Sul monte Generoso l’acqua è poca già normalmente, ma in questi giorni di afa opprimente le poche sorgenti che c’erano si sono completamente prosciugate, così gli oltre venti cavalli del Bisbino, i favolosi mustang selvaggi rimasti gli ultimi a popolare le montagne del Comasco al confine tra Italia e Svizzera, hanno rischiato di morire di sete.
In loro soccorso sono intervenuti i Vigili del fuoco che, con un’autobotte, hanno portato in quota 2.500 litri di acqua fresca, poi versati in due grandi tinozze per consentire agli animali di dissetarsi e, quindi di salvarsi da una morte altrimenti sicura.
I cavalli avevano cominciato a battere gli zoccoli a terra e a rifugiarsi nelle pinete del Monte Generoso in cerca di frescura.
«Il caldo è nemico insidioso anche per questi splendidi animali – spiega Mariachiara Lietti, presidente dell’associazione Cavalli del Bisbino – che in questa stagione arrivano a bere fino a 40 litri di acqua al giorno. Purtroppo sulle nostre montagne, in particolare il Monte Generoso, le fonti sono rare e molte in questa stagione sono riarse. Senza l’aiuto della Comunità Montana e dei Vigili del Fuoco sarebbe stato impossibile resistere in quota».
«Puntiamo a far rimanere i cavalli in quota, nei pascoli di Pescio e Squadrina sopra Orimento, almeno fino a novembre, così saranno liberi di muoversi e vivere a loro piacimento. Poi durante l’inverno, come facciamo tutti gli anni, li porteremo a valle, nell’ampio recinto al Pian delle Noci messo a disposizione della comunità di Lanzo».
«Fino a metà di agosto malgrado il caldo non abbiamo avuto problemi – spiegano i volontari – poi però l’acqua ha iniziato a scarseggiare. E’ vero che i nostri cavalli, muovendosi al galoppo lungo i fianchi della montagna in un’ora sono in grado di coprire un dislivello di oltre mille metri, ma non volevamo esporli a tutti quei pericoli che possono trovare a valle».
«L’importante è avercela fatta – conclude Mariachiara Lietti – E’ uno spettacolo la mattina vedere uscire dal bosco i cervi, i caprioli e i cinghiali che vengono all’abbeverata. Anche loro come i cavalli del Bisbino rischiavano di morire di sete».