L’aggressività fine a se stessa, e quindi non utile alla sopravvivenza, sarebbe, secondo alcuni teorici come Dollard o Hobbes, da ricondurre ad una ferita, un senso di esclusione o disprezzo che spingerebbe l’individuo a vendicarsi e a mostrare un atteggiamento aggressivo.
“La frustrazione conduce sempre a qualche forma di aggressività.”
(John Dollard)
Come nasce l’aggressività: diverse teorie
Per cominciare, bisogna precisare che la rabbia e l’aggressività sono due cose separate: mentre la rabbia è una risposta momentanea di difesa, il comportamento aggressivo è nella maggior parte dei casi parte del carattere della persona e mira a danneggiare qualcuno o qualcosa. L’aggressività sarebbe in molti casi considerata come un disturbo del comportamento che accompagna spesso altre patologie: schizofrenia, nevrosi, autismo, demenza, psicosi,…
Molte teorie sono state formulate sulla genesi dell’aggressività: secondo l’ottica cognitivista, l’aggressività si impara da piccoli, basta crescere in un ambiente familiare caratterizzato da manifestazioni aggressive e nello stesso tempo attribuire valori positivi alle persone aggressive che le attuano (potere, autorità, ecc.) per sviluppare una propensione all’aggressività.
Per altri, come Hobbes, le persone aggressive diventano tali in seguito ad uno stato di frustrazione prolungato e ripetuto; altri ancora affermano che le persone aggressive mostrano un certo livello di sofferenza interiore causato da ferite emotive.
Come riconoscere l’aggressività: le diverse manifestazioni
L’aggressività ha molti visi. In effetti, esistono diverse categorie di comportamenti aggressivi (troverai la fonte di questa categorizzazione nel link qui sotto):
- L’aggressività attiva: La persona aggressiva usa la forza per ferire l’altro.
- L’aggressività passiva: non si presta soccorso all’altro in caso di bisogno, lo si ignora.
- L’aggressività diretta: la persona aggressiva usa una modalità mirata che si concretizza nell’utilizzazione del proprio corpo per causare sofferenza.
- L’aggressività indiretta: si fanno circolare menzogne e calunnie sul conto dell’altro.
- L’aggressività autodiretta: è l’aggressività rivolta a se stessi.
- L’aggressività eterodiretta: l’aggressività rivolta verso gli altri, per il semplice fatto che sono diversi da noi.
- L’aggressività reattiva: è il desiderio di vendetta dopo aver subito un torto.
- L’aggressività proattiva: la violenza è pianificata ed obbedisce ad una specifica strategia di distruzione dell’altro.
Tratto da : State of Mind
Come difenderti davanti a persone aggressive
Tuttavia, se è vero che molte persone aggressive soffrono interiormente, ciò non implica che tu debba sopportare le loro continue vessazioni. Rimettendo a loro la responsabilità delle loro azioni, vediamo insieme cosa puoi fare tu per evitare di subire ingiustamente la loro aggressività.
Strategia #1 Fai un passo indietro
Se ti ritrovi davanti ad un drago sputa-fuoco, la prima cosa da fare è metterti fuori dalla sua portata; ma come fare se il drago in questione è un tuo parente o qualcuno a te vicino? La soluzione è il distacco emotivo.
→ Leggi anche: “Non sprecare il tuo tempo con chi critica sempre gli altri”
Osservare la scena con una visuale più ampia ti aiuterà a non prendere sul personale gli attacchi che l’altro muoverà verso di te e di conseguenza non ne soffrirai (o molto meno). Impedendo all’altro di riversare il suo veleno su di te, gli toglierai il potere di ferirti.
Quando una persona si mostra aggressiva nei tuoi confronti, lei cerca in realtà di mostrare la sua superiorità ma questa azione ha senso solo se tu e lei siete sullo stesso piano. Se ti sposti ed esci dal piano di paragone, la prepotenza sparisce perché l’altro si ritrova di colpo senza un metro riferimento. Non può più paragonarsi a te. Se il bersaglio sparisce, contro chi lancerà le sue pietre?
Strategia #2 Usa le domande come contrattacco
Le persone aggressive cercano lo scontro: lanciando un sasso, si aspettano di ricevere la stessa cosa per poter rispondere scagliando contro l’avversario l’artiglieria pesante. Ecco perché chi risponde con le rime si ritrova spesso immischiato in una guerra già persa: se tu devi rispondere improvvisando, l’altro agisce spesso con premeditazione ed è quindi più preparato di te.
Vuoi vincere la guerra? Smetti di lottare.
Invece di rispondere, fai domande: l’altro ne rimarrà destabilizzato e dopo 5 domande di seguito (10 se necessario), vedrai l’aggressore andarsene dal campo di battaglia di sua spontanea volontà.
Come mai? Immagina che l’altro ti lanci una palla da tennis, per recuperarla ha bisogno che la persona contro la quale la scaglia si chiudi fino a formare un muro, così la sua palla rimbalzerà su di lei e lui potrà lanciarla all’infinito. Più ti chiuderai e più potrà lanciarla forte.
Se invece ti apri, facendo domande, la palla non potrà rimbalzare su di te e l’altro perderà progressivamente tutte le sue palle/munizioni. Fine della partita.
“Il buon guerriero non è aggressivo, un buon combattente non si lascia prendere dall’ira. Chi sa vincere non ha bisogno di dar battaglia.”
(Lao Tzu)
Strategia #3 La tecnica del muro di gomma
Questa strategia è una tecnica ibrida per trattare con le persone aggressive: mentre evita all’altro di demolirti, ti permette di definire i limiti da non oltrepassare e di proteggerti da eventuali attacchi alla tua integrità.
Il muro di gomma non è una tecnica di attacco, ma di difesa: è un atto benevolo nei tuoi confronti, che serve a tutelarti senza danneggiare l’altro. È un atto di affermazione dei tuoi diritti, sono i “no” detti con consapevolezza e fermezza, è anche la distanza fisica che metti tra te e l’altro. Il muro di gomma serve a preservare la tua persona. Se l’altro vuole continuare a fare la guerra, lo farà senza di te.
Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice e shamanic storyteller
www.risorsedellanima.it