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Come un Padre si Innamora di Sua Figlia [FotoStory]

Di Valeria Bonora - 11 Marzo 2014

Mica tutti ne sono capaci, nessuno nasce con la consapevolezza di cosa voglia dire diventare genitore, anche se è la cosa più bella del mondo, non tutti sono in grado di apprezzarla, o almeno non subito.

Si vede questo “ranocchietto grinzoso“, tutto rosso, urlacchiante, molliccio e puzzolente… Ammettiamolo non sempre si viene travolti dalla passione, dalle mille emozioni di cui tutti parlano. Io stessa ho visto padri guardare con sospetto i figli appena nati, prenderli magari in giro chiamandoli con nomignoli assurdi… Proprio così non sempre il miele invade le vene dei padri. Per la madre è un po’ diverso, lo sente crescere, scalciare, la far star male, bene, male e bene insieme… insomma le emozioni e sensazioni ci sono ancora prima di vedere quel viso. Lo stesso viso che per il papà invece è sconosciuto, un esserino che non si riconosce, che ha rubato la scena.

Ed è proprio questo che il fotografo Phillip Toledano ha voluto rappresentare con un fotoprogetto con il quale ammette che per i primi mesi è stato un “padre riluttante“.

Ma poi è esploso, tutto l’amore che lega un padre ad una figlia lo ha travolto.

Ora la sua amata Loulou ha 4 anni e da quel progetto è nato un libro The reluctant father.

Phil racconta: “Moltissimi genitori di tutto il mondo, sia mamme che papà mi scrivono email per condividere la loro esperienza, molto simile alla mia. Dalle lettere mi accorgo che molti padri vivono la stessa situazione alienante e non riescono a parlarne apertamente con le compagne per paura di ferirle. Sono felice di sapere che la mia esperienza possa servire a smuoverre qualcosa, aiutando le coppie ad aprirsi e condividere i propri sentimenti nei confronti di paternità e maternità, senza paura di deludere le aspettative dell’altro

Di seguito la storia fotografica dell’incontro tra Phil e Loulou

Non sono mai stato molto interessato all’idea di avere figli. Amavo i bambini in senso astratto… Quando gli amici venivano in visita con i loro figli, li trattavo come qualcosa di ‘radiattivo’: sopportabili per un breve periodo e stop… Il problema è che non avevo mai preso coscienza dell’inevitabile “effetto gravità: hai una ragazza e tutti chiedono “Quando vi sposate?”. E tu ti sposi. Sei sposato e tutti chiedono: “Quando fate un bambino?” E tu fai un bambino. E tutti chiedono: “Quando gli date un fratellino?” E’ la gravità..


Quando Loulou è nata mi trovavo in sala parto. Mi ricordo la luce dorata del Sole che inondava la stanza e la mia sensazione strana. Dissi solo: “Diavolo, ma è enorme!” E’ assurdo: da un lato c’ero io come mi sentivo. Dall’altro, io come mi sarei dovuto sentire. Nei film, quando nasce un bambino viene accolto da fuochi d’artifico, lacrime e applausi. Io mi sentivo solo strano. Come potevo io essere un padre? Non è una cosa che accade a tutte le persone adulte? Ero travolto da uno tsunami d’amore? Per niente.


Esiste una sorta di copione non scritto che tutti i neopapà seguono alla lettera. Tu gli chiedi come si sentano e loro, alzando gli occhi al cielo sospirano: “Sono stregato dal miracolo della vita. Lei è così preziosa… Potrei stare a guardarla tutto il giorno!”
Io sentivo l’enorme pressione culturale che si aspettava da me quell’unica risposta. Non potevo dire alla gente che la cosa non mi entusiasmava per niente, mi avrebbero guardato come se improvvisamente mi fossi spogliato davanti a tutti.
Non è che non mi sentissi responsabile per Loulou: ero sempre lì se si trattava di cambiarle i pannolini, alzarmi nella notte, tutto il necessario. Ma non sentivo nessun legame emotivo con lei. Era come cercare di avere un rapporto con una spugna, o un protozoo monocellulare. Lei non faceva nulla. O almeno, nulla che io potessi capire.


E poi c’era mia moglie, Carla. Quando Loulou è nata, lei è come scomparsa.
Sentivo la mancanza di lei e me, insieme. Lo spazio infinito che pensavamo di avere. Il silenzio. La casuale elesticità delle nostre vite. Se mi fossi girato indietro, avrei visto tutto ciò rimpicciolirsi sempre più dietro di noi


Io ero stato rimpicciolito. Ecco a voi il mio sostituto: l’Alien


E così, non si dorme più per i prossimi tre anni.


Tutto ciò che Loulou faceva era incomprensibile. Mangiare, innanzi tutto. Era come guardare un documentario sugli animali selvatici. Si attaccava selvaggiamente al capezzolo o al ciuccio per poi cadere in un profondo sonno, tipo narcosi da oppiacei, con la bocca spalancata


La prima volta che ho sentito Loulou starnutire. Ero così felice. Qualcosa di umano, qualcosa con cui potevo relazionarmi!


Anche il nostro cane George non era interessato a Loulou. Tranne quando lei mangiava. Poi invece ne è rimasto completamente ipnotizzato


Maneggiare un neonato era come avere a che fare con dell’esplosivo altamente pericoloso. Mentre facevo di tutto per adagiarla dolcemente nella culla, un solo movimento sbagliato e … BOOM! Filo rosso o filo blu? Quale dovevo tagliare? Aveva bisogno del latte? Aveva il pannolino sporco? Troppo caldo? Troppo freddo? Mi ricordo che una volta dissi a Carla che quelle urla mi facevano impazzire. Lei rispose: “Lo so, non è una cosa struggente?” Io con ‘impazzire’ intendevo dire che l’avrei lanciata dalla finestra


Alcuni padri annegano la loro rabbia anti-bebè nell’acool. Io facevo dei piatti. Per molto tempo, quando mi chiedevano di mostrare una foto di Loulou, questo era quello che facevo vedere. Il bastian contrario che è in me amava non diffondere la classica immagine del bebè cherubino. Le foto dei bamini devono per forza essere zuccherose?


E non dimentichiamo tutto il complesso industriale dei prodotti per neonati. Tutto sembra indispensabile


Io sono inglese, la morte non mi spaventa. Ma una scenata in pubblico sì.
Cosa succede se lei improvvisamente si trasforma in Placido Domingo a bordo di un aereo? Immediatamente io divento il buffone che ha un allarme antiaereo al posto di una bambina. Tutti mi guardano e io sorrido come un idiota a tutti i presenti mormorando ‘scusate scusate’


L’arrivo di Loulou mi ha fatto prendere in seria considerazione la mia mortalità Quando lei avrà 20 anni io ne avrò 60. Le sembrerò un vecchietto? Sarò confuso dal modo in cui si vestirà e parlerà? Alzerà gli occhi al cielo e dirà: “Oh, papà…”
Oppure saremo amici? Berremo tazze di the in cucina, parlando del suo ultimo boyfriend?


Entrambi i miei genitori sono morti negli ultimi quattro anni. Mio padre se n’è andato quattro mesi prima che Loulou nascesse. La sua nascita ha reso la sua assenza ancora più tangibile. Ci sono così tante cose che vorrei chiedere a mia madre. Com’ero io alla sua età? Facevo questo o quest’altro? O vorrei solo che lei fosse qui per spiegarmi l’inesplicabile. E ovviamente penso a mio padre. Amava molto i bambini e Loulou l’avrebbe riempito fino a farlo traboccare. Quando hai un figlio, lui diventa il tuo passato, presente e futuro. Non solo vedo me e Carla in Loulou, ma anche i miei genitori


E’ triste, ma invecchiando realizzo che tutti i cliché sono veri. Faccio una cosa che dicevo non avrei mai fatto. Foto di mia figlia. E’ molto imbarazzante. Quando incontro altri genitori agguanto subito l’iPhone e non vedo l’ora di annoiare le persone. “Guarda, so che non ami le foto dei bambini, ma Loulou è diversa!” Sono un triste dato statistico. Un padre orgoglioso


Riguardo ora queste fotografie e vedo quanto rivelino la mia lenta e inevitabile metamorfosi. Da osservatore distaccato, ad appassionato partecipante. Da fotografo, a padre


All’inizio di questo libro ho parlato di ‘gravità’. Anche l’amore ha la sua forza di gravità e, naturalmente, era inevitabile che io le soccombessi. Quando le persone mi dicevano che la mia vita sarebbe cambiata quando Loulou avrebbe cominciato a sorridere, avevano ragione. Il senso dell’umorismo è ciò con cui mi connetto al mondo. E’ il mio linguaggio. Così quando Loulou ha iniziato a parlarmi, è stato strardinario. La prima volta che l’ho presa in giro e lei ha preso in giro me, ho pianto. Ci capivamo l’un l’altra.


Questo mi meraviglia. C’è un senso di amore in queste fotografie che prima non c’era.


Voglio terminare chiedendo scusa a Carla. So che il mio candore è stato spesso duro per lei. Ero così fissato con questa idea dell’onestà che ho dimenticato la sua realtà. La meraviglia di Loulou, la pura gioia dell’essere madre. E voglio chiedere scusa a Loulou. Un giorno lei guarderà queste foto e leggerà queste parole. Voglio che sappia che anche se per me l’inizio della sua vita è stato sconcertante, sono così orgoglioso che lei sia qui ora. Ti amo tantissimo, Loulou.
E già che ci sono, voglio dire una cosa alla futura Loulou. Per favore, non indossare pantaloni con la scritta ‘juicy’ sul sedere. Per favore, non diventare un goth, o una emo (o qualsiasi cosa faranno fra 15 anni) fissandomi malinconicamente attraverso sei strati di ombretto nero. Ricordati. Prima che tuo padre fosse genitore, era una persona. Giovane, e confusa, proprio come te.


Phil ha voluto che le ultime pagine del libro le scrivesse sua moglie Carla.


Loulou


 
[Fonte The reluctant father]
 
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