Quando le cose, le persone o le situazioni iniziano ad essere troppo ingombranti, troppo pesanti o troppo faticose accade qualcosa che può essere immenso ma anche molto piccolo che giunge per riportare equilibrio.
E’ la famosa goccia che fa traboccare il vaso.
Quella goccia che si dovrebbe sempre benedire e ringraziare perché è come la miccia in grado di attizzare il fuoco. Proprio il fuoco di cui abbiamo bisogno.
Il fuoco del cambiamento, della rivoluzione, della rinascita.
In questi giorni un qualcosa di molto piccolo ha creato un movimento mondiale epocale.
Ci stiamo ritirando per fare spazio al mondo.
E così facendo il mondo respira.
E con esso anche noi.
Non poteva esserci esperimento mondiale più importante. L’aria è più pulita, viviamo dell’essenziale, non possiamo più fuggire da noi stessi, dobbiamo fare i conti ogni giorno con un tempo dilatato.
Siamo ritornati a mettere le mani in pasta per cucinare, sforniamo il pane che acquistavamo solo nei panifici, abbiamo iniziato a dipingere, a creare con l’argilla, a scrivere.
Siamo diventati padroni del nostro tempo.
E, come per i bambini, la noia ci porta ad essere creativi.
Quella creatività perduta da chissà quanto tempo. Quella creatività ritenuta fino ad oggi non importante, non redditizia, solo una cosa per bambini.
Eppure stiamo riscoprendo che senza creatività nulla ha un senso.
L’inquinamento, dentro e fuori di noi, sta diminuendo. La natura ci invita a fiorire, a mostrare a noi stessi e agli altri le nostre gemme più preziose, quelle che abbiamo nascosto fino ad ora.
Abbiamo finalmente il tempo di diventare artisti, scrittori, cuochi, attori o poeti. Di farlo senza preoccuparci di come siamo vestiti o pettinati, di farlo senza distrazioni, di seguire la voce del nostro intuito che fino ad ora abbiamo messo a tacere perché non in linea con i nostri impegni quotidiani.
Le piazze vuote mostrano la loro bellezza e la loro maestosità, le strade isolate raccontano delle infinite storie che hanno assistito ed ospitato, gli alberi si rigenerano in un silenzio d’altri tempi, gli uccellini regalano melodie mai ascoltate. E la notte si riappropria del suo mistero, senza rumori a disturbarla.
Che grande riscatto questo per il mondo intero. L’uomo si è dovuto mettere da parte. Anche per il suo bene.
Abbiamo tanto tempo ora da custodire. Abbiamo le nostre case da curare e da abbellire. Abbiamo noi stessi da scoprire.
Un tempo in grado di seminare in noi qualcosa di rivoluzionario.
Non poteva nascere una rivelazione così imponente in un giorno o in una settimana. C’era bisogno di più tempo.
E l’Universo ce lo ha concesso.
Ora sta a noi eliminare le erbacce che ci hanno tolto energie vitali, fare spazio per la nuova semina, sentire intuitivamente quali semi piantare e lasciare fiorire ciò che vuole emergere.
E’ il momento della pulizia, della purificazione e della rinascita.
Siamo liberi. Finalmente liberi.
Di essere davvero noi stessi.
Verrà poi il momento di riversarci nelle piazze, di passeggiare nella natura, di scalare le vette delle montagne. Ma saranno momenti sacri, mai scontati.
Saremo pronti ad inchinarci come non mai a così tanta bellezza.
Ora però non siamo ancora pronti. Abbiamo bisogno di tempo da trascorrere con noi stessi per far nascere questa consapevolezza, questa delicatezza d’anima, questa sacralità.
E’ il momento del ritiro, di nasconderci, di fare spazio al mondo.
Elena Bernabè