Alto Adige, un comune chiamato Malles, attività principale? Coltivazione e raccolta delle mele. Cosa c’è di straordinario? Semplice con un referendum, dal risultato per nulla scontato, è emerso che il 75% dei votanti non vuole più l’uso dei pesticidi sui suoi prodotti.
Un dato estremamente significativo se si pensa che l’economia del comune è legata alla coltivazione delle mele nella vallata.
A promuovere il referendum anche Johannes Fragner, il farmacista del paese che si batte contro l’uso dei pesticidi, e che ha spiegato che la cosa non è stata così pacifica:
“Sono cominciate le aggressioni verbali, poi sono arrivati i danni ai giardini e alle tombe di famiglia e le diffamazioni. Tutto è stato segnalato ai carabinieri, che ci hanno tutelato anche con pattuglie notturne”.
“Chi dice che non è possibile coltivare senza utilizzare queste sostanze nocive è un criminale. L’agricoltura biologica è possibile e potenziabile”
Se poi si pensa che in Alto Adige, ogni anno, vengono prodotte il 10% delle mele di tutta l’Europa, è di riflesso immaginare che l’uso di pesticidi per garantire questa produttività sia cosa comune, e invece Malles vuole essere diverso, vuole dire no ai pesticidi, anche perché dopo che è stato analizzato del fieno prelevato vicino ad una scuola elementare e sono stati trovati residui di nove sostanze fungicide e insetticide velenose. Molte aziende biologiche hanno avuto seri problemi proprio per la contaminazione del fieno dei pesticidi che vengono utilizzati nei frutteti.
La coldiretti altoatesina, il Bauernbund, però mette dei paletti alla votazione e a parlare sono il presidente Leo Tiefenthaler e il responsabile venostano Raimund Prugger:
«Quello di Malles è un voto che va collocato a livello locale. La difesa fitosanitaria è uno di quei settori maggiormente soggetti a severe disposizioni di legge a livello europeo, nazionale e provinciale che regolamentano l’intera materia, dalla produzione alla licenza, dalla somministrazione ai controlli. Di fatto non ci sono margini giuridici che consentano regolamentazioni speciali a livello comunale».
Anche l’associazione “Alta val di Non – futuro sostenibile” crede nella coltura senza pesticidi ed ha infatti messo in atto una raccolta di firme da consegnare alla Comunità della Valle e a parlare è Luciano Covi:
«Vogliamo un futuro fatto di un ambiente senza reti, senza pali e senza pesticidi chimici, perché è assodato che diserbanti e fitofarmaci sono dannosi per la nostra salute e per quella dei nostri figli»,