Igor Sibaldi è uno scrittore per metà italiano per metà russo studioso di teologia, filologia, filosofia e storia delle religioni. Nel corso degli anni ha pubblicato innumerevoli libri, dalle traduzioni di romanzi e racconti di Tolstoj a quelle dei più famosi testi sacri, tradotti in modo totalmente nuovo e inaspettato.
Basti pensare al Vangelo di Giovanni ne Il Codice segreto del Vangelo, o al Libro della Creazione, e la sua vasta produzione letteraria non si esaurisce qui. La caratteristica principale di Sibaldi è l’ironia destabilizzante, delicata ma pungente, unita a una semplicità di linguaggio che rende i suoi contenuti accessibili a un vasto pubblico.
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Nulla è banale né scontato in Sibaldi, i dubbi sono all’ordine del giorno, perché per vivere meglio non basta vivere bene, bisogna andare oltre il benessere e se stessi, rinunciando alla certezza delle verità assolute.
Ecco di seguito 10 frasi di Igor Sibaldi su cui vale la pena riflettere.
1. Ciò che temi o detesti è ciò che ancora non conosci, non hai scoperto, e di cui ancora non ti sei accorto: e non è negli altri, ma in te; è un’area buia che tu proietti da dentro.
In questa frase Sibaldi ci incoraggia a riflettere sulle caratteristiche altrui che ci infastidiscono, il cosiddetto Lato Oscuro di cui tanto ha parlato anche Carl Gustav Jung. E’ proprio lì, dice Sibaldi, che si nascondono parti di noi che non vogliamo accettare e che, quindi, proiettiamo sul mondo circostante, evitandole.
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2. Chi trasforma le proprie paure in alleati comincia d’un tratto a procedere di vittoria in vittoria.
La paura ci blocca, ci indebolisce, alimenta odio, rancore e stati negativi perlomeno finché, dice Sibaldi, non si riesce a trasformarla in un alleato. A quel punto la vittoria va da sé.
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3. Nessuno è più libero e sano di chi è più di se stesso e riesce a vedere il proprio «io» come se fosse un altro.
Essere se stessi, come spesso ci viene ribadito, aiuta davvero a essere felici? Sibaldi mette in discussione questa teoria dicendo che la libertà si raggiunge andando oltre se stessi, vedendo il proprio io in modo diverso, al di là di ciò che è. Essere se stessi implica invece accontentarsi dello status quo.
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4. Il magistero della Chiesa avrebbe subìto un duro colpo se la traduzione della Genesi dall’ebraico avesse dimostrato che la teologia cristiana era partita male.
In questa frase Igor Sibaldi si riferisce agli errori di traduzione presenti nella Genesi, errori spesso causati da omissioni volontarie, incoraggiandoci a mettere in discussione le verità che diamo per scontate.
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5. Ogni dote non adoperata diventa un intralcio.
Le doti secondo Sibaldi possono essere straordinarie alleate purché vengano riconosciute e adoperate. Quando invece rimangono nell’ombra, si trasformano in pesanti fardelli.
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6. E’ tipico delle menti razionali diffidare di tutto ciò che i loro criteri non riescono a spiegare
La razionalità crede solo in ciò che può spiegare ricorrendo ai parametri della scienza e della logica. Ne deriva una diffidenza per tutto ciò che non è razionale. Eppure basta poco per sfatare questo mito: se non avessimo il naso probabilmente ignoreremmo l’esistenza degli odori, ma essi esisterebbero a prescindere dalla nostra capacità di percepirli. Non potrebbe valere lo stesso per altre dimensioni, realtà, stati d’essere?
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7. Quando fai ciò che fanno gli altri, tanti si congratulano con te, ma non per te: sono contenti solo perchè ti CAPISCONO. E «capire» viene da «càpere» che significa: «prendere», «tenere», «contenere». Ti capiscono: ti contengono, ti tengono. Loro e il loro mondo sono la tua prigione.
Pensiamo di essere liberi perché ci sentiamo compresi dagli altri, e non ci accorgiamo che la vera libertà inevitabilmente, soprattutto agli inizi (e non solo), comporta un rifiuto da parte del mondo esterno che, destabilizzato da essa, non riesce a contenerla e quindi la allontana.
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8. Terra e cielo, nell’uomo, sono rispettivamente ciò che l’uomo conosce e ciò che ancora non conosce di se stesso.
Siamo abituati a pensare che la Terra sia qui e ora, e il Cielo lassù, in attesa della nostra venuta. Sibaldi ci dice invece che sono metafore: la terra è ciò che l’uomo sa, conosce, il Cielo è ciò che l’uomo deve ancora scoprire di se stesso.
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9. Teme il mondo chi teme che estranei gli guardino nell’anima e ne restino amareggiati.
Sibaldi spiega la paura del mondo in questi termini, come qualcosa che nasconde un’anima non fiera di se stessa, che ha quindi timore di mostrare la sua vera faccia.
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10. Vai avanti, entri nel tuo aldilà personale, e cominci ad accorgerti che puoi superare delle soglie che prima neanche vedevi, e fare passi da gigante: dipende solo da te, dal tuo coraggio interiore.
Quando ci accontentiamo dello status quo e di ciò che siamo, non possiamo superare le porte che ci permettono di fare passi da gigante innanzitutto perché nemmeno siamo in grado di vederle. Come si fa ad aprire una porta che non si vede?