Un tè zuccherato, fatto fermentare mediante una coltura simbiotica di lieviti e batteri, a cui viene attribuita la proprietà di disintossicare l’organismo, migliorare il metabolismo delle cellule e rafforzare il sistema immunitario: stiamo parlando del kombucha, una bevanda antichissima originaria dell’Asia, naturale, rinfrescante e dal sapore gradevole.
Conosciuta e apprezzata in Cina già ai tempi della dinastia Tsin (221 a. C. circa), era considerata una sorta di elisir di lunga vita dalle innumerevoli virtù, tanto che le fu attribuito il nome di “Divino Tsche”. Utilizzato da un medico coreano per curare i disturbi digestivi dell’imperatore giapponese Inkyo nel 141 a. C., il kombucha trovò largo successo tra i guerrieri del Sol levante, che lo ritenevano capace di renderli forti e invincibili. Ancora oggi il “Divino Tsche” è largamente consumato nei paesi asiatici, soprattutto per curare disturbi gastrici e digestivi. Il suo uso si diffuse dall’Oriente in Russia e poi in Germania, dove nel 1913 lo studioso G. Lindau pubblicò la prima ricerca scientifica sul kombucha, attribuendo alla coltura simbiotica il nome di Medusomices Gisevii.
Dopo la Grande Guerra i profughi e i prigionieri di guerra russi e tedeschi lo diffusero nel resto di Europa, ma in seguito alla Seconda guerra mondiale perse progressivamente importanza e cadde in disuso, in special modo per la mancanza delle materie prime. Le più importanti ricerche sul kombucha nel mondo occidentale furono condotte in Russia (all’Università di Omsk e nell’Istituto batteriologico di Mosca) e nell’ex-Germania Est. Qui il dott. Rudolf Sklenar, che aveva utilizzato il “Divino Tsche” per curare varie patologie (diabete, alta pressione, disturbi gastro-intestinali, reumatismi, gotta e perfino tumori) pubblicò i suoi studi su alcuni giornali scientifici negli anni Sessanta.
Per quanto riguarda la composizione della bevanda si rintracciano prevalentemente vitamine del gruppo B, enzimi, aminoacidi e vari acidi (tra cui la forma destrogira di quello lattico, che migliora la digestione e la circolazione sanguigna, attiva il metabolismo del fegato e regola il pH).
Miracoloso o meno, a questo elisir di “salute, longevità e bellezza” vengono attribuite varie proprietà terapeutiche, quali: regolazione della flora intestinale e blocco della diarrea; cura dei disturbi gastrici e digestivi; rafforzamento del metabolismo e del sistema immunitario; eliminazione delle scorie e dell’acido urico; bilanciamento del pH; trattamento dei problemi osteo-articolari, nonché di artriti, reumatismi, gotta, e arteriosclerosi; miglioramento della vista; riduzione del peso corporeo; controllo del diabete e della pressione sanguigna e perfino limitazione della calvizie.
Vediamo come si prepara, considerando che il preparato può ormai esser acquistato solo online ed è quindi necessario porre la massima attenzione sui rivenditori. Questo è il metodo consigliato da Harald W. Tietze, autore del libro “Kombucha: the miracle fungus” (Gateway Books, 1994).
Ingredienti: due litri di acqua bollente, 160 grammi di zucchero di canna biologico, da due a quattro cucchiaini (o bustine) di tè (nero, verde o in mistura), una coltura sana di kombucha, due cucchiai di aceto. In alternativa può esser usata una tisana di erbe che non contenga olio.
Procedimento: per preparare il kombucha occorre una coppa di porcellana, vetro o ceramica (mai metallo o acciaio inox) della capacità di due litri e mezzo. Dopo aver messo il tè in una pentola, versate acqua bollente, aggiungete lo zucchero e lasciate in infusione per 10-15 minuti. Filtrate il tè nella coppa, quindi aggiungete l’acqua rimanente e l’aceto e, all’occorrenza, lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Dopo aver lavato la coltura sana di kombucha, ponetela sull’acqua e lasciatela galleggiare con la parte liscia verso l’alto, avendo cura di lasciare almeno quattro cm tra il preparato e la coppa.
Coprite quindi con una mussola (o un panno che consenta il passaggio dell’aria) e ancoratela con un elastico ai bordi della coppa.
Il contenitore va posto in un ambiente caldo, poiché la temperatura di fermentazione ideale è tra i 23 e i 28° C. Il kombucha non necessita di luce ma di calore e aria. Non dimenticate inoltre che teme particolarmente il fumo. Al termine della fermentazione, della durata di sei-nove giorni, rimuovete la coltura (utilizzabile per altre preparazioni) con le mani ben pulite, e poi filtrate la bevanda e versatela in bottiglie o in caraffe con coperchio, da conservare in frigo.
Il tè di kombucha ha un sapore gradevole e leggermente aspro ed è effervescente e rinfrescante. Qualora foste interessati a saperne di più, vi consigliamo la lettura di un volume scritto da uno dei più importanti conoscitori europei della materia, il tedesco Günther W. Frank (G. W. Frank, Kombucha –Healthy beverage and natural remedy from the Far East, W. Ennsthaler, A-4402 Steyr, 1995).
Marco Grilli