Bambina mia,
crescerai in un mondo dove ti faranno sentire spesso inadeguata, debole, incapace. Ti faranno sentire in colpa, inferiore, reprimeranno la tua voce. Ti diranno che il tuo corpo è sbagliato, che i tuoi sogni non valgono nulla, che tu non vali nulla perché sei nata femmina. Tu, non ascoltarli: sono solo bugie.
Tu, come molte altre prima di te, hai il potere di farti sentire: hai il diritto di urlare i tuoi “no”, di costruire i tuoi “sì”, di lottare per far rispettare i tuoi diritti, di trovare il tuo posto nel mondo e di lasciare il segno. Non sarà facile, dovrai lottare il doppio, perché il mondo ancora non capisce quanto tu sia importante, ma alla fine ce la farai.
Sii la donna che vuoi essere tu, non quella che si aspettano da te. Fai della tua vita la tua più bella opera. Sii felice e orgogliosa di te: sei nata femmina, puoi fare l’impossibile.
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Il diritto alla rabbia, a dire “no”: una questione di rispetto
Quando siamo piccole, non possiamo arrabbiarci, ne farci valere, quello che ci è autorizzato a fare è piangere (cosa negata ai maschietti altrimenti vengono bollati da “femminucce”, come se essere femmina fosse un insulto), allora sfoghiamo quelle emozioni attraverso le lacrime (spesso di nascosto): piangiamo di tristezza, di rabbia, di gioia.
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E poi ci dicono che siamo troppo emotive: magari basterebbe che qualcuno ci lasciasse vivere le nostre emozioni, che ci educasse ad entrare in contatto con loro, a riconoscerle senza doverle reprimere. Impareremo che abbiamo il diritto di esprimere la nostra rabbia, di dire “no”, di difenderci quando viviamo un’ingiustizia, impareremo che pure la nostra voce è importante e che non dobbiamo tacere. Impareremo a rispettare il nostro sentire senza nasconderci per paura di disturbare, impareremo a rispettare noi stesse quando diventeremo grandi, a rivendicare ciò che ci è dovuto senza paura di fare un torto a qualcuno.
E magari, quando saremo donne smetteremo una volta per tutte di camminare all’ombra degli uomini e ci decideremo a metterci al loro fianco, senza paure, e a collaborare nel tenere le redini di questa società che sta andando alla deriva. Ognuno sarà allora libero di fare la sua parte, al meglio delle sue possibilità, rispettandosi a vicenda. È un’utopia? Per ora sì, ma bisogna pure cominciare da qualche parte: il rispetto reciproco è già un buon punto di partenza.
La nostra cultura discrimina ancora le bambine (e siamo nel 2019!)
Anche se siamo nel 2019, le discriminazioni sono ancora all’ordine del giorno, sicuramente abbiamo fatto dei passi in avanti rispetto al passato ma non basta: siamo solo giunti ad un punto di buon senso anche se spesso non messo in pratica, dove si riconosce che il genere femminile non è inferiore a quello maschile e che merita pari opportunità. Ma nella fattispecie, al livello culturale, facciamo fatica ancora ad uscire da un certo stampo discriminatorio.
Mettiamo che in una famiglia ci siano 3 bambini: maschio e femmina che hanno la stessa età e sono grandicelli, e un neonato. Se i genitori devono chiedere ad uno dei due figli maggiori di badare al piccolo, si chiederà alla femmina. Se c’è la necessità di chiedere un aiuto in casa, si chiederà alla femmina. Spesso il maschio è trattato diversamente da sua sorella e molto probabilmente crescerà non sapendo come badare ad un bambino piccolo (anche se probabilmente diventerà padre in futuro) e non si sentirà in dovere di contribuire alle faccende domestiche da adulto quando vivrà in coppia. Quindi, perché a lui è permesso imparare quando sarà grande ed avere un trattamento diverso dalla sua sorella che ha la stessa età? Perché lei è femmina e lui maschio?
L’educazione non dovrebbe avere confini legati al sesso di appartenenza (e vale la stessa cosa per il “bricolage” con le bambine, insegnateci come cavarcela per favore).
La responsabilità e la maturità si acquisiscono con l’esperienza, se non si lasciano i maschi fare alcune esperienze scaricandole sempre sulle femmine, è logico che arrivati all’età adulta non sapranno come comportarsi e tenderanno a non lanciarsi in attività ritenute “da femmine”, ma questo semplicemente perché saranno stati educati così, non perché ha qualche reale fondamento.
Quindi, se vogliamo contribuire ad una reale parità tra uomini e donne, dobbiamo partire dall’educazione dei bambini e delle bambine. E qui vorrei fare un appello alle mamme (non bruciatemi sul rogo per quanto vi chiederò, ve ne prego): i vostri figli cresceranno, diventeranno uomini quindi permettete loro di crescere responsabilizzandoli, insegnate loro la collaborazione e mostrate loro che la casa è una micro-società dove ognuno deve fare la sua parte se si vuole che funzioni. Il peso di questa micro-società non può riposare interamente sulle spalle della donna se questa è pure forzata a rimanere nell’ombra: questo non fa che accentuare un’ideologia che crea discriminazione e violenza.
Non c’è nulla di degradante ad imparare ad essere autosufficienti, anche e soprattutto nelle faccende domestiche o nelle relazioni coi piccoli, anzi! Sappiamo tutti quanto la figura paterna è importante per lo sviluppo dei bambini perciò date ai vostri figli gli strumenti adeguati per diventare i bravi genitori di domani.
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Dopotutto il rispetto affonda le radici nell’educazione e l’educazione, nell’esempio.
Fonte: Fanpage.it
Il mondo cambierà assieme alle bambine…
Il mondo cambierà assieme alle bambine, quando non dovranno più reprimere la loro rabbia, quando saranno libere di esprimersi, quando non saranno costrette a vestirsi da principessine a carnevale quando volevano il costume di Batman. Il mondo cambierà quando smetteremo di deviare i loro interessi da tematiche considerate più maschili: come lo sport, la chimica, la matematica, la politica.
Il mondo cambierà quando permetteremo alle bambine di essere delle bambine libere di seguire le loro aspirazioni e non più delle bamboline che non possono arrabbiarsi, dire “no”, o difendersi quando si sentono prevaricate; le cose cambieranno quando sentiranno che i loro diritti valgono tanto quanto quelli dei maschi, quando sapranno che i torti che subiscono non sono meno gravi perché loro sono femmine e che la giustizia non farà differenza in base all’intimo che portano.
Il mondo cambierà quando le bambine cresceranno e non si sentiranno di appartenere al “sesso debole”, a quello relegato alle mansioni più superficiali o di minore responsabilità, quando non saranno più discriminate sul posto di lavoro, quando non si sentiranno più chiedere durante i colloqui se vogliono avere dei figli, un giorno.
Le bambine di oggi saranno le donne di domani, donne in grado di cambiare il mondo, assieme agli uomini responsabili e di buona volontà, se glielo permetteremo, se daremo loro gli strumenti per farlo, se li sosterremo entrambi.
Perché le cose non devono continuare in questo modo…
Fonte: Fanpage.it
Devono cambiare.
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e operatrice in discipline Bio-Naturali
www.risorsedellanima.it