Uno studio di Greenpeace ha riscontrato, dopo un’attenta analisi di laboratorio, che molti indumenti prodotti da grandi marche e destinati sia a bambini che a neonati contengono sostanze tossiche. Le sostanze sono usate durante il processo di produzione dei tessuti e quindi ancora presenti nel momento in cui il prodotto è immesso sul mercato e poi acquistato.
“Piccoli mostri nell’armadio” è lo studio accusa di Greenpeace: ” fa seguito a numerose ricerche pubblicate da Greenpeace nell’ambito della sua campagna “Detox”, che hanno rivelato come diverse sostanze chimiche pericolose siano presenti nei tessuti e nei prodotti in pelle, a causa del loro utilizzo nella fase di produzione. Questa ricerca conferma che l’uso di sostanze pericolose è ancora diffuso, perfino nella produzione di vestiti per bambini e neonati” (greenpeace.org/italy).
Sono stati testati 82 articoli per bambini, prodotti in 12 paesi e acquistati in 25 differenti paesi in negozi monomarca o da rivenditori autorizzati (American Apparel, C&A, Disney, GAP, H&M, Primark, e Uniqlo, Adidas, LiNing, Nike e Puma, per arrivare a marchi del lusso come Burberry).
All’ interno dei tessuti sono stati trovati nonilfenoli etossilati (NPEs) si tratta di sostanze fisiologicamente molto attive che causano dermatiti ed allergie, composti organostannici, composti chimici perfluorati e/o antimonio. L’antimonio provoca un avvelenamento simile a quello dell’arsenico, se assunto a piccole dosi provoca mal di testa, confusione e depressione, in dosi più elevate provoca attacchi di vomito violenti e frequenti e porta alla morte nell’arco di pochi giorni e come per l’arsenico e per molti altri veleni l’assunzione per via osmotica è non meno pericolosa dell’ingestione, si tratta in tutti i casi di composti chimici persistenti che rimangono a lungo sul tessuto e possono quindi intossicare chi lo indossa.
Se vi state chiedendo come tutto questo sia possibile, purtroppo la risposta non è molto differente da quella già fornita molte altre volte, infatti una delle ragioni è che i prodotti in questione, di cui di seguito vi forniamo l’elenco delle marche, sono per la quasi totalità fabbricati in paesi dove le leggi riguardo alla presenza di composti chimici tossici (come ad esempio i coloranti per tessuti che contengono sostanze tossiche) sono praticamente inesistenti e per le multinazionali è molto più semplice ed economico produrre in queste zone, dove i componenti prima di arrivare ad intossicare i nostri bambini hanno già causato danni, a volte irreparabili, alla salute dei “giovani” lavoratori che si dedicano alla fabbricazione, ad esempio, di scarpe di marchio Nike o Adidas, non avendo non solo la possibilità di scelta a causa della condizione economica, ma la scolarizzazione, anche minima (che poi minima non sarebbe probabilmente sufficiente), necessaria per essere consapevoli della situazione nella quale si trovano a lavorare.
Sulle spalle delle multinazionali la responsabilità di rendere “non tossici” i loro prodotti e di mettere la salute di lavoratori e compratori al primo posto, sulle nostre, quella di informare ed informarci il più possibile in modo da poter partecipare attivamente alle campagne di boicottaggio etico e non dimentichiamoci mai che quello che sta facendo male a noi fa male all’ambiente e viceversa e quello che sta facendo male a noi oggi, probabilmente ha già fatto male a qualcun altro in qualche altra parte del mondo.
Per consultare la tabella cliccate qui . Questo l‘elenco delle marche su cui sono stati effettuati i test e che sono risultate positive alla presenza di composti tossici: Adidas, American Apparel, Burberry, C&A, Disney, Gap, HeM, Li-Ning, Nike, Primark, Puma, Uniqlo.
[Fonte Contenuto e Foto By: www.greenpeace.org]