Anteprima
Psicologia

Sindrome dell'impostore. Quando non ci si sente mai pronti a spiccare il volo

Di Sandra Saporito - 28 Gennaio 2018

Conosciamo tutti quella persona che passa la sua vita a studiare ma che non si sente mai pronta a spiccare il volo perché, secondo lei le mancano le capacità necessarie, non ne sa abbastanza per lanciarsi oppure perché ha paura di imbrogliare la gente, almeno è ciò che pensa, anche se nella pratica dimostra di saperne molto di più della maggioranza delle persone e di essere più affidabile di molti altri che si auto-proclamano esperti.
studiare

“Il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza.”
—Jorge Luis Borges

Cosa si nasconde dietro tutto questo? Perché chi giunge al successo grazie al proprio lavoro e studio pensa di essere un impostore che ha solo avuto fortuna, mentre chi è incapace sopravvaluta le sue competenze fino a dichiararsi pubblicamente come esperto nel suo settore?

Una questione di percezione

Se da una parte abbiamo l’effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva a causa della quale delle persone poco esperte tendono a sopravvalutare le proprie abilità spacciandosi per veri fenomeni nel loro settore quando, in realtà, non lo sono; da un’altra parte, abbiamo delle persone molto capaci, che per la loro propensione a studiare e sperimentare di continuo, potrebbero essere proprio degli esperti ma non riescono a sentirsi tali, anzi! Meglio non affrontare neanche l’argomento in quanto potrebbe fargli sentirsi tremendamente a disagio.
impostore

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”
— Bertrand Russell

Gli inglesi hanno coniato un termine per il disturbo queste persone: “Impostor syndrome”, ovvero la sindrome dell’impostore. Scoperta dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes, questa sindrome descriverebbe una condizione psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall‘incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto “impostori”. Questa sindrome è ancora oggetto di studio e non rientra per ora tra i disturbi mentali riconosciuti.

Menti brillanti in un mondo tetro

Pare che di questa condizione soffriva pure Albert Einstein, che disse un giorno ad un suo amico…
Albert Einstein

“La considerazione esagerata in cui viene tenuto tutto il mio lavoro, mi mette a disagio e talvolta mi fa sentire un imbroglione, anche se involontario.”

Sì, hai letto bene, stiamo parlando proprio di lui, uno dei geni della fisica, filosofo e premio Nobel, ma a fare compagnia ad Einstein c’è una miriade di attori, scrittori, musicisti di talento, professori universitari, ricercatori, uomini e donne d’affari ecc… Per citarne solo alcuni, troviamo Maya Angelou, autrice di 11 libri, nominata al premio Pulitzer e vincitrice, tra le altre cose, di cinque Grammys, Denzel Washington, attore da tre Golden Globe e due Academy Awards, e la pluripremiata Meryl Streep, che potremo vedere dal 1 febbraio al cinema nel film “The Post, diretto da Steven Spielberg.
giornalista

“Essere intelligenti, significa essere diffidenti, anche riguardo a sé stessi.”
— Paul Léautaud

Ad accentuare questa percezione disfunzionale, c’è la società malata che ci circonda: iper-competitiva, basata sul bullismo e che ci fa ballare continuamente sul filo del rasoio tra crisi finanziarie e del lavoro, aumentando nelle persone dotate quel sentimento di non essere veramente all’altezza o di non meritarsi quei successi per i quali, a dir il vero, hanno lavorato sodo e per i quali il riconoscimento è più che guadagnato.

Quando il sentimento di appartenenza prevale su tutto il resto

A sminuirsi spesso sono anche le donne in carriera, che pur di non essere considerate come delle fuori classe e quindi essere allontanate dal loro gruppo di pari, svalutano i propri traguardi e conoscenze affidando al caso e alla buona sorte i loro successi.
donna in carriera
L’intelligenza non è sempre vista come una dote ma bensì come un fardello, che ci fa sentire in colpa di essere diversi, allora invece di chiedere agli altri di salire su quella scala che porta al miglioramento continuo, perché quella scala è senza fine, si sale di nascosto per scendere appena qualcuno punta il suo naso, perdendo di vista il valore dei propri sforzi e anche una buona dose di autostima.

Fare la differenza tra esperto ed impostore

scacchi
Il mondo non è né bianco né nero e nello spettro della personalità di ognuno di noi, ci sono molte sfumature ma a volte la caricatura può aiutarci a capire meglio alcune dinamiche più sottili, motivo per il quale ti propongo alcuni punti che potranno aiutarti a drizzare le orecchie qualora fosse necessario:
– L’ impostore pensa di sapere tutto, l’esperto sa che la conoscenza è una materia senza confini.
Sopra l’impostore non c’è nessuno, sopra l’esperto, ci sono altri esperti ancora più competenti.
– L’ impostore passa molto tempo a provare agli altri che è un esperto, il vero esperto non lo fa: ha ben altro a cui pensare.
L’impostore insegna per alimentare un suo ego smisurato, l’esperto insegna per essere d’aiuto alle persone.
– Per l’impostore il confronto è una seccatura inutile, per l’esperto invece è un’opportunità per ampliare le sue conoscenze.

L’umiltà e il dono dell’imperfezione

L’umiltà sembra proprio la chiave intorno alla quale girano sia la sindrome dell’impostore sia l’effetto Dunning-Kruger, c’è chi ne ha troppo e chi non abbastanza. Per vivere bene ed evitare di essere sopraffatto da una percezione di noi stessi totalmente sbagliata, è utile quindi riuscire a dosarla bene.

“La superbia si preoccupa di chi abbia ragione. L’umiltà si preoccupa di che cosa sia giusto.”
— Ezra Taft Benson

Ci sono persone che per troppa umiltà pensano di essere delle nullità quando in realtà le loro capacità sono sbalorditive ‒ e potrebbero addirittura aiutare gli altri ‒ rischiando così di privare la loro comunità di un contributo prezioso, quando l’inerzia porta quest’ultima lentamente verso la mediocrazia. Poi ci sono gli altri, i veri imbroglioni, che invece di sbraitare a tutti i venti quanto loro sono eccelsi potrebbero cominciare a fare sul serio e studiare invece di parlare.
Se è legittimo dubitare di sé stessi, bisogna capire quando il troppo storpia. Essere umili e rimettersi in questione è il motore che ci spinge ad imparare e migliorare sempre, ma non deve essere il freno che ci impedisce di celebrare i nostri successi, grandi o piccoli che siano. Nessuno di noi sarà mai perfetto e nessuno lo deve pretendere perché è quell’imperfezione che fa girare il mondo. Senza imperfezione non ci sarebbe nessuna evoluzione. Tutto sarebbe allora statico, morto. L’imperfezione è ciò che rende la nostra vita un viaggio entusiasmante verso una meta sconosciuta. La nostra vita è colma di imperfezioni, ed è perfetta così.

“Io credo che la prima prova per un uomo davvero grande è la sua umiltà. Per umiltà io non intendo il dubitare delle proprie capacità. Ma alcuni grandi uomini hanno la strana sensazione che la grandezza non sia in loro, ma li attraversi. Ed essi vedono qualcosa di divino in ogni altro uomo.”
—John Ruskin

Sandra “Eshewa” Saporito
Autrice &Shamanic storyteller
www.risorsdellanima.it





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