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Rassegna Etica

Arte e spiritualità: come conoscersi e guarire attraverso il processo creativo

Di Laura De Rosa - 5 Giugno 2016

Spiritualità e arte sono strettamente collegate perché un individuo che abbraccia la via della ricerca interiore o se vogliamo, del risveglio, dovrà necessariamente riattivare la propria creatività. Che non significa trasformarsi in un artista o in un artigiano, ma in un creatore della propria realtà. Non a caso Jung introdusse il concetto di immaginazione attiva, quella pratica che connettendoci con le immagini del nostro inconscio ci aiuta, teoricamente, a ritrovare noi stessi. Immaginare, afferma Jung, è diverso da fantasticare. Perché se l’immaginazione crea la realtà, quindi contribuisce al cambiamento interiore ed esteriore, la fantasia al contrario è passiva. Fantasticando il mondo non cambia, immaginandolo invece sì.

Arte come strumento di ricerca interiore

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Anche l’arte può rivelarsi un ottimo strumento di ricerca interiore. Essendo intrisa di simboli, l’arte veicola in maniera più diretta rispetto alle parole ciò che siamo perché quando parliamo di noi stessi tendiamo a descriverci in base a schemi, quando invece diamo libero sfogo alla creatività, più facilmente mostriamo la nostra vera natura. Oggigiorno gran parte di noi ignora il linguaggio dei simboli e pertanto ci sentiamo meno nudi di fronte agli altri quando ricorriamo a forme d’espressione artistiche. Ecco perché tecniche come la pittura emozionale, a mio parere, rappresentano degli strumenti molto efficaci per decifrare la nostra vera natura e alcuni aspetti inconsci che solitamente teniamo nascosti.

Anche l’artista, nelle sue opere esegue un processo simile, dando forma alle sue sensazioni, visioni, immagini mentali fissandole nella realtà, manifestandole concretamente. L’arte quindi contribuisce a materializzare le emozioni. L’aspetto curativo consiste nel fatto che l’artista, esprimendo le emozioni che prova attraverso la forma d’arte prescelta, permette loro di risalire dall’inconscio, di portarle dal buio alla luce. Il suo sentire soggettivo, attraverso l’arte, diventa condiviso. Questo ovviamente è possibile solo passando attraverso le leggi del mondo materiale, perché se così non fosse l’artista non riuscirebbe ad esprimere se stesso o meglio a trasformare quelle pulsioni inconsce in qualcosa di concreto, fruibile da parte di tutti.

Si intuisce quindi come l’arte sia una forma di ricerca interiore, una tecnica di esplorazione di se stessi che permette di portare alla luce l’invisibile. Ciò che è separato non lo è più attraverso l’espressione artistica, che fonde conscio ed inconscio, ombre e luci. L’arte quale strumento, al pari di altri, per conoscere se stessi e realizzare le proprie potenzialità fino al raggiungimento della tanto agognata libertà.

L’Arte ci condiziona nel bene e nel male

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L’Arte, che parla attraverso il linguaggio dei simboli, permette di esprimere se stessi a 360 gradi e in molti casi vi si è ricorso come a una forma di ribellione alla cultura consumistica e materialista, mantenendo in modo invisibile una connessione con il mondo degli dei, dell’invisibile, dei miti e delle favole, e quindi con tutta una serie di archetipi, che tanto hanno condizionato e condizionano le nostre esistenze. Secondo lo studioso Carotenuto “L’arte non è neutra, o ti porta Su o ti porta Giù: quando rappresenta archetipi rotti, se vista tutti i giorni può persino farti ammalare sul piano sottile perché è un’informazione che ‘rompe’ gli archetipi interiori”. Quindi l’arte non sarebbe innocua come crediamo ma in grado di veicolare messaggi e informazioni sottili che possono addirittura influenzarci senza che ce ne rendiamo conto. Lo ribadisce anche Hesselink secondo il quale: “la sfera, simbolicamente, rappresenta l’ideale dei mondi. Una scultura come la Palla di Pomodoro presenta un archetipo rotto. L’unica cosa che possiamo fare è ‘mettere coscienza’: ogni volta che la vediamo avere consapevolezza che quella struttura, quella immagine, quella scultura trasmette un messaggio non visibile, ma NON innocuo, come appare. Solo così non agirà a livello “sottile” anche su di noi”.

Concordo con questa teoria, tuttavia sono del parere che l’arte, specialmente quando parliamo di pezzi e artisti che hanno fatto la storia, rispecchi il mondo interiore dell’umanità in un dato momento storico. E se così è, allora quelle insidie “sottili” altro non sono che espressione dello stato di “salute” del mondo circostante. Fanno bene? Fanno male? C’è chi dice siano terapeutiche solo per l’artista che, esprimendo i contorcimenti interiori, in un certo senso se ne libera. Deleterie invece per chi le guarda, specialmente se lo fa senza minima consapevolezza del messaggio sottile veicolato dall’opera. Ne è un esempio, secondo Hesselink, l’Urlo di Much, che sarebbe veicolo di un messaggio disarmonico, potenzialmente tossico per chi lo osserva continuamente. “L’arte”, dice Hesselink, “è un’altra cosa: non può essere solo esperienze sensorie, bisogna metterci consapevolezza perché tutto parla, le forme, i colori, gli archetipi che vengono trasmessi”.

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Si può concordare o meno con l’idea di Hesselink ma una cosa è certa, l’arte è ricca di messaggi simbolici e archetipi che permettono di leggere l’interiorità dell’artista, individuarne persino sbilanciamenti, problematiche e informazioni che possono tornare estremamente utili per capirsi e migliorarsi. E questo discorso si può estendere a livello generale perché se l’arte parla il linguaggio dell’interiorità, allora gli stili artistici che contraddistinguono determinate fasi storiche, mostrano ciò che va e non va dell’umanità in una data epoca e in un dato contesto culturale. Gli artisti spesso sono infatti dei tramiti, che oltre ad esprimere se stessi attraverso l’arte, danno forma al livello sottile del mondo circostante.

Ma se l’arte può anche essere per certi versi, e in alcune forme, disarmonica, ha il vantaggio di essere vera, autentica, anche quando esprime dei disagi. E il suo compito, in fin dei conti, è proprio questo: permettere l’espressione dell’interiorità, nel bene e nel male, senza filtri, sublimando i demoni interiori attraverso il processo creativo. Un’arte obbligata ad essere armonica risulterebbe forzata e fasulla. L’arte è verità e per quanto possa essere curativa, lo è perché permette di portare alla luce ciò che si muove nei meandri dell’inconscio, non sempre sono cose belle, tuttavia esistono e si possono trasformare in altro.

Laura De Rosa

yinyangtherapy.it





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