Carl Rogers è stato un famoso psicologo statunitense noto per aver fondato la terapia non direttiva ed essersi specializzato nello studio sul counseling nell’ambito della psicologia umanistica. Dopo gli studi agrari, decise di passare alla Teologia per poi trasferirsi in Cina per alcuni mesi in occasione di una conferenza internazionale. Questo viaggio fu particolarmente significativo per Rogers, tanto da indurlo a intraprendere un nuovo corso di studi in ambito psicopedagogico, non appena rientrato in patria.
Innamorato delle teorie di Otto Rank e dell’esistenzialismo europeo, Rogers pubblicò il suo primo libro nel 1939, intitolato “The Clinical Treatment of the Problem Child”, che gli valse la cattedra di psicologia clinica in Ohio. Successivamente, a partire dal 1942, Rogers gettò le basi della client-centered therapy, ovvero la terapia incentrata sul cliente, una delle forme di Psicoterapia Umanistica più famose al mondo, fondando nel 1944 a Chicago, il primo counseling center. Di lì in avanti Rogers sfornò numerosi libri incentrati su questo approccio alternativo alla psicologia, di cui uno dei più famosi e importanti rimane “Client centered-Therapy”, suo manifesto. Nel 1947 Rogers divenne presidente dell’American Psychological Association nel 1956 presidente di The American Academy of Psychotherapists, l’anno successivo ottenne anche la cattedra di Psicologia e Psichiatria all’Università del Wisconsin. Nel 1964 abbandonò l’insegnamento trasferendosi in California e fondando, qui, il Center for the Study of the Person e l’Institute of Peace per lo studio e la risoluzione dei conflitti. Morì nel 1987 per un attacco cardiaco.
Descrivere in poche parole i suoi studi è riduttivo ma, tanto per introdurvi al suo pensiero, abbiamo tentato di estrapolarne 10 punti salienti.
La psicologia Rogersiana in 10 punti
1. Secondo Carl Rogers ogni persona tende alla cosiddetta realizzazione di sè, ovvero è spinta interiormente a crescere e ad adattarsi alla propria natura autentica. Questa spinta naturale viene però ostacolata dall’ansia, dalla paura e da altri blocchi che determinano la comparsa di problemi psicologici. Essi quindi derivano dall’incapacità della persona di essere ciò che è, spesso a causa di sentimenti, pensieri e idee assorbiti dall’esterno, in antitesi con la propria essenza. Attraverso la terapia, lo psicologo deve aiutare la persona a ricontattare se stessa, accettandosi.
2. Nella Psicoterapia centrata sul cliente, quest’ultimo ha una posizione egualitaria nei confronti del terapeuta. Difatti il cliente è incoraggiato a non vivere l’esperienza della terapia in modo passivo ma come principale protagonista, in grado di affrontare eventuali problemi in prima persona. Il terapeuta abbandona il ruolo di esperto dei problemi del cliente e diventa piuttosto suo collaboratore.
3. Il linguaggio utilizzato durante la terapia è semplice, centrato sul cliente, e non ci sono teorie preconcette a cui adattarsi nè presunte verità oggettive. L’unica verità è il vissuto del cliente perché, stando a Rogers, solo la persona può sapere chi è davvero e quindi è l’unica a poter trovare le risposte che cerca.
4. Per Rogers l’uomo ha tutte le capacità per crescere in autonomia e per diventare se stesso, è sufficiente che impari a svilupparle e da questo punto di vista il terapeuta può essere d’aiuto.
5. L’individuo è percepito come essere unico ed irripetibile.
5. Il terapeuta secondo la concezione di Rogers deve possedere la cosiddetta congruenza, ovvero dev’essere in contatto con il suo vissuto durante i vari incontri, dimostrandosi trasparente e capace di accettare il cliente anche se è diverso da lui, quindi dev’essere capace di non giudicarlo. Altra caratteristica importante è l’empatia del terapeuta nei confronti dell’interiorità del cliente, che non deve tuttavia indurre un’identificazione con quest’ultimo. Perché queste caratteristiche sono importanti? Per evitare eventuali griglie mentali e l’utilizzo di metodi predefiniti con il cliente.
6. La consapevolezza dell’uomo non è un’esperienza necessariamente di tipo intellettuale ma radicata nell’esperienza emotiva, pertanto ogni individuo può diventare consapevole di se stesso.
7. Proiettarsi nel futuro per Rogers è più importante che registrare il passato e in tal senso la sua psicologia risulta rivoluzionaria. Perché rimanere ingabbiati nel passato evitando di vivere l’esperienza come processo attivo, rischia di bloccare la persona e il suo sviluppo.
8. Secondo Rogers il comportamento di un individuo non dipende in modo meccanicistico da fattori biologici o sociali, e questo perché la vita psichica ha una carattere interattivo e dinamico.
9. Le persone durante l’infanzia tendono a sviluppare naturalmente le proprie potenzialità ma a volte, per sentirsi apprezzate ed amate soprattutto da genitori e insegnanti, possono deviare da questo sviluppo. Questo accade quando i bambini vengono sottoposti a “ricatti”, come “sei cattivo se ti comporti in quel modo” o “ti amo solo se fai così…”, “non ti voglio bene se ti comporti in quel modo” e via dicendo. Parole che inducono a non sviluppare un buon concetto di sè, creando problemi e contraddizioni nella percezione di se stessi negli anni avvenire, e incoraggiando lo sviluppo di meccanismi di autodifesa. Il terapeuta, secondo Rogers, deve creare con il cliente il clima giusto per aiutarlo ad abbandondare gli atteggiamenti di difesa incoraggiandolo ad esprimere i propri sentimenti veri, sia positivi che negativi.
Laura De Rosa