E’ risaputo quanto i primi mesi di vita siano importanti per lo sviluppo del bambino a 360 gradi. Già il periodo prenatale, compreso tra l’inizio delle doglie ai primi giorni dalla nascita, viene considerato a livello psicologico determinante poiché il feto viene influenzato da ciò che accade intorno a lui e soprattutto dalla madre stessa. Uno dei fattori prettamente fisici cui si fa riferimento in tal senso è la dieta materna, che influisce sul corretto andamento della gravidanza e addirittura sullo sviluppo neurologico del bambino, come confermano diversi studi. Ovviamente anche l’impiego di droghe e determinati farmaci può influenzare il feto, tant’è vero che durante i 9 mesi l’uso dei farmaci è ridotto al minimo e comunque sottoposto a vaglio medico. Stesso discorso vale per gli stati emotivi della madre, che contribuirebbero a mettere in circolo sostanze chimiche buone o cattive a seconda dei casi.
Secondo alcuni studi gli stati emotivi materni sarebbero strettamente correlati allo sviluppo di eventuali disturbi della personalità nei figli, sebbene subentrino anche altri fattori legati all’ambiente circostante. Subito dopo la nascita si individuano diverse fasi di sviluppo e ogni ricercatore fornisce diverse interpretazioni. Come suggerito nel documento “La psicologia del bambino da 0 a 3 anni”, Kagan riconobbe i seguenti stadi del neonato: “il primo stadio nella fase neonatale fino al 7° giorno di vita , in cui il neonato è impegnato a superare gli effetti del trauma della nascita, • il secondo stadio fino alla ottava settimana, caratterizzato da attenzione visiva e aumento delle vocalizzazioni, • il terzo fino alla 12a, con la percezione delle distanze e la comparsa del sorriso, • il quarto fino al 6° mese, con inizio della coordinazione motoria occhio-mano, • il quinto dal 7° al 12° mese, con la comparsa di ansietà di fronte alle situazioni inattese o persone sconosciute, • il sesto dal 12° al 18° mese, con l’inizio del linguaggio organizzato e la conquista della deambulazione.”
Piaget, dal canto suo, riferisce che nei primi 18 mesi il bambino è condotto dall’intelligenza senso-motoria il cui scopo è la “soddisfazione pratica” e non la conoscenza. Dopodiché avviene lo sviluppo progressivo di diverse facoltà, inclusa quella del linguaggio che passa dalle urla alle lallazioni fino ai balbettamenti intenzionali e via dicendo. Comunque sia, oggigiorno in ambito psicologico si ritiene che il neonato fin da subito interagisca con l’esterno e ne sia profondamente influenzato. Addirittura alcuni studi affermano che le interazioni e i giochi faccia a faccia tra madre e bambino influenzino la sua crescita neurale e le connessioni sinaptiche. E che eventuali esperienze traumatiche dovute a eccessive emozioni negative o a problemi di inaccessibilità emotiva tra madre e figlio possano influenzare il suo sviluppo. Le emozioni negative, in tale ottica, provocherebbero disorganizzazione sulla personalità in formazione del bambino. E sarebbe soprattutto il primo anno di età a influenzare il piccolo perché, secondo diverse teorie, è proprio in questa primissima fase che i bambini si formano delle “schematizzazioni prototipiche delle interazioni con i genitori, marcate da specifici temi affettivi”. La psicologa Lucia Spada, nel suo blog, riferisce:”tali schemi emozionali permetterebbero di codificare precocemente la relazione di sé con l’altro in modo preverbale. Il nucleo affettivo del sé così formatosi funge da guida alle successive esperienze relazionali, garantendo il senso di continuità della sua esistenza.”
Sviluppo del bambino secondo l’astrologia
In ambito astrologico vi sono due pianeti che rappresentano i genitori: Sole e Luna. Sono principalmente alcune teorie psicologiche di stampo evoluzionistico a sostenere che i rapporti affettivi dei primi anni di vita, in primis con la figura materna e in seguito anche quella paterna, influenzino il modo di relazionarsi del bambino per tutta la vita. Una visione che non viene condivisa da James Hillman, autore della teoria della ghianda, secondo il quale ogni essere sceglie in qualche modo il proprio destino e, quindi, anche i propri genitori. Persino quando questi ultimi si rivelano problematici poiché, dice Hillman, sono proprie queste le condizioni di vita di cui il soggetto ha bisogno per far emergere ciò che è.
In ambito astrologico è possibile indagare eventuali relazioni problematiche che intercorrono tra bambino e genitore analizzando le afflizioni, ovvero gli aspetti di quadratura e opposizione, ai luminari. Le afflizioni al Sole riguardano il rapporto con il padre e ciò che simbolicamente esso rappresenta: quindi il potere, la realizzazione personale, il modo di rapportarsi con l’esterno. D’altra parte la luna rappresenta la madre e quindi segno e casa in cui si trova indicano che tipo di rapporto abbiamo avuto nell’infanzia con questa figura. A livello simbolico la luna si riferisce agli aspetti emotivi, alle primissime esperienze affettive. Ulteriori indicazioni vengono suggerite dai rapporti astrologici fra luminari, quindi fra Sole e Luna, che si riferiscono al tipo di rapporto fra i genitori. Per chi crede a questi strumenti di conoscenza alternativi, può essere estremamente utile dare un’occhiata al proprio tema natale in questi termini, così da individuare eventuali afflizioni e lavorarci su.
Laura De Rosa