In Thailandia la popolazione di elefanti è in forte calo, meno di 3000 esemplari allo stato selvatico. L’urbanizzazione altera profondamente l’habitat e il bracconaggio fa il resto, ma la popolazione non si arrende a questa realtà, non vuole cedere, non vuole che questi amici di sempre, questi saggi animali così rispettati in Asia, il bracconaggio e il traffico d’avorio sono un discorso a parte che non conosce nazionalità o culture ma solo ragioni economiche, possano scomparire e cosi si sono attivati in modo da promuovere una cultura “pro elefante” e sensibilizzare turisti e non al fine di salvaguardare quest’antichissima specie ed il suo habitat.
Per questa ragione nella città di Ayutthaya si è svolta in questi giorni la Festa degli Elefanti! I pachidermi sono stati festeggiati, nutriti con frutta e verdura lasciate a disposizione nelle strade e i più mansueti ed alcuni esemplari domestici, sono stati fatti sfilare per le vie della città.
Festeggiare, ricordare al mondo quanto imponenti e belli siano questi animali, ricordare alla popolazione locale come siano connessi con la storia e la cultura locale è una scelta, a mio parere, encomiabile. Un modo positivo per combattere un fenomeno tragico come quello connesso con il rischio di estinzione. Il mondo in questo momento ha bisogno di un cambio di tendenza, di sostituire l’allarmismo e la preoccupazione con l’azione.
L’elefante è un animale non facile da gestire, in Asia, perché li dove la natura è interconnessa cosi strettamente con la civiltà, la convivenza tra uomo e animale può essere difficile, gli spazi si restringono e il territorio non è sufficiente alle esigenze di entrambi.
L’elefante ha un carattere complesso, tanto docile e calmo quanto pericoloso durante la stagione degli amori ed è per questo che lo convivenza con l’uomo spesso diventa difficile, dal momento un cui l’habitat si è ristretto esseri umani ed animali hanno dovuto imparare a convivere all’interno di uno spazio vitale limitato con tutto ciò che ne è conseguito.
Un’antica storia buddista che vuole insegnare quanto sia argomento delicato la relatività di opinione e quanto sia necessario mettersi ” al posto dell’altro” per capire il suo punto di vista, ha come protagonista proprio un elefante e, forse, ci aiuterà a capire anche quanto sia diverso a volte il punto di vista dell’uomo e dell’animale.
C’era una volta un re che mandò a chiamare tutti coloro che erano nati ciechi. Dopo che questi si furono raccolti in una piazza fece chiamare il proprietario di un elefante e fece portare in piazza l’animale. Poi chiamando i ciechi diceva loro: questo è un elefante, secondo te a cosa somiglia? E uno diceva una cosa uno l’altra a seconda della parte dell’animale che gli era stata fatta toccare e discutevano tra loro per averla vinta ed aver ragione in merito alla domanda posta dal re. Infine il sovrano, decise di far toccare ad ognuno la parte dell’elefante che aveva toccato l’altro e furono tutti d’accordo.
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