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Come è Nata l'Usanza dell'Albero di Natale?

Di Valeria Bonora - 10 Dicembre 2015

“Significativo simbolo del Natale di Cristo, perché con la sue foglie sempre verdi richiama la vita che non muore”
~ Benedetto XVI

L’albero di per sé è il simbolo della vita ed è diffuso in tutte le culture e in tutte le epoche, ma come è nato l’albero di Natale? Forse non tutti sanno che decorare l’albero di Natale è un’usanza antichissima, si pensa infatti che già venissero decorati gli alberi del Paradiso con nastri e oggetti colorati, fiaccole, piccole campane, animaletti votivi, e vi era la credenza che le luci che si andavano a posizionare tra i rami, corrispondessero alle anime; anche gli alberi cosmici venivano adornati con decorazioni come il Sole, la Luna, i Pianeti e le stelle, famoso era l’abete sacro a Odino il dio dei Germani, che era visto come il simbolo dell’immortalità, una manifestazione divina del cosmo.

dettaglio dell'albero di Natale

Credit foto
© Pixabay

Ma l’albero di Natale come lo conosciamo oggi pare sia nato in Estonia e precisamente nella nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, a Tallin, nel 1441, lo scopo era quello di riunire giovani donne e giovani uomini intorno ad esso per balli e feste finalizzati a trovare la propria anima gemella.

Questa usanza venne ripresa in Germania dove a Brema, già nel 1570, l’albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta.

Per gli antichi Celti, era l’albero divino protettore del giorno di Yule (21-22 dicembre), che altro non è che il Solstizio d’inverno.

A Riga, in Lettonia, c’è una targa che contiene una scritta in otto lingue, secondo cui il “primo albero di capodanno” fu addobbato in questa città nel 1510.

In Alsazia, a Strasburgo, si è venuti a conoscenza di una cronaca del 1605: “Per Natale i cittadini si portano in casa degli abeti, li mettono nelle stanze, li ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero, oggetti di similari“.

L’abete è da sempre considerata una pianta magica, un sempreverde che dà anche vita ad una canzone, un inno all’abete che in tedesco è Tanne, Tannenbaum in cui si loda proprio questa sua particolarità di essere sempre vivo e che secondo la leggenda gli fu donata da Gesù per avergli offerto rifugio.

❝O Tannenbaum, o Tannenbaum,
Wie treu sind deine Blätter!
Du grünst nicht nur zur Sommerzeit,
Nein, auch im Winter, wenn es schneit.
O Tannenbaum, o Tannenbaum,
Wie treu sind deine Blätter!

O Tannenbaum, o Tannenbaum,
Du kannst mir sehr gefallen!
Wie oft hat nicht zur Winterszeit
Ein Baum von dir mich hoch erfreut!
O Tannenbaum, o Tannenbaum,
Du kannst mir sehr gefallen!❞

L’abete è anche considerato uno strumento di comunicazione tra il cielo e la terra, e raffigura la voglia dell’uomo di andare alla ricerca del suo “io” interiore e la voglia di aprirsi alla propria parte spirituale.

Nel mondo cattolico si diffuse solo nel ‘900 perchè nel XV secolo fu abolito dalla chiesa che lo considerava solo un rito protestante e profano; in Francia si diffuse grazie alla principessa Elena di Meckelenburg, sposa del duca d’Orlèans, che nel 1840 volle addobbare un albero adornandolo con luci che rappresentavano la Luce Divina, la Luce dell’amore infinito di Cristo, mentre a Vienna, l’albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg.

In Gran Bretagna la tradizione dell’albero di Natale si diffuse verso la metà del XIX secolo quando il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, marito della regina Vittoria, volle introdurre l’usanza dell’addobbare un abete, proprio come avveniva nel suo paese di origine, la Germania.

In Italia la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina Margherita nella seconda metà dell’Ottocento al Quirinale, e da lei la moda si diffuse velocemente in tutto il paese e nel mondo cattolico, tanto che Papa Giovanni Paolo II introdusse l’usanza di allestire un grande albero di Natale in piazza San Pietro a Roma.

Esiste anche una splendida leggenda legata alla nascita dell’albero di Natale:

In un remoto villaggio di campagna, la Vigilia di Natale, un ragazzino si recò nel bosco alla ricerca di un ceppo si quercia da bruciare nel camino, come voleva la tradizione, nella notte Santa. Si attardò più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non seppe ritrovare la strada per tornare a casa.

Per giunta incominciò a cadere una fitta nevicata. Il ragazzo si sentì assalire dall’angoscia e pensò a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non avrebbe potuto festeggiare.
Sopraggiunta una grande stanchezza, il piccolo si addormentò raggomitolandosi ai piedi del tronco e l’albero, intenerito, abbassò i suoi rami fino a far loro toccare il suolo in modo da formare come una capanna che proteggesse dalla neve e dal freddo il bambino.

La mattina si svegliò, sentì in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca e, uscito dal suo ricovero, poté con grande gioia riabbracciare i suoi compaesani.
Solo allora tutti si accorsero del meraviglioso spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi, che la piana aveva piegato fino a terra. Aveva formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce del sole che stava sorgendo, sembravano luci sfavillanti, di uno splendore incomparabile.

In ricordo di quel fatto, l’abete venne adottato a simbolo del Natale e da allora in tutte le case viene addobbato ed illuminato, quasi per riprodurre lo spettacolo che gli abitanti del piccolo villaggio videro in quel lontano giorno. Da quello stesso giorno gli abeti nelle foreste hanno mantenuto, inoltre, la caratteristica di avere i rami pendenti verso terra.

Valeria Bonora





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