I processi di deforestazione e di degradazione delle foreste sono i responsabili di circa il 20% delle emissioni globali di carbonio.
Le principali cause della deforestazione globale sono: l’agricoltura (soprattutto quella intensiva a fini industriali) e i biocarburanti. A darne la conferma è uno studio finanziato dai governi norvegese e britannico, “Drives of Deforestation and Forest Degradation”, attraverso il quale con la mancanza del costante bisogno di nuove coltivazioni, 8 alberi abbattuti su 10 potrebbero restare al loro posto.
L’agenzia delle Nazioni unite per il programma ambientale, l’Unep, ha dato un allarme ben preciso: entro il 2050 verranno abbattuti 800 milioni di ettari di bosco. Stando a quanto è stato confermato da un report presentato al “World Economic Forum” di Davos, tra le cause che favoriscono l’aumentare della deforestazione ci sono i biocarburanti.
Il fenomeno è abbastanza evidente specialmente in Sud America, dove ci sono enormi coltivazioni di soia e cereali. Il WWF è in allerta in quanto vi è una concentrazione preoccupante di potere che sta conducendo molte imprese a gestire da sole circa la metà dei prodotti agricoli provenienti da tutto il Pianeta. Medesima situazione è la coltivazione di mais e colza che, per produrre etanolo, sta portando il nostro Pianeta alla distruzione.
Certamente le grandi quantità di alberi rasi al suolo favoriscono il dissesto idrogeologico e l’aumento della presenza di CO2 nell’atmosfera. E’ in atto dunque un ricca caccia al biocarburante che comporta degrado all’agricoltura danneggiando la biodiversità.
Il segretario generale e direttore dell’Unep, Achim Steiner, ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni in merito: “la terra è una risorsa finita, dobbiamo comportarci in maniera più efficiente quando produciamo e consumiamo i prodotti che dalla terra derivano”.
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