La vita ci porta spesso a dimenticarci di noi, a soddisfare le aspettative che pesano sulle nostre spalle, a dare il massimo anche quando non siamo in condizioni di farlo. Finiamo in questo modo per per aggrapparci alla necessità di ricevere dagli altri la loro approvazione, considerazione, il loro affetto.
Cercare all’esterno ciò che non siamo più in grado di dare a noi stessi non ci rende felici, ma è spesso una strategia di sopravvivenza emotiva che ci permette di andare avanti dopo aver sacrificato strada facendo molto di noi. Re-imparare a bastarsi, a trovare la felicità partendo da ciò che siamo, comprendere il dono della nostra unicità ed individualità è il fulcro della piccola rivoluzione coreana che ha preso il nome di Honjok.
La risposta coreana alla società dell’eccellenza che soffoca le persone
L’Honjok, da hon (solo) e jok (tribù) ovvero “una tribù fatta di una sola persona” è una vera piccola rivoluzione che parte dal singolo. Nasce in Corea del Sud dove le regole rigide rispetto alle diverse gerarchie (famigliari, sociali, lavorative, ecc.) hanno spinto le nuove generazioni verso uno stile di vita meno severo, che non impone più di mangiare al ritmo dei commensali oppure di modulare una conversazione a secondo della classe sociale e età dell’ultimo arrivato.
Inoltre la società coreana esige l’eccellenza in ogni momento da ogni singolo individuo, sia come studente, lavoratore, genitore, che cittadino; ed è, questa, la conditio sine qua non per essere considerati come persone meritevoli. In mezzo a questa pressione sociale altissima, non vi è posto per per l’approssimazione: il rischio, vissuto da molte persone, è l’emarginazione.
La società dell’eccellenza non è fatta per l’essere umano ma per servire un sistema incapace di riconoscere il valore dell’individuo, della persona, se non come mero strumento utile alla collettività. Questo paradigma si è stretto così tanto intorno ai giovani coreani, richiedendo da loro sempre più che, in reazione a questa tendenza soffocante, hanno messo in moto il movimento della tribù Honjok dove la solitudine fa rima con indipendenza, autodeterminazione e libertà.
Honjok, o l’arte di riscoprire il piacere di bastare a se stessi
Anche la nostra società occidentale ci sta spingendo sempre più verso l’approvazione sociale, e il consumismo relazionale ne è un chiaro sintomo. Ma credere che la nostra felicità dipenda dagli altri, dalle condizioni esterne, ci porrà sempre in una condizione di svantaggio, mentre l’essenza della felicità si trova dentro di noi. Solo riconnettendoci con la nostra interiorità, col nostro essere, possiamo provare e vivere uno stato duraturo e stabile di gentile quiete dell’essere.
Nel libro Honjok, il metodo coreano per vivere felici con se stessi, scritto da Silvia Lazzaris assieme a Jade Jeongso An e pubblicato dalla casa editrice White Star, è possibile comprendere il metodo che i giovani coreani hanno attuato per ripartire da sé, riappropriarsi della propria indipendenza, riscoprire i significati di libertà e individualità.
È chiaro che le condizioni dei giovani coreani sono diverse dalle nostre ma può essere interessante attingere a questo stile di vita che riporta l’individuo al centro della sua vita e lo invita a porre attenzione alla riscoperta di sé, dei suoi desideri e dei suoi bisogni reali (e non quelli creati ad arte dalla società di consumo).
Possiamo per esempio imparare ad adottare comportamenti più allineati con le nostre reali aspirazioni senza lasciarci trascinare dal giudizio altrui, a credere che la felicità si trova fuori di noi: “questo fenomeno può aiutarci a riconoscere le pressioni sociali che noi stessi riceviamo, e aiutarci nella nostra personale liberazione” scrivono le autrici.
A metà tra lo studio sociologico e una guida per lo sviluppo personale con una visione coniugata al singolare, questo studio sull’Honjok invita a capire quale relazione abbiamo con la solitudine: ci sentiamo soli, isolati, oppure in nostra compagnia?
Le sfumature possono essere molte ed aprirci a riflessioni profonde, alla vera scoperta del sé, utili soprattutto in questi tempi che ci confrontano con il distanziamento sociale e l’auto-isolamento dovuti al Covid.
Re-imparare a guardarsi dentro: Honnol
Honnol è uno dei pilastri dell’ Honjok, è il termine che i ragazzi coreani usano per definire il tempo libero, il momento che dedicano allo stare con loro stessi, per ritrovare la loro centratura o più semplicemente per fermarsi a pensare, lontani dall’assillante tintinnio delle notifiche che risucchiano energia ed attenzione.
“Questa condizione di ritiro in sé stessi, di contemplazione, non è però da confondersi con l’isolamento. Non richiede di isolarci fisicamente e affettivamente. Non è un sistema di fortificazione che ci separa dal mondo. È un luogo dove possiamo rifugiarci per sgrovigliare la nostra matassa di pensieri e stimoli. Partire dalla contemplazione può farci comprendere l’honnol non come un’attività, ma come una predisposizione. Honnol è la curiosità di scoprire sé stessi mentre si fa qualcosa. Senza le maschere che ogni giorno indossiamo, consapevoli o meno, per il mondo esterno” proseguono le autrici.
I punti focali dell’ honnol sono la cura di sé, la contemplazione, l’introspezione, ma anche le proprie passioni e il viaggiare da soli, che non significa passare una vacanza in solitaria ma partire senza conoscere ancora i propri compagni di viaggio. È un po’ come lasciare un posto vacante accanto a sé e lasciarsi stupire di come la vita lo riempirà.
È possibile dire che la cultura Honjok risponde ai bisogno di auto-determinazione che nella cultura collettivista coreana sono stati poco considerati aumentando il malessere dei giovani; ecco che la nascita di questo nuovo stile di vita orientale rimette l’individuo al centro della sua vita e gli riconosce il suo valore, la sua unicità, le sue peculiarità. Questi sono i punti sui quali riflettere.
Immergersi nel proprio mondo, accoglierne le sfumature, le difficoltà, evitando di fuggire di fronte al senso di sconforto che ne può derivare, rendersi conto del peso delle aspettative sociali e delle maschere che si possono portare per piacere di più agli altri che a sé può essere una grande lezione di umanità in grado di aprirci agli altri in maniera profonda ed autentica oppure, come possiamo leggere in questo libro che ci apre una nuova finestra sul mondo, “costruire una società più inclusiva, guardare noi stessi e gli altri con più gentilezza e tolleranza”.
Bibliografia:
• Silvia Lazzaris, Honjok: il metodo coreano per vivere felici con se stessi, in Jade Jeongso An, Milano, ed. White Star (Vivida), 2021.
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in Discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it