Dal 13 dicembre 2014 cambiano le etichette, aumentano gli obblighi a tutela del consumatore, i produttori e gli operatori del settore in genere dovranno dichiarare con maggiore trasparenza gli ingredienti presenti in un alimento.
L’Europa sta prendendo una posizione netta rispetto alle vecchie dinamiche del WTO e vuole garantire una maggiore sicurezza alimentare, l’etichetta non è altro che il passaporto dell’azienda, la carte di identità del prodotto che ci dice se chi ci sta vendendo quel determinato prodotto vuole solo vendere o vuole anche contribuire ad un miglioramento del mercato globale favorendo l’introduzione di alimenti di qualità migliore.
In poche parole, la qualità diventa un pus e l’etichetta è il suo vestito.
Uno dei cambiamenti rispetto alla normativa precedente è rappresentato dall’obbligo di dichiarare quale tipo di olio vegetale sia presente come ingrediente, questo ci farà scoprire l’altissima percentuale di prodotti che contengono olio di palma.
Dalle merendine agli snack, dai biscotti alle barrette, l’olio di palma è talmente economico da essere diventato uno degli ingredienti maggiormente usati nella grande distribuzione alimentare, ma fino ad ora non era facilmente individuabile perché era nascosto dietro alla dicitura “oli e grassi vegetali”, macro-area generica all’interno della quale potevano essere inclusi l’olio di palma così come l’olio di mais o di soia.
Ovvio però che non essendoci l’obbligo di dichiararlo le aziende non avevano nessun interesse a sottolineare che l’olio di palma fosse tra gli ingredienti.
Quest’olio è dannoso per la salute ma anche dannosissimo per l’ambiente e per la fauna e proprio per tutte queste ragioni è al centro di una petizione proposta da “Il fatto alimentare“, che invita le aziende a dire no all’olio di palma e a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o con il burro.
Due sono i punti di forza della petizione, uno è appunto il danno alla salute del consumatore e l’altro è legato al land grabbing ovvero al furto di terre, che avviene a danno dei paesi produttori dove le popolazioni vengono depredate dei loro territori per permettere alle multinazionali che lo forniscono a loro volto alle grandi catene di produzione alimentare, di coltivare palme da cui estrarre poi il famigerato olio.
Quello che con la petizione si vuole ottenere è questo:
Il Fatto Alimentare chiede al Ministero della salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma. Questa clausola deve essere inserita in tutti i capitolati di appalto per l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici.
Chiediamo al Ministero delle politiche agricole e agli altri Stati membri dell’Unione Europea di aderire subito alle Linee Guida del CFS (Committee on World Food Security) – FAO, per una gestione responsabile delle terre, delle foreste e dei bacini idrici.
Chiediamo ai supermercati di escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma.
Chiediamo alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma, affinché il cibo “made in Italy” possa davvero distinguersi come buono e giusto. [Il fatto alimentare].
Firmate la PETIZIONE per dire BASTA all’olio di palma!
Jordana Pagliarani