Solitamente siamo abituati a sognare la casa ideale con ampi spazi aperti, tante e grandi stanze, scale, cucine spaziose e magari anche due o più bagni… ma è proprio questo che dà felicità o si può vivere bene e magari anche meglio in spazi ridotti?
Ad insegnarci come vivere in piccoli appartamenti è la filosofia di vita giapponese riportata da Dominique Loreau nel suo libro “Vivere in piccolo – la gioia di abitare in un pugno di metri quadri” dove l’autrice spiega l’importanza della serenità e delle cose essenziali e ad eliminare il superfluo, proprio come succede in Giappone.
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Questa filosofia di vita non aiuta solamente a vivere in ambienti piccoli ma fa riscoprire anche la gioia di eliminare quello che non serve anche dalla propria vita.
Vivere in case piccole e ristrette dona, per assurdo, più libertà, forse basta pensare al tempo che si impiega per le pulizie e per riordinare una casa grande e mettere in confronto quante cose si potrebbero fare non avendo questa incombenza.
Inoltre le abitazioni più piccole possono anche far risparmiare soldi, sia per l’affitto o l’acquisto dell’immobile stesso, sia per l’arredamento minimal che per i costi di gestione quali elettricità o riscaldamento e manutenzione.
L’autrice di questo libro, Dominique Loreau, è una saggista francese che dal 1970 vive in Giappone, in questa regione, dove la gente abita per lo più in piccolissimi appartamenti, lei tiene lezioni e seminari su come vivere la vita nel modo più semplice possibile. Un altro libro famoso della stessa autrice è proprio “L’arte della semplicità”.
Se si pensa che in Giappone niente è costruito per durare a lungo, basti guardare l’antico tempio Shintoista di Ise che viene abbattuto e ricostruito ogni venti anni, le micro case giapponesi sono il prefetto connubio tra abitazione ritagliate su misura in funzione delle esigenze dell’individuo o del nucleo familiare e una valvola di sfogo indispensabile per riuscire a convivere con i ritmi compressi e frenetici di realtà urbane caotiche. Per questo motivo è tanto importante che in questi piccoli spazi ci sia ordine e il superfluo venga eliminato.
In una traduzione di alcune parti del libro si può leggere:
“La casa deve permettere il riposo fisico e mentale, è più facile vivere bene quando si ha poco, perché gli oggetti complicano la vita, consumando tempo ed energia. Vivere in un piccolo spazio, quindi, non significa accontentarsi, ma avere più tempo per se stessi e per gli altri, per gli aspetti più intellettuali e spirituali della vita. La vera ricchezza, insomma, è vivere con meno: quello che i giapponesi chiamano seihin (dignitosa povertà)”.
Si può capire come sia importante riequilibrare la propria vita eliminando quello che “ruba” energia vitale, lasciando spazio alla mente, alle relazioni e al relax.
La cultura nipponica non dilata lo spazio, anzi tende a minimizzarlo, e così fa anche con la luce, preferiscono che la loro abitazione sia un luogo arricchito con giochi di ombre e riflessi che rendono più eleganti e misteriosi sia gli esseri umani sia gli oggetti, piuttosto che un ambiente troppo luminoso, essi preferiscono gli interni compatti e dall’atmosfera intima e discreta.
“La penombra, ai loro occhi, arricchisce l’ambiente di fascino e di mistero,ma paradossalmente allarga anche lo spazio in maniera notevole. In quelle piccole abitazioni dove tutto è leggero, flessibile, sobrio, compatto ed essenziale non manca nulla, e gli oggetti sono amovibili in modo che si possano adattare alle esigenze del momento”.
Le loro abitazioni sono concettualmente essenziali ma in un certo modo piacevoli opere d’arte, ordinate, fatte di angoli silenziosi e paraventi con i quali riorganizzare gli spazi. Gli arredi non hanno grande importanza fanno parte di quelle cose che nella vita non dovrebbero diventare punto di focalizzazione, punto di interesse.
Eliminare ciò che ingombra, grandi divani che mettono distanza tra le persone, grandi tavoli che allontanano le parole e gli sguardi, suppellettili che distraggono gli occhi da quello che è veramente importante. Svuotare la casa dalle cose superflue è come svuotare la mente dalle cose che le impediscono di fluttuare libera, sognare, rilassarsi, godersi ogni attimo di pace.
E’ anche vero che per noi occidentali questa filosofia di vita può risultare claustrofobica, in effetti la casa come siamo abituati a viverla assume un ruolo completamente diverso, è un punto fermo, un luogo dove tornare, dove assaporare il profumo di ricordi, dove rivedere le corse dei bambini intorno al tavolo, il luogo delle nostre radici, dove magari generazioni si sono susseguite; mentre per i giapponesi la casa è principalmente un luogo dove dormire, non trascorrono mai troppo tempo dentro l’abitazione trascinati dagli impegni frenetici della società metropolitana; risulta quindi più semplice per loro abitare in un ambiente austero e piccolo, dove trovare un momento di pace tranquillità senza distrazioni.
Ripensando però al luogo dove abitare si può raggiungere un compromesso senza finire in micro case ma eliminando il superfluo che ruba tempo ed energia e imparando a fare spazio nella propria vita.
Articolo scritto da Valeria Bonora – valeria2174.wix.com
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