Quando ero piccola, assieme ai miei amici giocavo al re del silenzio. Consisteva semplicemente nel rimanere il più tempo possibile senza parlare, senza fare rumore. E all’epoca, mi chiesi se una persona rimasta per anni senza proferire parola si sarebbe dimenticata del suono della sua voce.
Oggi, riflettendoci meglio, credo che sia possibile perché lo facciamo spesso con la nostra voce interiore: dimentichiamo quali sono i nostri reali bisogni, quali sono le nostre aspirazioni, i nostri talenti, rinunciamo ai nostri sogni. Ci dimentichiamo di noi e fatichiamo a fare la differenza tra ciò che ci nutre e ciò che ci rende sempre più svogliati, stanchi, infelici.
Abbiamo scordato il suono della nostra voce interiore.
Dimenticarsi di sé: non ascoltare i propri bisogni
Non siamo più abituati a prenderci cura di noi, a rispondere alle nostre reali esigenze, perché ci siamo allontanati da noi stessi mettendo a tacere la nostra voce interiore di fronte alle richieste e alle aspettative altrui, di fronte ad un mondo inconsapevole e cieco che forse ci voleva diversamente da ciò che siamo ora, quando questa unicità è la fonte della sua ricchezza. Ma lui non lo sa, e noi l’abbiamo scordato.
Ci ricordiamo di noi spesso quando il carico mentale si fa troppo opprimente, quando il corpo crolla, quando il cuore, ferito ed esausto, capitola di fronte all’ultima perdita. Ci ricordiamo delle troppe rinunce fatte quando è troppo tardi o quando fa male.
Ma possiamo smettere di farci violenza e rimparare ad essere gentili, comprensivi, pazienti verso di noi. Possiamo tornare ad abitarci, ad abitare tutto ciò che siamo, a riempire la nostra vita della nostra presenza.
Quali sono i nostri bisogni: la piramide di Maslow
In psicologia, il bisogno è la percezione della mancanza di uno o più elementi che costituiscono il benessere della persona; non rispondere ai bisogni implica minare questo benessere, ma quali sono i nostri bisogni?
Intorno agli anni 50, lo psicologo Abraham Maslow concepì la gerarchia dei bisogni, che rappresentò schematicamente con la piramide che ancora oggi porta il suo nome: la piramide di Maslow.
La piramide di Maslow è costituita da 5 livelli di bisogni:
• Primo gradino: Bisogni fisiologici (cibo, respiro, ecc.)
• Secondo gradino: bisogni di sicurezza, di protezione.
• terzo gradino: bisogni di appartenenza.
• Quarto gradino : bisogni di stima, di successo.
• Quinto gradino: bisogni di realizzazione.
Come detto in precedenza, si tratta di una gerarchia di bisogni: appena un gradino è soddisfatto, si passa al successivo e così via.
Ma oltre alla piramide di Maslow, esistono altri modelli di rappresentazioni dei bisogni, tra cui la griglia dei 14 bisogni fondamentali di Virginia Henderson, che prende in considerazione, oltre ai bisogni citati da Maslow, anche il desiderio di libertà della persona e la sua individualità: ognuno di noi ha delle esigenze diverse.
La griglia di Virginia Henderson è usata tutt’oggi nell’assistenza infermieristica.
“Mentre è importante stabilire che esistono bisogni comuni a tutti, è altrettanto importante rendersi conto che tali bisogni vengono soddisfatti a seconda del modo diverso di concepire la vita, di cui esistono infinite varietà.”
(Virginia Henderson)
Esistono quindi molti modi per prendersi cura di sé, ma tutti emergono dalla stessa matrice, ovvero, quella del rispondere ai propri bisogni.
I bisogni dell’essere non si limitano soltanto alla sfera fisica, materiale, come avere il necessario per vivere in salute, al sicuro, protetto; i reali bisogni di un essere umano spaziano dal sentirsi amati, rispettati, membri di un gruppo di pari, sentire di avere un posto nel mondo, un ruolo utile per la comunità, poter vivere esperienze nuove che ampliano lo spettro delle sue percezioni, poter contare su stimoli intellettuali, ecc.
Ognuno di noi ha bisogni specifici ed ignorarli può portare a non vivere bene, a non sentirsi completi ed appagati.
L’errore è quello di confondere il minimo indispensabile per vivere bene con i bisogni esclusivamente materiali (il primo gradino della piramide di Maslow) perché sono i più concreti e visibili, e di conseguenza, dimenticare che siamo degli esseri fatti di emozioni, sentimenti, pensieri, idee, creatività, istinti.
Questa dimenticanza può portare a farti violenza, a dimenticarti di te nella tua propria vita, ma puoi sempre ricominciare ad ascoltarti per rimediare, puoi ricominciare a trovare la via di mezzo tra le tue necessità concrete della vita di tutti i giorni e quelle interiori, a conoscerti meglio, a rispettarti ed amarti nel tuo essere plurale e camminare con dignità nel mondo. Con gentilezza ed attenzione verso il tuo essere.
Avere cura di te è il primo passo da fare per vivere bene
Puoi rimparare ad avere cura di te osservando anche la natura intorno a te: gli alberi non rinunciano a trarre dalla terra ciò di cui hanno bisogno per crescere forti, vigorosi, gli alberi non prendono lo stretto-minimo-indispensabile per sopravvivere (a stento); prendono ciò di cui hanno bisogno per vivere bene, per crescere e fruttificare.
“Abbi cura di te.
Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un’idea senza avere un’idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.
Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti. E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta.
Respira con la profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta.”
(Tratto dal libro “Va dove ti porta il cuore”, di Susanna Tamaro)
È molto probabile che quando tornerai a rispondere a tutti i tuoi bisogni, ad avere cura di te, proverai una sottile gioia: non quella che provi in assenza di problemi ma quella che senti nonostante i problemi.
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e Operatrice in discipline bio-naturali
www.risorsedellanima.it