Nel mio percorso lavorativo e di studio mi sono imbattuta nell’osservazione di molti bambini di età ed esperienze molto diverse tra loro. In alcuni ho notato la tendenza ad “inventare” malesseri fisici per evitare situazioni a loro sgradevoli o semplicemente troppo forti per riuscire ad affrontarle con la giusta serenità. Ho iniziato a pormi alcune domande sulla necessità di ricorrere alla bugia anziché esprimere un malessere, un disagio psichico di fronte all’adulto di riferimento.
Una prima distinzione la feci tra bambini che avevano una famiglia e bambini che vivevano in comunità e dunque non avevano rapporti famigliari stabili. Chiaramente i secondi ricorrevano più frequentemente a questo tipo di “strategia”, ma questa distinzione non era abbastanza, perché anche nei bambini con una famiglia si ricorreva all’omissione della reale causa di malessere. Osservandoli sempre di più e osservando le reazioni degli adulti in certe dinamiche ho capito! L’inaccettabilità della “malattia” emozionale!
Eh già, perché il dolore fisico è tangibile, misurabile, più o meno facilmente curabile e ci permette di agire contro. Il dolore emozionale no. È spesso silenzioso, a volte mascherato, difficile da riconoscere. Ma quando un bambino ci dice: “mamma non voglio andare a scuola perché oggi voglio stare con te!” Ci sta confidando il suo dolore emozionale senza nasconderlo. È stato in grado di ascoltarsi, di comprendersi, di esternare il suo bisogno. Accogliamolo e ringraziamolo di questo dono. Non rimaniamo sordi aspettando che il suo cuore si rassegni e non esterni più ciò che sente; che inventi malattie più “toccabili” pur di stare con noi. Non accusiamolo di “fare i capricci”. Abituiamo i bambini a parlare delle loro emozioni con serenità, nel pensiero che verranno accolti. Certo, è importante far comprendere che non sempre i desideri possono essere esauditi, ma esprimerli e sapere che vengono ascoltati e che vengono date spiegazioni sul motivo per cui non possono essere realizzati fa sì che il bambino si senta al sicuro, riponga fiducia nell’adulto e nella propria capacità di afferrare il proprio sentire. Ascoltare noi stessi, i nostri bisogni, le sensazioni che ci percorrono permette di rimanere in contatto con la parte più vera di noi, quella non ingannevole: il corpo.
Mostrare esercizi di meditazione o semplice ascolto del proprio corpo e dei segnali che ci manda è elemento fondamentale per crescere persone consapevoli del loro essere, delle loro emozioni e in grado di trovare un modo per esprimerle senza danneggiare sé stessi o gli altri.
Molto spesso ci capita di assistere a crisi di pianto apparentemente senza motivo. Indagando più a fondo possiamo ritrovare della semplice stanchezza che il bambino non riesce a riconoscere. Il nostro compito è quello di sederci di fianco, accogliere questo pianto e raccontare ciò che pensiamo stiano provando. Dare voce alle loro emozioni permette loro di dare un nome a ciò che sentono e imparano a riconoscere i “sintomi”. Con bambini più grandi si può pensare di iniziare a domandare: come ti senti ora? Cosa senti nel tuo corpo? Che sensazione provi? Se non riescono a descriverla si può domandare che colore vedono o che immagine…
Tutto questo li aiuterà ad entrare in connessione con loro stessi e ad esternare con serenità le loro emozioni. Permettere da subito l’esternazione del proprio sentire e l’accoglienza di questo farà in modo che il bambino, il ragazzo o l’adulto non ricorrerà a bugie o scuse di malattie fisiche ma esprimerà il suo malessere emozionale certo di venire accolto. Sarà un adulto libero di essere sé stesso! Non si sentirà pazzo se ricorrerà allo psicologo in un dato periodo della sua vita; se vorrà seguire un corso di meditazione non si troverà a disagio nel dirlo; se volesse prendersi una giornata di vacanza non inventerà una malattia fisica perché non la riterrà più importante di quella emozionale.
Saranno abituati a dare peso alle loro emozioni tanto quanto il dolore ad un dente o il mal di testa. Non si sentiranno giudicati e non giudicheranno coloro che gli diranno come si sentono, ma apriranno cuore, mente e orecchie in favore di questo dono che l’altro gli sta facendo. Perché i sentimenti e le sensazioni espresse sono un dono meraviglioso. L’altro ci sta donando il suo essere più intimo e vero, un mondo che rimarrebbe sconosciuto se non aprisse questo spiraglio permettendoci di entrare. Si può davvero rimanere sordi di fronte a tanta fiducia? Tutto questo, libertà di espressione e sicurezza di essere accolti, permette più sincerità nei rapporti umani, più fiducia, più rispetto. In generale permette più salute, meno repressione, più libertà. E la libertà di espressione è ciò che di più si sposa non solo con la logica ma anche con il metodo Montessori, da sempre promotore di libera espressività nel suo dire e nel suo fare.
Vivere Montessori vi augura di non rimanere sordi e ciechi di fronte a manifestazioni di emozioni pure, ma di accogliere con dolcezza e indulgenza l’espressione della “malattia” emozionale affinché non si trasformi in malattia fisica.
Educatrice Manuela Griso