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Cassazione: vendere frutta e verdura all'aperto è un reato perchè esposti allo smog

Di Daniela Bella - 13 Marzo 2014

E’ corretto vendere frutta e verdura all’aperto, esponendo le cassette contenenti questi alimenti in mezzo alla strada? Pare proprio di no.

I commercianti sorpresi a esporre sulla strada le cassette con questi alimenti, infatti, rischiano una condanna penale, punita con l’ammenda, per violazione della legge 283/1962, in materia di “disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande“.

E’ questo quanto emesso dalla terza sezione penale della Cassazione, che ha confermato la condanna inflitta dal tribunale di Nola, in Campania, a un venditore di Pomigliano D’Arco per aver esposto all’aparto tre cassette di verdure di vario tipo in cattivo stato di conservazione. In cattivo stato di conservazione proprio per essere state esposte all’aperto e, dunque, allo smog.

Il commerciante si era rivolto alla Suprema Corte rilevando che il giudice del merito, nel condannarlo, aveva valorizzato “la sola collocazione all’aperto degli alimenti, ritenuti esposti agli agenti atmosferici“, senza invece considerare “la presenza di segni evidenti della cattiva conservazione o l’inosservanza di particolari prescrizioni finalizzate alla preservazione delle sostanze alimentari“.

Nonostante ciò, i giudici di piazza Cavour hanno rigettato il ricorso poichè, secondo quanto spiegato nella sentenza, il cattivo stato di conservazione dell’alimento può assumere rilievo anche per il solo fatto dell’obiettivo insudiciamento della sola confezione, conseguente alla sua custodia in locali sporchi e quindi igienicamente inidonei alla conservazione, ed è dunque configurabile anche nel caso di condizioni igieniche precarie.

Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti), nonchè la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, ha però polemizzato la decisione presa dalla Cassazione sul divieto imposto ai commerciati di esporre sulla strada le cassette con gli alimenti, e lo fa dicendo:

“Dalle strade delle città non vanno tolte le cassette di frutta, ma lo smog che non danneggia solo i prodotti alimentari ma anche la salute degli italiani. L’obiettivo deve essere quello di rimuovere le cause dell’inquinamento nelle città e non certo quello di ostacolare il consumo di cibi sani come l’ortofrutta che sono necessari per la salute dei cittadini…”

E aggiunge che, una decisione del genere, rischia di far chiudere i piccoli negozi alimentari a favore dei centri commerciali:

“Tale sentenza rischia anche di favore i grandi centri commerciali e accelerare nei centri urbani la chiusura dei piccoli negozi alimentari che hanno fatto segnare un calo record delle vendite del 3% nel 2013. Un fenomeno che oltre ad effetti economici ed occupazionali determina un impatto negativo legato alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani…”

FIVA (Federazione Italian Venditori Ambulanti e su Aree Pubblice), invece, ha commentanto la questione spiegando che la vendita all’aperto è a norma di legge e, pertanto, dovrebbe svolgersi in luoghi in cui non circolano veicoli e mezzi che provocano smog urbano:

“Le aree destinate ai mercati, in cui si possono vendere alimentari all’aperto sono stabilite e regolamentate per legge, e si tratta in genere di aree in cui i veicoli non circolano. Se i venditori ambulanti rispettano gli standard igienici, che impongono ad esempio di esporre la frutta a una determinata altezza da terra, o di vendere formaggi e latticini in banchi a temperatura controllata, sono in regola. Una sentenza non può modificare quanto è stabilito per legge, anche l’esposizione di frutta e verdura fuori da un negozio, è normata dai regolamenti comunali, e se il Comune la autorizza in una determinata collocazione, non dovrebbe essere sanzionabile…”

Insomma, la decisione presa dalla Cassazione è corretta oppure no? E’ giusto parlare di “reato per cattivo stato di conservazione” perchè gli alimenti vengono esposti all’aperto, e dunque soggetti agli agenti atmoferici, quando invece sappiamo bene come “l’inquinamento” non si fermi soltanto alle semplici porte dei negozi dei commercianti?

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