Dall’11 al 19 Ottobre si terrà a Milano il Festival delle Lettere, un concorso annuale di lettere. Si legge sul sito della manifestazione:
“dieci anni, oltre ventimila lettere scritte rigorosamente a mano e una missione a guidare la prima e più grande manifestazione italiana dedicata alla scrittura in carta, penna e francobollo: riempire ogni forma di distanza, fisica, culturale o sociale attraverso una lettera.”
Lo slogan di questo meraviglioso festival è “Una lettera ti mette a nudo”. Non poteva esserci frase più adeguata: scrivere una lettera ha infatti il potere sorprendente di liberare emozioni, pensieri e riflessioni che non potrebbero in nessun altro modo essere liberati.
Sempre sul sito si legge:
“Sono pochi i concorsi a cui può partecipare un bambino di 5 anni come una vecchietta di 95. Il Festival delle lettere è uno di questi o forse l’unico.
Il concorso prevede l’emissione di un bando, valido da dicembre a giugno, con l’annuncio del tema dell’edizione; l’operazione di selezione avviene con particolare attenzione agli argomenti che si ritiene abbiano la necessità di essere discussi e sviscerati, cercando una declinazione che sia “interpretabile” da parte dell’autore. Il tema è rinnovato di anno in anno.”
Una manifestazione che toccherà di certo l’anima di tutti i partecipanti.
Il Jane Goodall Institute Italia è charity partner dell’evento e per l’occasione la stessa Jane Goodall, la primatologa britannica più famosa al mondo, ha scritto una lettera sul futuro del pianeta e della generazioni future che vogliamo riportarvi per intero.
“81 anni di vita e il mondo che mi circonda è completamente cambiato. Quando ero bambina non esisteva la televisione, non c’erano le email o i telefoni cellulari. Leggevamo libri di carta ed io trascorrevo il mio tempo all’aria aperta con il migliore tra tutti i miei amici, il mio cane Rusty.
Innovazione e sviluppo hanno reso la vita molto più semplice, non c’è dubbio. Ma in modo altrettanto indiscutibile hanno inflitto terribili danni all’ambiente e aggravato le condizioni di povertà in cui vivono milioni di persone. Abbiamo dato origine ad una società avida e materialista che si è diffusa in tutto il mondo. Una società cresciuta oltre ogni limite.
Se ci ostiniamo a proseguire su questa strada come nulla fosse, il futuro dei nostri figli e delle nuove generazioni è destinato ad essere sempre più cupo. Alcuni di voi, probabilmente, sanno esattamente di cosa sto parlando. Lo sanno, ma si sentono inutili: questi problemi sono troppo grandi, come può una singola, minuscola persona fare in qualche modo la differenza?
Così vi sentite inermi. Forse addirittura depressi. Oppure ancora molto arrabbiati. Lasciate dunque che, con questa lettera, io vi sveli un segreto. Ognuno di voi può davvero fare la differenza, giorno dopo giorno. Tutti noi possiamo. E siamo noi a scegliere che tipo di cambiamento portare avanti. Provate a pensare a tutte le conseguenze delle piccole scelte che compiamo ogni giorno: cosa comprare ad esempio – cibo, vestiti e tutto il resto. Da dove proviene? Come è stato realizzato? Ha causato la sofferenza di un animale o è in qualche modo derivato dallo sfruttamento di lavoro minorile? Ne abbiamo davvero bisogno? Stiamo attenti a non dimenticare la luce accesa o a non sprecare l’acqua del rubinetto? Come trattiamo, noi per primi, le altre persone e gli animali? Quando a porsi queste domande e a fare delle scelte etiche ogni giorno non sarà soltanto uno, ma saranno finalmente miliardi di noi, il mondo non potrà che essere un posto migliore. Si tratta soprattutto di abbattere le barriere che abbiamo costruito tra nazioni, culture e religioni differenti, provando a portare avanti qualcosa di giusto insieme.
Qualunque sia il colore della nostra pelle, il sangue che scorre dentro di noi è lo stesso. Ridiamo quando siamo felici e piangiamo quando ci sentiamo tristi. Ci innamoriamo. A dieci anni ricordo di aver letto un libro intitolato Tarzan delle scimmie. Sfogliando quelle pagine decisi che, una volta diventata grande, sarei partita per l’Africa e avrei vissuto con gli animali della foresta e scritto libri su di loro. “Impossibile!” mi fu risposto. La Seconda guerra mondiale stava imperversando in tutta Europa, l’Africa era troppo lontana, i soldi non bastavano neanche per mangiare ed io in fondo che cos’ero? Soltanto una ragazza.
Fu mia madre a dirmi: “Se desideri davvero qualcosa dovrai lavorare sodo per ottenerla, imparare a cogliere ogni opportunità e importi di non rinunciare per nulla al mondo”. Ho seguito il suo consiglio e il mio sogno, alla fine, è diventato realtà. L’ho fatto. Sono arrivata fino in Africa e ho vissuto insieme agli animali selvaggi. Ho condiviso la mia vita con gli scimpanzé, la specie che più ci assomiglia. E mi sono innamorata della foresta, della sua preziosa biodiversità, della sua più pura bellezza.
Mi sono allontanata soltanto quando ho scoperto che il numero degli scimpanzé stava diminuendo velocemente, che le loro foreste venivano distrutte senza alcun rispetto, che venivano cacciati ed uccisi mentre i loro cuccioli rapiti con la scusa di un po’ di intrattenimento. E ho capito che la mia specie stava causando l’estinzione delle altre in tutto il mondo.”
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