La graviola (Annona muricata), appartenente alla famiglia delle Annonaceae, è un piccolo albero sempreverde originario dalle aree tropicali del Sud e Nord America, Amazzonia compresa. Produce un frutto grande e di colore giallo- verde che può pesare fino a 5 kg, con un diametro attorno ai 20 cm contenente all’interno una morbida polpa bianca.
I suoi frutti sono molto apprezzati per la loro dolcezza e sono usati in molteplici impieghi alimentari, inoltre gli estratti “etanolici” della graviola (ottenuti facendo macerare in alcool parte della pianta) hanno dimostrato la loro efficacia contro il virus Herpes symplex, il protozoo responsabile della leishmaniosi ed il mollusco di acqua dolce Biomphalaria glabrata, ospite del verme parassita Schistosoma mansoni.
Le proprietà di cui vogliamo parlarvi però, le troviamo nella corteccia, nelle foglie, nelle radici e nei semi, dove la pianta racchiude delle molecole in grado di combattere il cancro.
Alcune di queste sostanze, ribatezzate acetogenine annonacee, sono tuttora ritenute responsabili di effetti antitumorali ed antivirali ampiamente dimostrati in vitro, cioè in laboratorio: il comportamento biologico è estremamente diverso in vivo e quindi questi effetti potrebbero essere completamente inesistenti nella pratica clinica.
Una di queste sostanze, la cis-annonacina, ha dimostrato un effetto citotossico (capacità di danneggiare le cellule, in questo caso tumorali) nei confronti di linee cellulari dell’adenocarcinoma del colon, 10.000 volte superiore a quello dell’Adriamicina ® (Doxorubicin), chemioterapico usato nel trattamento di una vasta famiglia di forme tumorali, però c’è da dire che non è l’unico farmaco col quale andrebbero fatti i controlli e i paragoni: nella chemioterapia si usa un farmaco piuttosto che un altro sulla base della risposta media al trattamento, quindi se è molto più potente del Doxorubicin, non è detto che sia altrettanto potente rispetto ad un altro chemioterapico per la cura del cancro al colon.
Sempre dall’esperienza in vitro, le acetogenine hanno dimostrato effetti citotossici contro cellule cancerose del fegato (l’epatocarcinoma), del seno (MCF-7), della prostata (PC-3), del pancreas (PACA-2), del polmone (A-549) e del colon (HT-29).
Purtroppo anche la graviola ha i suoi effetti collaterali tanto quanto un comune farmaco come quelli ipotensivi, vasodilatatori e cardiodepressivi (diminuisce l’eccitabilità miocardica).
Tra gli altri possibili effetti collaterali si sottolineano la nausea ed il vomito (se assunta ad alte dosi) ed i disordini del movimento, con mieloneuropatia e sintomi simili a quelli della malattia di Parkinson.
Inoltre in caso di utilizzo prolungato, l’effetto antibatterico potrebbe alterare la normale flora batterica intestinale e l’utilizzo ne è sconsigliato in soggetti ipotesi o cardiopatici; prudenza nei pazienti in trattamento con farmaci ipotensivi e non è da usare durante lagravidanza e l’allattamento.
E poi una delle molecole più naturali che esistano, il taxolo, derivato dal tasso (la pianta n.d.r.) è di una tossicità estrema, tanto da essere usato in chemioterapia. Quindi l’assioma “naturale uguale senza effetti collaterali né controindicazioni” non è assolutamente corretto, come non è corretto leggere di fantomatiche aziende che hanno nascosto i risultati, o che dei medici vogliano tenere nascosta la scoperta per motivi economici. E’ giusto sapere di cosa si parla e sopratutto informarsi, ma sopratutto tenere presente che purtroppo i miracoli difficilmente avvengono e difficilmente una diffusione di informazioni scorrette ed incomplete favorisce la ricerca e lo sviluppo, anzi a volte si rischia di incorrere nell’effetto contrario.
[Fonti: my-personaltrainer.it]
Un grazie particolare al dottor Federico Caobelli Medico specializzando in medicina nucleare per le sue precisazioni e delucidazioni in merito.