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Perché abbiamo l'Abitudine di Soffrire in Silenzio?

Di Valeria Bonora - 29 Maggio 2017

Ci sono diversi tipi di carattere ma indipendentemente da quello che ognuno esterna c’è sempre la tendenza a non esternare il proprio dolore che può essere fisico o mentale, normalmente tendiamo a chiuderci in noi stessi, a soffrire in silenzio, nella mente, celando quello che stiamo realmente passando e provando a chi ci sta intorno.
E’ una scelta che fa la maggior parte di noi, forse per dimostrare al mondo quanto siamo forti, ma arriva un momento in cui il dolore che proviamo dentro inizia a crepare il guscio esteriore e a romperci in mille pezzi. Quante volte alla domanda “cos’hai?” avete risposto “niente, va tutto bene“, celando quel qualcosa che vi torce le budella, che vi lacera dal di dentro.
soffrire in silenzio
Può essere qualsiasi cosa un amore perduto, una persona cara in difficoltà, un litigio, un diverbio, un dolore fisico, una malattia… ma il coraggio per affrontare questo dolore non arriva mai, e allora lo celiamo a chi ci sta intorno per evitare di affrontarlo, di viverlo per davvero.
Mostrare la vulnerabilità o affrontare il giudizio di altri non è cosa semplice, anzi la maggior parte delle volte sono proprio questi due aspetti a frenarci e a far si che il soffrire in silenzio diventi parte di noi; ottimismo e sicurezza però sono effimere dimostrazioni di ciò che non siamo e a lungo andare logorano anche i più forti.
Forse la società moderna contribuisce a quest’immagine da “duri“, dove chi mostra il proprio dolore è visto come debole, troppi ragazzini vivono questa situazione malamente e non esternando il proprio malessere finiscono con cadere in depressioni che portano poi alle tragiche conseguenze che leggiamo sui giornali, altre volte invece sfogano il dolere interno procurandosi un dolore esterno come nel caso dei tagli sulle braccia, un chiaro sintomo di malessere non dichiarato ed esternato nel modo peggiore.
soffrire in silenzio
Il modo migliore per affrontare questo dolore, c’è poco da dire, è quello di imparare ad amarsi; la depressione dovuta al dolore, al sentirsi inadeguati, al soffrire in silenzio è una realtà e non va sottovalutata e sembra puerile il consiglio di amarsi di più, ma a volte basta davvero poco per alleggerire il cuore.
Un’altra cosa da fare è chiedere aiuto ad esperti, uno psicologo può aiutare a tirare fuori quella parte dolorosa, a volte parlare con un estraneo che non giudica o non critica ma anzi aiuta può essere liberatorio da molti punti di vista.
E’ importante affrontare il dolore prima che cancelli ogni tipo di volontà personale, non è facile e nessuno dice che lo sia, ma è fondamentale per evitare di spezzarsi.
 
Il dolore silenzioso, quello che stringe il cuore e lo stomaco, che ci fa provare ansie e paure va affrontato perché altrimenti peggiora, negarlo non lo elimina e non lo sopisce, anzi, i pensieri negativi si rafforzano fino ad intrappolarci e quando accade anche le relazioni ne patiscono, rischiamo di chiuderci sempre di più in noi stessi e di minare anche le relazioni sociali.
Soffrire in silenzio è una di quelle cose che ci segnano, ci cambiano inesorabilmente, perché è innegabile che il dolore cambi le persone, e nessuno si merita di cambiare se stesso per paura di affrontare quello che ci fa soffrire.
Come detto prima basta un lumino di speranza per riaccendere la voglia di vivere e di ridere, questo lumino lo possiamo accendere in qualsiasi momento quando decidiamo di non voler più soffrire in silenzio, quando decidiamo di chiedere aiuto o ancora meglio quando decidiamo di rispondere alla fatidica domanda “cos’hai?” con quello che realmente abbiamo e non con un “niente“.
soffrire in silenzio
Il vaso della felicità può essere d’aiuto a ricordare i momenti belli della nostra vita, quando il buio si infittisce basta aprirlo e leggere le cose felici che ci sono accadute per ritrovare un minimo di luce che ci aiuti ad uscire dal fantomatico “tunnel“.
 
A volte le persone che soffrono in silenzio si circondano di un’armatura impenetrabile proprio per evitare che qualcuno possa vederci dentro o possa colpirci nuovamente, questa armatura rende ancora più difficile il relazionarsi con gli altri, questo senso di frustrazione si specchia poi in laghi di ira e prevaricazione, la nostra anima ne esce sconfitta in ogni caso.
 
Soffrire in silenzio è la più subdola forma di autolesionismo che si possa apportare a noi stessi, cercate qualcuno che possa aiutarvi, cercate una mano che vi afferri e vi capisca, fatevi aiutare da un terapeuta: la strada è in salita ma dalla vetta la vista è la migliore.
Articolo scritto da Valeria Bonoravaleria2174.wix.com





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