C’è una storiella, la possiamo definire così, che gira in rete da qualche anno, nessuna fonte ufficiale, molto probabilmente è una bufala anzi lo è quasi sicuramente, ma mi piace così tanto che sono arrivata alla conclusione che può insegnare davvero un nuovo modo di pensare e voglio raccontarvela e spiegarvene il significato più intrinseco.
La storiella la trovate un po’ ovunque basta cercare su Google la parola “Nabajyotisaikia” che molto probabilmente è inventata e non vuol dire nulla, ma che nel contesto della storia ha un significato ben preciso.
La leggenda narra che esista una fantomatica tribù africana (non è specificato ne quale sia e ne dove si trovi esattamente, ma alcuni fanno risalire la fonte al gruppo etno-linguistico che comprende oltre 400 etnie: i Bantu) dove quando qualcuno fa qualcosa di sbagliato, viene preso e messo al centro del paese; a questo punto la tribù si riunisce intorno al malcapitato e lo circonda, ma non aspettatevi lapidazioni o mortificazioni di nessun tipo, anzi viene narrato che ogni abitante della tribù ricordi alla persona incriminata tutte le cose buone che egli ha fatto nella sua vita, questo rituale dura per due giorni, nei quali chi ha commesso l’errore può capire quanto in realtà sia importante agli occhi degli altri.
Ma perché fanno questo? Sempre la storia narra che questa tribù creda che ogni essere umano venga al mondo puro, ognuno desidera solo sicurezza, amore, pace e felicità, ma che a volte capita di commettere degli errori, e questi vengono visti dalla comunità come una richiesta di aiuto, e per questo motivo si riuniscono per risollevarlo, per riconnetterlo alla sua vera natura, per ricordagli chi é veramente e quale sia la verità da cui era stato temporaneamente staccato.
A questo punto della narrazione entra in gioco la parola strana Nabajyotisaikia, che sembra quasi uno starnuto impronunciabile, ma che a parer della narrazione sembra significhi “Ti rispetto, ti amo, sei importante per me”. E qui entra in gioco un’altra parola di cui le origini sembrano piuttosto sconosciute: Shikoba (ma in alcune versioni della storia diventa Midori) che sarebbe la risposta e dovrebbe significare “Così, io esisto per te”…
Ok la storia è stata narrata, è carina, surreale ma…. Pensiamoci bene, l’idea non è sbagliata, infatti aiutare chi ha sbagliato è probabilmente il modo migliore per dare una seconda opportunità a quella persona, piuttosto che offenderla, giudicarla, maltrattarla o peggio ancora punirla.