Caso o coincidenze? Si è a lungo dibattuto sull’argomento e non è semplice districarsi tra le tante teorie. Penso che ognuno di noi abbia il diritto di pensarla a modo proprio e nulla sia vero in assoluto. La realtà cambia a seconda dei punti di vista. Per quanto mi riguarda ritengo che le coincidenze esistano ma non tutto sia riconducibile ad esse.
Sull’argomento ho letto diversi libri e riflessioni tra cui il “Linguaggio segreto di segni e coincidenze” di Gian Marco Bragadin che, rifacendosi alla legge di sincronicità di Jung, raccoglie testimonianze a tema spiegando al lettore in che modo interpretare questi “segni”, anche i più banali come una multa.
La sincronicità secondo Jung
Bragadin si rifà alla sincronicità di Jung descritta come “principio di nessi acausali“, consistente in “un legame tra due eventi che avvengono in contemporanea, connessi tra loro ma non in maniera causale, cioè non in modo tale che l’uno influisca materialmente sull’altro; essi apparterrebbero piuttosto a un medesimo contesto o contenuto significativo, come due orologi che siano stati sincronizzati su una stessa ora.” Con a-casuale Jung fa riferimento all’assenza di una logica spazio-temporale di causa effetto spiegando che le sincronicità non sarebbero soggette a questa logica.
Esempi di sincronicità sono il pensare a una persona e riceverne immediatamente la chiamata; pensare a un numero e vederlo subito dopo nella realtà; pensare a una frase e sentirla dire subito dopo e così via. Tutte coincidenze che ricordano da vicino la chiaroveggenza, intesa come capacità di intravedere i fili dell’esistenza. In tale ottica le sincronicità sono delle risposte esterne a qualcosa di interno. Un ponte tra dentro e fuori, basso e alto, materia e spirito. Possibili, nell’ottica junghiana, perché la psiche individuale è immersa in una psiche collettiva, con cui comunica oltre lo spazio-tempo.
Jung individuò diverse tipologie di sincronicità: eventi spontanei particolari, eventi ordinari che possono verificarsi in qualunque momento, procedimenti mantici come la consultazione degli oracoli, in grado di fornire risposte appropriate in modo apparentemente casuale. E altri ancora. Anche se è bene specificare che il concetto di sincronicità muta nel corso del suo lavoro, vestendosi di nuove interpretazioni man mano nel tempo.
Le coincidenze in Arthur Schopenhauer
Delle coincidenze e della non-casualità del mondo ne parla anche Arthur Schopenhauer nel testo “Speculazione trascendente sull’apparente disegno intenzionale nel destino dell’individuo” dicendo: “non vi è nulla però di assolutamente casuale, e anche ciò che sembra massimamente tale non è altro se non qualcosa di necessario, che si realizza in modo attenuato. Delle cause determinate, per quanto lontane nella catena causale, hanno già da lungo tempo stabilito necessariamente che esso doveva verificarsi proprio ora, e contemporaneamente a quell’altra cosa. Ogni avvenimento cioè è un termine particolare di una catena di cause degli effetti, procedente nella direzione del tempo.”
Può apparire un concetto complesso ma in realtà basta osservarsi con più attenzione per coglierne le sfumature nella quotidianità. Focalizzati sul qui e ora, che a differenza di quanto si va dicendo rappresenta perfettamente la società occidentale di oggi, tendiamo a perdere la visione d’insieme. Volgendo lo sguardo indietro, invece, è facile accorgersi di come gli eventi si muovano spesso in modo sensato, a dispetto del nostro volere. Per esempio, capita di convincersi che sia il momento giusto per crescere dal punto di vista professionale. Questo non avviene e mesi dopo, ci rendiamo conto che non eravamo pronti per quel passo. Le coincidenze, quel piano che è dentro di noi ma che agisce senza il nostro intervento cosciente, sembra orientarci nella direzione giusta sebbene, all’occhio della ragione, sia la direzione sbagliata.
E prosegue Schopenhauer, offrendo un’interessante spiegazione dell’attrazione per i metodi divinatori: “La tendenza dell’uomo a prendere gli auspici, […] il suo aprir la Bibbia, i suoi giochi di carte, le sue colate di piombo e il suo contemplare il sentimento del caffè, eccetera, testimoniano la sua convinzione, contrastante a ogni fondamento razionale, che sia in qualche modo possibile riconoscere da quanto è presente e sta dinanzi agli occhi ciò che è nascosto nello spazio o nel tempo, ossia ciò che è lontano o futuro, che si possa da quello dedurre questo, se soltanto si possiede la vera chiave del cifrario.”
La sincronicità secondo Marie-Louise Von Franz
L’allieva di Jung Marie-Louise Von Franz afferma che i fenomeni sincronici non siano prevedibili poiché legati ad eventi casuali. La studiosa ritiene altresì che si presentino in situazioni di forte eccitazione psichica, per esempio quando si incontra un amore importante.
Altro strumento prezioso per incoraggiarci a riconoscere le coincidenze nella quotidianità, a parere degli analisti junghiani, sono i sogni, che andrebbero il più possibile ricordati con tanto di dettagli. Secondo queste teorie nel momento in cui prestiamo loro ascolto, favoriamo l’integrazione tra messaggi inconsci e vissuto cosciente contribuendo all’equilibrio mentale, che a sua volta favorirebbe l’attenzione alle sincronicità.
Laura De Rosa