Ci sono libri che lasciano segni indelebili. Libri che cambiano il modo di vivere la vita. Libri che scavano così tanto nell’interiorità del lettore da trasformarlo.
“La città della gioia” di Dominique Lapierre è uno di questi libri, pubblicato per la prima volta in francese nel 1985.
Un viaggio doloroso, toccante, drammatico e meraviglioso da intraprendere dentro a noi stessi.
Non esistono molti libri in grado di toccare corde così profonde, di far gioire, emozionare e disperare in modo autentico.
Il libro si ambienta a Calcutta, il cuore dell’India. E riesce a donare i grandi insegnamenti di vita degli indiani più poveri. Non si può trovare più ricchezza più grande.
Secondo un antico detto indiano “tutto ciò che non viene donato va perduto” ed è proprio questa frase il fulcro di tutto il racconto di Lapierre. Le sue pagine sono difficili da recensire, vanno solo vissute e sperimentate sulla propria pelle, vanno lette a piccoli dosi per non rischiare di rimanerne ferito più del dovuto.
Immergendosi nella lettura si comprendono le più grandi verità della vita, quelle che ci sfuggono nella nostra quotidianità distratta. Una tra queste è racchiusa in una frase del libro:
“Quando si vuol tenere per sé una cosa precisa, tutto il resto sfugge, mentre staccandosene, si può godere di tutto, senza possedere niente in particolare.“
Lapierre, per scrivere queste ricche pagine, ha trascorso circa due anni in uno slum indiano, in una delle bidonville più povere dell’India. E si è reso testimone di intrecci di vita nemmeno immaginabili per noi occidentali.
Grazie a questo libro è riuscito a creare grandi aiuti economici e progettuali indirizzati all’India povera.
Non vi resta che acquistarlo e prepararvi ad uno dei più incredibili viaggi della vostra vita…