Dentro ad ognuno di noi c’è un istinto, una forza primordiale che chiede prepotentemente di essere ascoltato. Il suo linguaggio è un codice d’altri tempi, d’altri mondi, di una natura sottile ma profondissima.
Sussurra dentro ad ognuno di noi. Sempre. Ogni giorno.
Solo in pochi però riescono ad afferrare questo sussurro, questo alito di vento, questa leggera e particolare fragranza. Solo le persone più attente, più fluide e aperte alla vita e ai suoi continui mutamenti, solo le persone in grado di creare una mente silenziosa riescono a coglierne i messaggi in modo chiaro ed immediato.
Per tutti gli altri la voce di questa nostra guida interiore, di questo nostro occhio interno che tutto vede, arriva in modo spiacevole, doloroso e faticoso. In realtà è ormai giunto il momento di considerare la fatica, il dolore fisico o psichico, la “sfortuna” e gli accadimenti “spiacevoli” come gli alleati più importanti della nostra vera essenza, della nostra anima, del nostro nucleo più profondo. Solo ed esclusivamente in questo modo riusciamo a destarci, a captare i messaggi che ci arrivano.
Se siamo scontenti della nostra vita dobbiamo ringraziare la nostra scontentezza e avere fiducia in essa: è giunta per comunicare con noi. Possiamo immaginarla come il messaggero che ci viene in aiuto per farci comprendere e farci agire, per farci cambiare rotta. Se invece ci facciamo travolgere da questa sensazione, da benedizione si trasforma nella più grande maledizione e ne rimaniamo intrappolati.
Il nostro compito è creare una mente silenziosa, essere vigili fuori e dentro di noi, imparare ad osservare senza giudicare e senza mettere in moto il pensiero (o imparare a bloccarlo quando in automatico prende il sopravvento).
Un compito difficile da attuare oggigiorno ma non impossibile. Basta affidarsi alle nostre più grandi passioni, ai nostri passatempi preferiti. Dobbiamo ri-iniziare a nutrire la nostra anima come nutriamo il nostro corpo. Anche lei è affamata di vita ma non le diamo ascolto e la portiamo ad ammalarsi. Ciò che la nutre è ciò che ci fa stare bene e che ci rilassa: chiediamoci qual è quell’attività che ci fa perdere il senso del tempo, che ci fa entrare in una dimensione diversa, che ci rigenera. E portiamola nelle nostre vite tutti i giorni. Solo così l’anima si rasserena, il pensiero tace, la creatività si espande e diveniamo attenti ed esperti nel cogliere qualsiasi messaggio diretto a noi.
Dobbiamo imparare a percepire le nostre emozioni, le nostre condizioni, i nostri fastidi, le nostre gioie. Ad osservarli, a riconoscerli in noi, a dedicarci ad essi con attenzione e con presenza, a vestirli della nostra fiducia.
Hanno un grande messaggio da farci arrivare. Non da interpretare, non da capire, ma solo da osservare.
Le nostre paure ci chiedono solo attenzione, solo così possono rivelare la loro natura di guida, di maestro, di faro che illumina il cammino. Dobbiamo osservarle e percepirle senza giudizio, senza pensiero, senza ragionamento.
Quando per esempio arriva la rabbia non dobbiamo dare ad essa una causa esterna a noi, non dobbiamo giudicarla o respingerla. Semplicemente sentiamola, osserviamola, chiediamo ad essa cosa è venuta a portarci, fidiamoci del suo potere di guida.
Con gli occhi ben aperti, del viso e dell’anima (o del vero sé o della propria essenza o della propria guida interiore. Si può chiamarla come si vuole), ci si desta e si ricevono doni immensi. Ogni giorno.
Ci si deve svegliare ogni mattina accogliendo ogni emozione che giunge come si accoglie un ospite importante, illustre, un saggio d’altri tempi.
Elena Bernabè