È iniziata il 26 agosto, la settimana mondiale dell’acqua, World Water Week. Come ogni anno viene ospitata a Stoccolma e organizzata dallo Stockholm International Water Institute (SIWI). La manifestazione prevede un tema annuale incentrato sull’acqua e si svolge dal 1991. Quest’anno workshop, eventi e seminari riguarderanno la sicurezza alimentare e la sicurezza dell’acqua.
La LAV non perde occasione per ricordare quanto sia allarmante la scarsità di questo bene fondamentale per la sopravvivenza e quanto sia causato dall’industria della carne. “L’allevamento intensivo è una delle attività che impiega più acqua al mondo. L’utilizzo di acqua da parte degli allevamenti salirà del 50% entro il 2025, contribuendo in maniera significativa alla scarsità idrica mondiale del prossimo decennio”.
Per la prima volta in Europa, nel recente Rapporto “I costi reali del ciclo di produzione della carne”, la LAV ha analizzato e stimato i veri e complessivi costi del ciclo di produzione della carne, analizzando tutti gli impatti – ambientali, economici, salutari, etici – che questa produzione genera, secondo i più importanti studi internazionali degli ultimi anni.
Per esempio si stima che per produrre 0.2 kg di carne di bovino occorrano circa 25.000 litri di acqua e che negli Stati Uniti nel 2007 il sistema di allevamento ne abbia utilizzato, per tutte le fasi di produzione di carne, più di 14.687 milioni di litri al giorno.
Un bovino adulto da allevamento può bere in media tra i 30 e i 50 litri di acqua al giorno e un suino circa 10 litri. La necessità di acqua cambia anche in funzione della temperatura in cui l’animale vive e dei sistemi di allevamento. Il ciclo della produzione di carne utilizza l’acqua in varie fasi: abbeveramento degli animali; pulizia delle installazioni e degli allevamenti. Si sparge inoltre acqua anche sulle carcasse animali per motivi igienici (la quantità può variare dai 6 ai 15 litri per carcassa di un grande animale).
“L’insostenibilità ambientale, ma anche etica, economica e sanitaria del modello alimentare basato sulla carne, è confermata da numerosi studi : ora sono indispensabili politiche nazionali responsabili – afferma Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – La soluzione più efficace, accessibile e poco costosa consiste nella promozione del consumo di proteine vegetali invece di quelle animali e la tradizione culinaria mediterranea, ad esempio, offre numerosi piatti semplici e nutrienti – basti pensare ai legumi – che possono far bene anche al Pianeta”.
Quindi la decisione di diventare vegetariani non è più solo una questione di etica ma una vera e propria potenzialità per la salvaguardia del nostro pianeta.
[Fonte LAV]