Tiziano Terzani nacque il 14 settembre 1938 a Firenze. Era un ragazzo di salute cagionevole, figlio di una famiglia che aveva pochi mezzi, fece esperienza della povertà, delle guerre, dei fallimenti, delle incertezze del suo tempo ma riuscì lo stesso costruirsi una carriera giornalistica, scalino dopo scalino.
Ebbe un percorso singolare, atipico e ciò che colpisce della vita di questo grande giornalista e scrittore non fu soltanto il suo lavoro che lo portò a viaggiare per il mondo, a vivere in estremo Oriente per quasi 30 anni, a scrivere per testate internazionali come il New York Times o Der Spiegel, ma la sua capacità di dare voce alle persone che vivevano sulla loro pelle gli scontri bellici. Nei suoi libri, Terzani raccontò le loro speranze per il futuro e le loro paure dando un volto, un nome, una storia a quei civili troppo spesso dimenticati dietro ai numeri. Questa sua capacità fece di lui un giornalista apprezzato per la sua profonda umanità.
Leggi anche —> Frasi celebri che fanno bene al cuore: Tiziano Terzani
Nel suo libro Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo, pubblicato da Lunganesi, Terzani narra di un’altra grande battaglia, quella contro il tumore, e del viaggio interiore che essa lo portò a compiere.
“Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio: un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso.” scrisse nel suo libro.
Terzani trascorse i suoi ultimi giorni ad Orsigna, sull’Appenino pistoiese, quel luogo che lui stesso definì come il posto del suo cuore, nella casetta che lui aveva costruito con le sue mani anni addietro. Il 28 luglio 2004, in mezzo alla natura incontaminata, si spense non soltanto un giornalista di fama internazionale, ma un uomo alla costante ricerca della verità, un filantropo, un maestro con un grande messaggio di speranza.
Leggi anche —> La fine è il mio inizio: l’indimenticabile libro di Tiziano Terzani
Il monologo sulla felicità di Tiziano Terzani
Il monologo sulla felicità di Tiziano Terzani dura soltanto tre minuti ma ci apre ad una comprensione del mondo e a delle riflessioni di una rara profondità. Non è soltanto un’illustrazione di come raggiungere lo stato di gentile quiete dell’animo che ci propone, ma uno sguardo attento su a che uccide la felicità, momento dopo momento, nella nostra società: la corsa sfrenata all’avere sempre più, un sistema basato sui numeri invece che sull’uomo, la perdita di nozioni fondamentali quali la collaborazione, l’equilibrio interiore, la sobrietà come manifestazione di un vivere bene e in armonia con ciò che ci circonda e soprattutto con ciò che siamo realmente.
In questi tre minuti, Terzani ci spiega con la semplicità e la benevolenza che l’hanno sempre contraddistinto come possiamo riappropriarci della nostra vita, tornare ad “essere”, nel senso più filosofico del termine, e smettere di desiderare, di focalizzare la nostra attenzione su ciò che non abbiamo.
Al contrario, Terzani ci induce a rallentare, a riprenderci il diritto di vivere il nostro tempo, di riconoscere ciò che abbiamo tra le mani e rispondere alle nostre reali necessità: ciò di cui abbiamo realmente bisogno per sentirci bene, per vivere bene, e non ciò che l’economia ci propone con l’unico scopo di vendere sempre più alimentando se stessa, a scapito della nostra reale felicità.
Imparare a rallentare è fondamentale per essere felici
“Oggi l’economia è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi, per produrre cose perlopiù inutili, che altri lavorano a ritmi spaventosi per poter comprare […]. Ma questo non dà felicità alla gente” afferma terzani nel suo monologo.
Viviamo per lavorare, ci affanniamo per comprare sempre più con l’illusione che gli oggetti che compriamo siano i guardiani di ciò che ci renderà finalmente appagati. La verità è che nessun oggetto al mondo riuscirà a saziare veramente la fame di vita che abbiamo dentro di noi. Nessun acquisto potrà colmare quel vuoto esistenziale che si è creato nel perdere di vista l’importanza del nostro tempo, del nostro presente, di quella risorsa così preziosa che nemmeno tutto l’oro del mondo potrebbe mai rimpiazzare perché nessuno di noi avrà ulteriore tempo quando sarà giunto il suo momento.
La vera ricchezza è il tempo della nostra vita, e la società consumistica di oggi ce lo sta rubando a piccole rate ma con alti tassi d’interessi perché non è fatta a misura d’uomo: è fatta a misura di mercato. La soluzione per evitare di correre fino al nostro ultimo respiro è rallentare, prenderci una pausa ogni tanto e recuperare la connessione col nostro tempo, con la vita che ci scorre dentro, con la natura. Sentire, percepire, riconoscere l’immenso valore di questa successione di attimi preziosi e smettere di sprecarlo è la chiave della felicità.
La contentezza è il segreto della felicità
Se non riusciamo a riconoscere il valore di ciò che abbiamo, non riusciremo mai a provare gratitudine, a sentirci appagati per ciò che un giorno potremmo avere perché nel momento in cui lo raggiungeremo e ci renderemo conto che ciò che desideravamo un tempo era soltanto un sogno, l’immagine proiettata nel futuro, ben diversa quando calata nella materia, si frantumerà trascinandoci in un vortice di desideri illusori e frustrazione, allontanando sempre più da noi ciò che potrebbe realmente farci sentire bene.
“Io trovo che c’è una bella parola in italiano che è molto più calzante della parola “felice”, ed è “contento”[…]. “Uno che si accontenta è un uomo felice perché questo sistema fondato sulla crescita dei desideri, perché c’è sempre un desiderio che per te è irraggiungibile, rende tutti infelici.” prosegue Tiziano Terzani nel suo monologo sulla felicità.
Per essere felici basterebbe quindi essere contenti secondo Terzani, riconoscere le proprie necessità senza lasciarsi ammaliare da desideri che non ci appartengono, che non sono allineati alle nostre reali aspirazioni, e smettere di affannarci a desiderare il cielo, occorrerebbe semplicemente accogliere con gratitudine i doni che abbiamo già tra le mani, coltivarli, renderli rigogliosi, fiorenti. Sarà sufficiente a renderci prosperi, a farci “camminare nella bellezza”.
Fonte:
• Il monologo sulla felicità di Tiziano Terzani [VIDEO]
• La vita e i libri di Tiziano Terzani, instancabile viaggiatore e narratore dell’Asia
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in discipline in Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it