Lo studio è stato condotto in cinema dove le persone consumavano abitualmente del popcorn durante il film. Solo che i ricercatori offrirono, ad una parte di loro, del popcorn decisamente poco fragrante dato che era ormai vecchio di una settimana. Avevamo dunque due gruppi: quello dei consumatori “di controllo” che continuavano a vedere il film consumando popcorn fresco come di consueto. E il gruppo “sperimentale” di coloro che, senza saperlo, stavano mangiando un prodotto avariato.
La cosa sorprendente fu che i ricercatori non trovarono differenze nella quantità di cibo consumato fra i due gruppi, né, a quanto pare, nessuno che andò a lamentarsi!
Perché è accaduto questo?
Se siamo abituati a mangiare facendo altro, magari voracemente come avviene durante gli attimi di suspense o di paura di un film, inneschiamo una sorta di automatismo che ci porta a eseguire l’azione di riempirci di cibo senza più prestare alcuna attenzione né al gusto del cibo stesso, né alle nostre sensazioni di sazietà o di fame. Quell’attività diventa semplicemente un tutt’uno con l’atto automatico del portare qualcosa alla bocca in modo non molto diverso da coloro che sono ormai abituati a fumare una sigaretta.
Un primo elemento dunque che ci induce a mangiare troppo voracemente è l’automatismo e questo ci porta a sua volta a non gustare realmente ciò che mangiamo.
“Mangia in maniera tale da mangiare ciò che tu mangi, e non in maniera tale da essere divorato dal tuo pasto.”
(Anonimo)
Leggi anche —> Digiunare qualche volta la sera: i benefici per il corpo e per la mente
Cos’è la fame emotiva?
Le persone che soffrono di fame nervosa probabilmente si riconosceranno nei soggetti dello studio sopra citato. Mangiare per cercare sollievo a stress emozionali è spesso un gesto automatico che si compie senza essere in condizione di riflettere né sullo stato emotivo che si sta vivendo, né sull’effettiva presenza di fame fisica. Si diventa, in questi casi, dipendenti dal processo del mangiare: ciò che seda (temporaneamente e illusoriamente) l’ansia o la tristezza è l’atto del riempirsi, la qualità del cibo ingerito diventa poco rilevante, si mangia voracemente, senza masticare del tutto e non ci si lascia il tempo per apprezzare realmente i sapori. Questo, fra l’altro, lascia a livello gustativo una certa insoddisfazione che spinge a mangiare ancora di più.
“Gli animali si nutrono, l’uomo mangia e solo l’uomo intelligente sa mangiare.”
(Jean Anthelme Brillat-Savarin)
Leggi anche —> Disturbi alimentari, perché lottiamo contro il nostro corpo
Cosa succede se si mangia lentamente?
Mangiare più lentamente va invece di pari passo col mangiare consapevolmente il che significa: saper riconoscere se il proprio desiderio di mangiare è mosso da reale fame o da un bisogno emotivo; prestare attenzione ad ogni pasto concedendosi un tempo dedicato al mangiare senza essere distratti dal fare altro; assaporare lentamente ogni boccone in modo da massimizzare il gusto, favorire una corretta digestione e darsi il tempo per valutare man mano se si ha ancora fame o se ci si sente sazi. Si mangerà decisamente meno e meglio! Facile a dirsi…
“Gustare è un lusso riservato a pochi. Chi non può permetterselo mangia.”
(Fabrizio Caramagna)
Leggi anche —> “Il cibo della saggezza”, il libro di Franco Berrino che spiega come nutrire l’anima
Trucchi per masticare lentamente
In realtà mangiare lentamente è difficile solo in apparenza, come tutte le cose, anche mangiare più lentamente può diventare un’abitudine (virtuosa) che una volta appresa richiederà sempre meno fatica.
Si può iniziare per gioco provando qualche “esperimento”: ad esempio mangiando con la mano non dominante. Vi accorgerete che già questo piccolo gesto porterà una piccola rivoluzione perché spezzerà immediatamente tutti gli automatismi: nulla vi sembrerà scontato come prima e ogni movimento vi richiederà un’attenzione particolare che forse non avevate mai avuto modo di prestare all’atto del mangiare.
Vi ritroverete probabilmente a procedere con un “ritmo” più rallentato e forse avrete finalmente modo di apprezzare tutte le qualità sensoriali del cibo: non solo il gusto, ma anche l’odore, il colore, le caratteristiche tattili e, perché no, uditive (magari quando è ancora in cottura). Ne trarranno beneficio corpo e mente!
Cristina Rubano
Bibliografia
Neal, D.T. et al., The Pull of the Past: When Do Habits Persist Despite Conflict With Motives?, Personality and Social Psychology Bulletin, 37 (11), 1428-1437, 2011.