“Le rare anime che non restano avvolte nel sonno e sentono un oscuro bisogno di spiritualità, di conoscenza e di progresso, infondono una nota di tristezza e di rimpianto nel grossolano coro materiale” Wassily Kandinsky
Pejman Tadayon, ovvero, l’uomo che faceva parlare i quadri.
Residente in Italia ormai da tempo, Pejman Tadayon è un artista iraniano dai colori intensi e dalla tecnica innovativa, assolutamente innovativa. Si perché i quadri di Pejman parlano, anzi suonano.
“Mentre dipingevo, usando i colori, pensavo al suono. A sonorizzare i quadri” mi dice durante l’intervista. Così è stato.
Attraverso un percorso graduale (inizialmente alcune opere rappresentavano strumenti inesistenti, citazioni continue dell’antica tradizione a cui si legano le radici dell’artista) , piano piano le opere di Pejman Tadayon sono diventate quadri sonori.
Gli strumenti di colore e bidimensionalità si sono trasformati in strumenti musicali veri e propri, la tela/tavola rinasce e si incarna in cassa di risonanza, spuntano le corde e il quadro, magicamente, suona.
La tecnica di pittura sonora è tanto semplice quanto geniale. Sui quadri è montata una muta di corde e la tavola, dipinta generalmente con tecnica mista, una volta attaccata alla parete si trasforma in una cassa di risonanza perfettamente funzionante. I quadri possono essere suonati.
I soggetti delle opere dell’artista iraniano variano, ma c’è una corrispondenza tra la scelta della sonorità e i soggetti dei quadri. Antichi strumenti, suonatrici e danzatrici. Le figure femminili sono spesso protagoniste dei quadri di Tadayon, eleganti e stilizzate figure che si muovono tra colori accesi e intensi, una costante è rappresentata dall’azzurro intenso tipico delle calde terre euroasiatiche, delle moschee e dei cieli d’oriente.
L’oro e l’azzurro danno forza ai quadri e le corde li completano creando un’operazione artistica completamente innovativa.
L’influenza di Kandinsky si riconosce forse più nell’idea che nello stile, ma sicuramente mentre si osserva uno dei quadri sonori è impossibile non ripensare al grande artista russo che del connubio tra musica ed arte aveva fatto la sua ossessione e la sua ragion d’opera.
Descrivere un pittore non è cosa facile, l’arte contemporanea ha il grande merito di aver sciolto le sovra-strutture e di aver creato un ponte comunicativo libero tra l’artista e il fruitore.
“Voglio che chi guarda le mie opere sia libero di interpretarle e di vederci dentro ciò che più gli appartiene” anche questo mi ha detto Pejman Tadayon durante l’intervista.
Sicuramente il messaggio è multiculturale e l’apertura evidente e schietta. Un punto rosso può essere un occidentale riferimento all’organo della vita, così come un segno di spiritualità e meditazione, ma non importa cosa tu possa vedere in un quadro, quello che fa di un’opera artistica un’opera d’arte è la sua capacità di comunicare e i quadri di Pejman possono parlare!
Giordana Pagliarani