Di certo da quando hai deciso di avere un figlio i momenti di gioia non sono mancati, ma se qualcuno ti chiedesse di sostenere che il ruolo di genitore è una passeggiata, probabilmente risponderesti: “Ahimè no, non posso confermarlo”.
E se invece ti dicessimo che è possibile vivere quel ruolo con semplicità e soddisfazione? In particolare per la crescita dei bambini Madre Natura ha stabilito alcuni principi immutabili che, se seguiti:
– ti permettono di eliminare qualsiasi dubbio rispetto alla cosa migliore da fare per tuo figlio, per esempio se è ora di togliere il pannolino, di farlo dormire da solo o di lasciarlo uscire con gli amici.
– Ti permettono di fare le cose giuste al momento giusto, e dunque di vivere in armonia, di guadagnare tempo prezioso, di far sentire tuo figlio amato e rispettato, risparmiandoti le numerose situazioni in cui di solito esprime il suo disagio (capricci inclusi).
Quali sono i principi di Madre natura?
Sono cose semplici che anche tu puoi osservare ogni giorno in tuo figlio, a patto di non lasciarti annebbiare da ansie, condizionamenti, preconcetti, fretta, nervosismo o paure.
Primo principio secondo natura: osservazione
I bambini non sono vasi vuoti da riempire, ma vasi pieni di progetti, talenti e desideri da esprimere, manifestare e realizzare. Se osservi con attenzione e senza pregiudizi un bambino mentre ride, gioca, piange, dorme, mangia, fa i capricci, urla, parla, ti guarda o ti chiede le coccole, riesci a capire sempre di cosa ha bisogno, che cosa vive e che cosa sta provando, e di conseguenza diventa facile poterlo soddisfare, assecondare o accogliere. Il nostro problema è che oggi siamo convinti che i bambini siano creature da istruire, informare, plasmare in base a regole e comportamenti astratti che ci sono stati tramandati, e questo è uno dei primi grandi ostacoli per un genitore che voglia instaurare un rapporto armonioso e autentico con il figlio.
Tuo figlio è un vaso pieno. Questo vale anche quando deve imparare o abituarsi a vivere una cosa nuova: dentro di lui si formano già impulsi e intuizioni su come fare o perché fare certe cose e non altre. Quando lo vedi interessato a qualcosa, quando lo vedi assorto in un’attività specifica, per esempio a giocare per ore al meccanico, sta solo mettendo in pratica, sperimentando e verificando qualcosa che è già avvenuto dentro di lui. Assecondalo sempre: la possibilità di verificare fuori quello che ha già visto dentro di sé è uno dei pilastri per mantenere alta la sua autostima e la sua fiducia in se stesso. Forse ti sarà più facile capirlo se pensi a questo: tuo figlio non riceve lezioni o istruzioni da te per imparare a mangiare, a parlare, a camminare, a correre, a osservare o ad afferrare qualcosa. Eppure nel tempo lo fa, e lo fa benissimo.
Tu semplicemente gli dai l’esempio e lo assecondi. Perché non dovrebbe valere lo stesso discorso per tutte le cose che deve ancora “imparare”?
Secondo principio secondo natura: assorbimento incondizionato e imitazione
Ci sono altri due meccanismi che la natura ha previsto per il bambino quando si tratta di imparare (dalle cose più basilari, come mangiare, muoversi, afferrare, tagliare, scrivere o leggere, alle cose più complesse come accogliere i sentimenti, esprimere le emozioni, usare un certo tipo di linguaggio, interagire con gli altri ecc.): l’assorbimento incondizionato e l’imitazione.
Il bambino, in particolare nei primi sette anni di vita, assorbe in modo incondizionato tutto ciò che vive e percepisce nell’ambiente familiare circostante (in particolare da mamma e papà). È come una spugna immersa in una bacinella d’acqua. E come la spugna, che non può scegliere se bagnarsi o restare asciutta e nemmeno quanto impregnarsi, così lui assorbe ciò che accade all’esterno senza riuscire a filtrarlo.
Assorbe i comportamenti di mamma e papà, le loro abitudini, le loro emozioni, i loro pensieri, i loro modi di fare. Se questi sono adeguati, armonici, sereni, amorevoli, efficaci, anche i suoi lo saranno. Un meccanismo meraviglioso e perfetto, che permette a ciascun individuo di imparare moltissimo in pochissimo tempo pur disponendo di risorse e competenze limitate (quali possono essere quelle del bambino a confronto di quelle di un adulto).
Ma tuo figlio non si limita a questo. Quante volte l’hai visto correrti dietro affannato dicendo: “Anche io”, “lo voglio anch’io”, “voglio provare anch’io”, “lo faccio anch’io”? Questo desiderio/bisogno impellente di imitare le persone di cui si fida è un altro grandioso strumento che gli permette di imparare moltissime cose divertendosi, senza sforzo e in modo del tutto naturale. Fai in modo che trascorra molto tempo con te (nei limiti del possibile) e, quando è possibile, lascia che faccia quello che fai tu (a modo suo, giocando e divertendosi).
Terzo principio secondo natura: sensibilità e sensitività
Ci sono altre due caratteristiche essenziali che a volte diamo per scontate. I bambini sono ipersensibili alla vita, alle emozioni, ai sentimenti: sviluppano una naturale empatia con piante, animali ed esseri umani, adulti e coetanei. Sono rispettosi, collaborativi, amanti del bello, del buono, del giusto.
Sono sensitivi: colgono i pensieri delle persone che hanno attorno, le loro emozioni e i loro stati d’animo, spesso arrivando anche ad anticipare e a verbalizzare gli eventi prima che accadano. Chi più chi meno, ogni bambino gode di queste caratteristiche innate. Il problema è che gli adulti non lo sanno e pensano che sia una macchina da far funzionare, un piccolo “selvaggio” da indottrinare, che deve imparare a comportarsi per poter stare al mondo (tutti preconcetti e condizionamenti che poco hanno a che fare con la natura e i bisogni del bambino). Con la conseguenza che, spesso, il bambino si adatta al prototipo che gli viene imposto.
Perché si adatta a ciò che gli adulti vogliono da lui (anche se ogni tanto si ribella, spesso proprio attraverso i capricci)? Perché rinuncia alla sua natura per omologarsi all’immagine che gli adulti vorrebbero o hanno di lui? Il motivo è molto semplice: ha un disperato bisogno d’amore. Sì, l’amore, quella strana cosa che oggi, nonostante millenni di evoluzione, noi adulti stentiamo ancora a capire, a descrivere, a volte anche a manifestare. Se si accorge di non ricevere le attenzioni che desidera e che queste sono sostituite da giudizi, paragoni, incomprensioni o ramanzine, tende a mettersi facilmente in discussione e si convince di essere lui il problema (anche se non è così).
Pur di ricevere amore e gratificazione, finisce per dimenticare se stesso e per adattarsi a ciò che mamma e papà vogliono. È il caso dei bambini che non esprimono i loro sentimenti ma poi si ammalano, che stanno sempre zitti e buoni ma poi balbettano o sviluppano tic, che sorridono e dicono che va tutto bene ma soffrono di allergie o di bronchiti croniche, che cercano in tutti i modi di adattarsi ma vengono definiti iperattivi, che scelgono scuole o mestieri per fare contenti i genitori e poi si alienano con alcol e spinelli.
Forse ci vorranno anni prima che gli adulti si convincano che un bambino, quando piange, piange davvero, che ha davvero bisogno di tutto il tempo e l’amore di mamma e papà. Che se vuole giocare tutto il giorno non sta facendo il furbo per sottrarsi alle responsabilità, che se dice di non voler andare a scuola non è necessariamente un asino, che se fa i capricci non è solo perché ha qualche grillo per la testa: lo fa, semplicemente, perché è un bambino, e impedirgli di vivere la sua infanzia è uno dei primi crimini che gli adulti commettono, non solo nei confronti dell’umanità, ma soprattutto nei confronti del loro bambino.
E ora da dove comincio con mio figlio?
Adesso vogliamo lasciarti 3 suggerimenti pratici lampo per aiutarti ad assecondare i 3 principi:
1) Dato che tuo figlio è un vaso bello pieno, puoi limitare di spiegare con troppa frequenza come si fanno le cose, correggerlo quando sbaglia mostrandogli la via giusta o rispondere ai suoi perché come se stesse aprendo una enciclopedia. Quando ti dice che non è capace puoi rispondergli per esempio: “Prova…. Come si potrebbe fare?…. Riprova… sono certa che ci puoi riuscire”. Quando “sbaglia” rassicurarlo e permettigli di riprovare, di ripetere di nuovo da solo e eventualmente di sbagliare e ripetere ancora. Quando ti fa domande, prima di rispondergli in maniera automatica, puoi dirgli: “Secondo te perché?… secondo te cosa succede?….. Secondo te come si fa?….”
2) Prenditi del tempo, anche poco all’inizio se non sei abituato o se non sai organizzarti in modo che tuo figlio possa stare con te e imitarti. Se è piccolo fai diventare le tue faccende quotidiane un bel gioco che possa fare anche lui a suo modo. Se è più grande non pretendere che faccia i compiti da solo nella sua stanza o che “vada a giocare di là”: più condivide gli spazi e il tempo con te e più imparare attraverso una delle sue modalità elettive, l’imitazione. In più puoi scegliere ogni giorno di fare o dire qualcosa che vorresti facesse o dicesse anche tuo figlio da adulto così da sviluppare azioni e modalità che siano un buon esempio per lui. Per esempio potresti oggi aiutare una signora anziana ad attraversare la strada, domani potresti aiutare il tuo vicino di casa a fare la spesa, dopodomani potresti decidere di dire a più persone “ti voglio bene”.
3) Impegnati ad ascoltare tuo figlio di più. Fagli delle domande, lascia che ti racconti come si sente, cosa sperimenta, cosa vive mentre gioca, quali sono i suoi sogni o le sue paure. Accogli quello che ti dice senza giudicare, senza commentare. Limitati a ringraziare per la sua condivisione e aiutalo soltanto se te lo chiede. Accogliere senza giudizio le emozioni e il vissuto dei nostri figli li aiuta a mantenere un alto senso di autostima e ad aumentare la fiducia che nutrono nei nostri confronti.
Profilo autori
Roberta Cavallo e Antonio Panarese, autori dei libri best seller scelti da 50.000 famiglie italiane: “Smettila di fare i capricci” (Mondadori) – “Smettila di reprimere tuo figlio” e “Le 7 Idiozie sulla crescita dei bambini” (Unoeditori). Sono formatori specializzati nell’infanzia e consulenti genitoriali. Fondatori di Bimbiveri, società per la crescita felice dei bambini, hanno gestito per cinque anni un centro di affido familiare per minori disagiati collaborando con i servizi sociali di Torino, Casale Monferrato, Leinì e Viterbo. Sono stati intervistati da Uno Mattina, Radio Rai1, Gioia, Repubblica, Starbene, Il Giornale, Radio 24, Radio Deejay, Vanity Fair.