Didattica A Distanza ed Educazione: possono coesistere?
In questo periodo la Didattica A Distanza coinvolge quasi tutte le scuole d’Italia, dalla scuola primaria fino all’università. Certe realtà propongono qualcosa di simile, seppur di breve durata e con intenti diversi, addirittura alla scuola materna.
Non è questa la sede per avviare dibattiti riguardo alla scelta più o meno corretta di chiudere le scuole italiane. Vorrei invece porre un grande interrogativo: la Didattica A Distanza è un atto educativo? Perché se la scuola è la sede regina dell’insegnamento e dell’educazione non può e non deve trasformarsi in qualcosa che non è, nemmeno in questo periodo di pandemia.
Non vale, insomma, il detto milanese “piuttosto di niente meglio piuttosto” perché la scuola vive su principi ben saldi, definiti e sani e mutare questi principi di base vuol dire snaturare un organismo e trasformarlo in altro. Con tutte le conseguenze del caso.
La Didattica A Distanza è un ripiego, una soluzione provvisoria, un modo di affrontare un’emergenza. Se questo escamotage per i ragazzi più grandi può presentare oltre agli innumerevoli lati negativi ormai noti a tutti (isolamento sociale, eccessivo tempo trascorso al computer, poco movimento, peggioramento della vista e via dicendo) anche alcuni aspetti positivi, per i bambini della scuola primaria i benefici sono nulli.
Con la Didattica A Distanza si perde uno dei principali cardini dell’educazione scolastica nell’infanzia: la relazione tra maestro e alunno. Uno schermo può mostrare i visi ma non gli sguardi, i silenzi parlanti, il movimento del corpo che comunica. Tutti elementi fondamentali in qualsiasi processo educativo. Se mancano, si sta facendo qualcos’altro.
La Didattica A Distanza non è scuola, è altro. E questo altro è qualcosa di educativo per il bambino?
La fatica di continuare a fare scuola, a scuole chiuse, dice chiaro che la scuola è relazione in atto, quasi mai in differita o a distanza.
(Alessandro D’Avenia)
Perché si è scelto di rispondere all’emergenza con la Didattica A Distanza
La Didattica A Distanza è sembrata l’unica soluzione possibile principalmente per due motivi. Per poter mantenere un collegamento con la scuola e i compagni (seppur solo visivo ed uditivo) e per poter continuare il programma scolastico.
Non si è però assolutamente plasmata questa soluzione in base all’età scolastica. Se può essere un intervento provvisorio che può funzionare con i ragazzi più grandi, con quelli più piccoli non si possono raggiungere i due obiettivi indicati in precedenza poiché proprio per la loro età e maturazione i bambini hanno bisogno di presenza. Per apprendere, per crescere, per capire, per vivere. Fornire loro questa presenza tramite un’assenza mascherata non è una soluzione. Non permette loro di esperire il programma scolastico e nemmeno di relazionarsi in modo costruttivo con i pari e con il maestro. Attraverso il computer possono vedere e sentire ma non essere educati.
La mia minuscola opinione di un manovale dell’educazione: la dad sta creando un solco profondissimo che dovremo gestire a fine emergenza. Non c’entra il digital divide, ma l’idea stessa di scuola come avviamento alla collettività. La dad riempie, non nutre.
(orporick alias Riccardo Giannitrapani, insegnante di matematica)
Esistono alternative alla Didattica A Distanza?
Per la scuola primaria è doveroso trovare delle alternative. In questa situazione d’emergenza la nostra creatività di adulti può davvero sorprendere, arricchire e continuare a mantenere l’identità della scuola seppur in altre forme. Prima della creatività deve però esistere nell’adulto una profonda conoscenza del mondo infantile.
Una possibile soluzione che giunge subito alla mente è, dato che ogni processo educativo si basa sulla relazione, chiedere ai genitori o a chi viene affidato il bambino per quel periodo provvisorio di fare da tramite con la scuola. Di essere lui stesso il ponte educativo tra bambino e scuola. L’atto dell’insegnamento passerebbe quindi dalla presenza fisica di un adulto che, tramite le indicazioni dei maestri, si farebbe loro collaboratore. Nei tempi, nei modi e negli spazi più adatti a ciascun adulto.
Rispondere ad un’emergenza con questa semplice modalità aiuterebbe il bambino a fare davvero scuola. In modo diverso, ma con gli stessi principi di un qualsiasi atto educativo.
C’è poi chi ha deciso proprio in queste ore di non far aderire i propri figli alla Didattica A Distanza. Altra soluzione possibile. Sul Corriere dell’Umbria una coppia di genitori spiega questa loro decisione. La mamma in questione, Margarita Soledad Assettati, è anche psicoterapeuta e grazie al suo lavoro ha potuto studiare in modo approfondito il tema spinoso della Didattica A Distanza e gli effetti negativi per i bambini. E proprio per questo motivo ha deciso di impegnarsi in prima persona nell’educazione scolastica dei figli durante queste settimane di chiusura delle scuole.
A seconda dell’età del bambino le soluzioni creative in linea con la sua maturità psicologica, cognitiva ed emotiva possono essere davvero tante. E tutte senza l’utilizzo di dispositivi tecnologici non adatti al suo sviluppo.
Senza Didattica A Distanza non si fa scuola?
C’è una convinzione comune diffusa: se in questo momento di emergenza non si fa Didattica A Distanza allora non è possibile fare scuola. Se questo può essere, in parte, vero per i ragazzi più grandi non lo è assolutamente per i bambini della scuola primaria. Per loro scuola è ritmo, presenza, relazione, dinamiche sociali, giochi, curiosità, entusiasmo, regole, adulti che sono guide. Il programma scolastico dei vari contenuti non può esistere se non sussistono prima queste basi educative poiché il bambino impara grazie alla fiducia, alla socialità, alla sicurezza interiore, alla gioia dell’incontro.
Il bambino ha diritto ad una vera educazione.
Molto si è parlato in questi ultimi tempi dei diritti dell’uomo, e specialmente dei diritti del lavoratore, ma è giunto il momento di parlare dei diritti sociali del bambino.
MARIA MONTESSORI