“Imparare è un’esperienza, tutto il resto è solo informazione” Albert Einstein
Solo pochi giorni fa la mia bambina ha iniziato la prima classe nella scuola steineriana e già mi ritrovo a rimanere a bocca aperta dai racconti che mi porta con entusiasmo ogni giorno. Sta vivendo un modo di conoscere a me completamente estraneo, meraviglioso e rispettoso del bambino.
All’entrata dell’edificio scolastico ad attendere ogni singolo alunno di tutta la scuola c’è un maestro che stringe la mano al bambino o al ragazzo augurandogli una buona giornata e lo stesso avviene per il pomeriggio quando la scuola termina: un modo bellissimo di donare importanza all’individualità di ciascuno.
La prima classe è una “classe in movimento”, non esistono banchi e sedie ma solo cuscini e panchine che si trasformano all’occorrenza in castelli, in tavoli o che danno vita a percorsi avventurosi e divertenti. I bambini non vanno a scuola con la cartella poichè non hanno compiti e nemmeno libri: il materiale didattico ( quaderni, colori a cera ecc.) viene lasciato a scuola e sono i bambini stessi nel corso dell’anno a “costruirsi” disegnando e iniziando a scrivere, i loro libri.
La prima classe è un anno di passaggio che porterà solo negli anni seguenti con molta gradualità all’uso dello zaino, ai compiti a casa, a banchi e sedie.
In questo primo anno tutto passa attraverso il corpo, veicolo fondamentale e necessario per poter apprendere. E’ ciò che Rudolf Steiner, fondatore della pedagogia, definisce la conoscenza del cuore.
I bambini così imparano la matematica muovendosi nello spazio cantando e contando, sviluppano la concentrazione sperimentando vari percorsi a ostacoli, allenano la memoria e la lingua italiana con l’aiuto di esercizi con una palla di lana e con tanti scioglilingua e filastrocche associati al movimento che diventano di giorno in giorno più complessi. L’inglese e il tedesco, per i primi tre anni di scuola, vengono portati in classe solo mediante il parlato grazie a canti, giochi e poesie che s’insinuano con facilità e leggerezza nel mondo comunicativo del bambino. Storia, geografia, musica, scienze e tutte le altre materie passano prima anch’esse mediante il corpo.
Per tutti, ma soprattutto per i bambini, il corpo è il mediatore più adatto per l’apprendimento vero e autentico. E’ un mediatore più lento della mente, richiede più tempo, ma rispetto alla testa che impara in breve ma dimentica subito, assicura un apprendimento incancellabile nel tempo. Tocca il cuore in modo sincero, primitivo e rispettoso facendo nascere emozioni che si imprimono nell’individuo stesso.
Provate a pensare all’andare in bicicletta, una volta imparato grazie a cadute, prove continue e coraggio è un’abilità che rimarrà per sempre. L’apprendimento funziona bene o male in questo modo, apparentemente silente dal punto di vista della mente ma chiassoso ed evidente dal punto di vista corporeo. Ed è ciò che accade anche al neonato e al bambino piccolo in maniera più marcata.
Mi sento come una spettatrice privilegiata di un meraviglioso spettacolo quotidiano. Ogni giorno mi metto comoda e assito alla messa in atto di canzoni mimate, ascolto scioglilingua difficili anche per un adulto, mi perdo a vivere anch’io i racconti entusiasti di questo bellissimo modo di vivere la scuola.
Elena Bernabè