Una volta era un “lusso”, adesso non più. Stiamo parlando del salmone, tra i pesci più apprezzati dal punto di vista gastronomico per la carne prelibata e per le sue proprietà, che oggi è possibile trovare in grandi quantità in qualunque periodo dell’anno.
Il salmone, infatti, rientra nella lista rossa di Greenpeace, che segnala le specie marine a rischio di estinzione a causa della pesca intensiva e per i metodi di allevamento che sembrano essere estremamente dannosi per l’ambiente.
Quando parliamo di allevamento intensivo, ci riferiamo a quella forma di allevamento che utilizza tecniche industriali e scientifiche per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo e utilizzando il minimo spazio, tipicamente con l’uso di appositi macchinari e farmaci veterinari.
Il salmone, per l’appunto, rientra tra questi. Per questo non è più un “lusso” come ai vecchi tempi.
Ma l’allevamento intensivo dei salmoni non costituisce una buona alternativa, non solo, appunto, per ambiente, ma anche per noi stessi.
Il motivo? Ve ne elenchiamo più di uno.
Anzitutto negli allevamenti intensivi i reflui non vengono mai lavati via e si lasciano semplicemente cadere attraverso le reti. Cosa significa questo? Che migliaia di tonnellate di escrementi e di rifiuti che si depositano nel fondale intorno agli allevamenti non vengono mai rimossi.
Ripetiamo dunque la domanda. Cosa significa questo? Che 600.000 salmoni che nuotano in una zuppa di muco ed escrementi alimentano le mutazioni di agenti patogeni che si diffondono dall’Atlantico fino ai supermercati in cui vengono venduti e, di conseguenza, fino alle nostre tavole. Con buona pace del nostro organismo.
E quel bel colore rosa intenso? Ne vogliamo parlare? Non si tratta, infatti, di un colore naturale, poichè i salmoni di allevamento spesso vengono colorati di rosa per imitare i salmoni selvaggi, attraverso il SalmoFan, e lo fanno aggiungendo il colorante nel mangime.
E sempre a propositi di mangimi. Nell’Aprile dello scorso anno, la Norvegia ha ottenuto il consenso dell’Unione Europea per aumentare le quantità di Endosulfano nei mangimi. L’Endosulfano è un insetticida e acaricida organoclorurato, bandito in molti Paesi europei proprio per le sue proprietà tossiche. Pare che una ricerca abbia dimostrato che il salmone sia in grado di resistere a questo veleno, ma ci possiamo veramente fidare?
I medici norvegesi consigliano alle donne in gravidanza di non assumere salmone da allevamento intensivo per l’alto numero di tossine in esso presenti. Sostanze che, a quanto pare, potrebbere provocare danni allo sviluppo del cervello nei bambini.
Gli allevamenti intensivi, inoltre, non sono assolutamente efficienti, perchè per ottenere 1 kg di salmone servono almeno 5 kg di altri pesci. E questo, ovviamente, contribuisce alla riduzione di molte specie di pesci che sta portando, pian piano, alla loro estinzione.
Per di più, gli allevamenti intensivi di salmone stanno registrando un calo drastico dei salmoni selvatici, con rischio di estinzione della stessa specie.
Insomma, a quanto pare i salmoni provenienti da allevamenti intensivi sono proprio da evitare. Ci bastano queste motivazioni o serve altro da aggiungere?
[Fonte: www.slowfood.it]