Wabi Sabi. Due termini giapponesi che racchiudono un tesoro immenso. Letteralmente significano “semplicità” e “bellezza dello scorrere del tempo“. Due parole che ci catapultano nel pensiero giapponese e che ci guidano ad amare l’imperfezione della vita.
Su questo concetto, così semplice e complesso allo stesso tempo, Selene Calloni Williams ha basato il suo ultimo libro. Selene è scrittrice, viaggiatrice, documentarista, autrice di numerosi libri e documentari che trattano di psicologia ed ecologia profonda, di sciamanismo, yoga, filosofia e antropologia.
Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistarla per poter comprendere maggiormente il potere del Wabi Sabi e per sapere qualcosa di più sul suo ultimo interessantissimo libro.
1- Cosa l’ha spinta a scrivere un libro sul Wabi Sabi?
L’amore per la semplicità. Wabi Sabi è un percorso di meditazione semplice e originale ed è uno stile di vita che ci porta a lasciarci andare al naturale fluire dell’esistenza grazie alla forza della calma, alla semplicità, all’amore. Senza ansie né paure, avremo l’energia per comprendere la complessità del mondo e per sentirci tutt’uno con esso.
2- Come uscire dalla prigione della perfezione? Può darci dei consigli concreti nella vita di tutti i giorni per sperimentare questo modo di vivere giapponese?
Uscire dalla prigione della perfezione significa migliorare tutti gli aspetti della nostra vita. Nelle relazioni è davvero magico perché ci consente di sciogliere la pesantezza del giudizio che ingenera sempre incomprensioni, ci sostiene nel mostrare i nostri lati deboli e nel non averne paura, ci aiuta ad essere noi stessi, autentici, veri e ci avvicina agli altri rendendoci persino più simpatici.
Aiutandoci a stare in contatto con l’evanescenza della nostra vita ci consente di essere più forti nel lavoro, di non accettare ciò che non ci si addice e di lottare per poter esprimerci creativamente.
Adottare uno stile di vita Wabisabico significa trasformare il metodo di pensiero, passando da una mente dualistica a un pensiero non duale. Questo ci avvicina alla natura che è bellezza e non dualità. La Bellezza non ha un opposto in natura, dove il brutto non esiste. Non possiamo fare una vera ecologia utilizzando lo stesso metodo di pensiero con il quale abbiamo depredato un pianeta, dobbiamo cambiare lo strumento degli strumenti: dobbiamo cambiare la mente. Una mente Wabi Sabi si esprime attraverso un pensiero del cuore e per mezzo dell’azione gentile con la quale è possibile una vera ecologia. Una ecologia antropocentrica non è una vera ecologia.
3- Come si fa a capire che si sta cercando la perfezione? Spesso non ce ne accorgiamo e pensiamo di agire secondo i nostri desideri. Non è facile svegliarsi e scoprire che in realtà la vita che stiamo vivendo non appartiene alla nostra più autentica essenza.
La ricerca della perfezione è l’inseguimento di un valore innaturale. Cercare la perfezione porta all’esperienza della sofferenza, perciò si può facilmente capire che si sta cercando la perfezione: succede quando non ci si sente sereni. La natura è bellezza e la bellezza – sia nella natura che nell’arte – si esprime attraverso l’imperfezione, la fragilità, l’evanescenza, l’ombra, la mancanza. Un quadro è bello non solo per ciò che l’artista vi ha dipinto, ma anche per quello che ha deciso di lasciare fuori.
La necessità di superare il disagio è un grande aiuto per prendere consapevolezza del fatto che siamo “ipnotizzati” da un falso ideale di perfezione e lo stiamo inseguendo. Ribellarsi a questo bisogno, che è solitamente indotto da falsi valori diffusi dalla mentalità consumista, significa lasciarsi andare al naturale fluire dell’esistenza grazie alla forza della calma, alla semplicità, all’umiltà, all’essenzialità, all’amore, accettare la transitorietà e l’incompiutezza e vivere senza ansie né paure, avendo l’energia necessaria a comprendere la bellezza e la complessità del mondo e a sentirci tutt’uno con esso.
4- Forse non dobbiamo aspirare ad eliminare l’idea della perfezione ma arrivare a comprendere che l’imperfezione stessa è già perfezione, accogliere la vita così com’è, non voler cambiare gli altri e noi stessi. E’ d’accordo? Ma si può davvero vivere così?
La ricerca della perfezione è la perfezione stessa. Wabi Sabi è la via del coraggio, mediante la quale è possibile trovare nella tristezza la forza, nell’imperfezione la ricerca della perfezione, nella mancanza una presenza invisibile, nell’evanescenza l’eternità. Non solo si può vivere così, ma questa vita dovrebbe essere la normalità e non l’eccezione. Per tutti gli esseri umani esiste un momento in cui inserirsi nel grande ciclo del cambiamento. Vivere in stile Wabi Sabi significa vivere cercando l’armonia e la bellezza, inserendosi con equilibrio nella serie di fenomeni che costituiscono l’universo e nel loro fluire incessante.
5- Wabi Sabi insegna anche ad amare la transitorietà e l’incompletezza delle cose. Come si riesce ad amare la vita che si dissolve?
Si riesce ad amare la transitorietà quando si ama l’amore, cioè la capacità stessa di darsi, che poi è il senso del sacro. La bellezza in natura è la forma sotto cui l’amore, la capacità di darsi si esprime. Un fiore è bello proprio perché è impermanente. Un fiore di plastica, che è durevole, non sarà mai bello come un fiore vero, che è evanescente.
Gli esseri umani distruggono se stessi perché non si amano, basta vedere come trattano la natura per capirlo. Non amano la loro stessa evanescenza. Non amano l’ombra, l’imperfezione di cui sono fatti. Wabi Sabi è il cammino che ci porta ad amare la nostra stessa ombra e la nostra evanescenza. È proprio il carattere impermanente delle cose che le rende sacre e ci porta ad amarle. L’amore comporta la transitorietà. Gli esseri umani hanno normalmente una vita così complicata che si dimenticano della fragilità e dell’impermanenza del loro corpo, quindi dimenticano di amarsi e spesso succede che il corpo debba ammalarsi per richiamare l’attenzione e farsi amare.
Le persone fuggono la loro essenza, che è evanescenza, e ciò che di più profondo portano in sé, e che chiamano “ombra”. Vogliono sempre essere qualcos’altro, qualcosa che hanno nella testa e che non esiste, se non nelle loro menti. Il fatto è che tutto ciò che la mente pensa – non importa quanto buono e giusto sia nella sua scala di valori – semplicemente non può esistere se non è in armonia con la bellezza universale.
La bellezza è il fine manifesto di questa grande immagine che chiamiamo “esistenza”, che per essere vissuta secondo i principi Wabi Sabi non può essere antropocentrica. Una visione antropocentrica del mondo ci porta inevitabilmente a sentirci separati da ciò che ci circonda, e non parte di esso. Se facciamo qualcosa che per noi è bello e giusto, ma che non considera gli ibis neri e l’orso dal collare, la martora e il procione, allora non è veramente bello. Ciò che è bello è ciò che è in armonia con il tutto.
Una giustizia antropocentrica non è una giustizia per l’universo. L’universo non punisce e non premia nessuno, semplicemente cancella ogni nota stonata, ogni tratto di pennello fuori luogo.
La bellezza è la forma sotto cui l’amore si manifesta nel mondo sensibile. E poiché l’esistenza è amore, ciò che non è amore non è possibile. L’unica cosa assente in natura è la bruttezza, perciò il brutto non è possibile se non nella mente umana. Cambiare mente, come il serpente cambia la pelle, e acquisire una mente sempre più naturale è procedere sulla via del Wabi Sabi. Questo cambiamento di mentalità è un cambiamento del mondo, ed è fantastico!
A me piace definire “mente poetica” la mente estetica che spunta, come un raggio di sole, da dietro le nuvole della mente moralistica. La bellezza, infatti, è poesia.
La mente poetica analizza e associa e pensa, ma con valori e finalità diverse, che trasportano la logica sul binario della non-dualità.
Il libro “Wabi-Sabi” è disponibile in tutti gli store online e nelle librerie