Il Tè, questa magica bevanda accompagna la tradizione di molti popoli, è consumato da millenni, conosciuto come l’acqua e seguito da più di una leggenda a proposito delle sue mistiche origini.
Questa bevanda profumata e incantata è simbolo di ritualità, ospitalità e cura del sé. Diffusissimo in Asia dove trova non solo diversi modi di essere consumato, ma diversi modo per essere celebrato, come in Cina e Giappone dove è protagonista assoluto delle cerimonie a lui dedicate, il Gong Fu Cha (cha vuol dire tè) in Cina, durante il quale l’abilità del cerimoniere e la qualità del tè diventano strumenti per interrompere il tempo attraverso un rituale dedicato all’importanza dell’attimo ed all’unione dell’uomo con gli elementi, cielo e terra e il Cha No Yu in Giappone, che vede come unico protagonista il tè verde ed è un rituale complesso che celebra l‘ospitalità e/o il metodico e costante esercizio della meditazione.
In India fa parte della quotidianità e il chai, il tè nero speziato tipico del subcontinente, a cui è aggiunto latte di bufala o mucca, scandisce le lunghe e calde giornate indiane, dall’alba fino a ben dopo il tramonto.
In tutta l’Asia, in tendenza opposta a quella occidentale, il tè è solitamente versato in piccole tazze, cerimoniali o non (fa eccezione la cerimonia del tè giapponese in cui sono usate anche tazze più grandi, in genere in Giappone si usano tazze più grandi rispetto a quelle cinesi) o in piccoli bicchieri molto simili a quelli per il nostro “caffè al vetro”nel caso del chai indiano e in affascinanti bicchierini di metallo per il tè alla menta tipico dei paesi arabi.
In ogni caso è un momento rituale, in cui il tempo si sospende e ci da modo di fermarci e riflettere, condividere o dedicarci a noi stessi, non si beve un tè di fretta, non si può scappar via trangugiando una tazzina di corsa come si fa spesso con il caffè, il tè vuole tempo, ha un suo tempo, ci costringe a fermarci, a non sentire il rumore del mondo, ance se solo per un breve lasso di tempo, ma quel momento dev’essere perfetto, compiuto, preparato con precisione e tradizione vorrebbe, con la giusta strumentistica che permetta di assaporarne al meglio il gusto ed il sentore.
Le qualità di tè sono numerose e tutte provengono da un’unica pianta la Camelia Sinensis, la lavorazione ed il grado di ossidazione ne definiranno poi la qualità e di conseguenza il tempo di infusione e la temperatura dell’acqua (in linea di massima considerate una temperatura di 90 gradi per i tè neri, i puher e gli aromatizzati su base nera, 75 gradi per i tè verdi e 80 gradi per i tè bianchi). In Giappone viene prodotto e consumato solo tè verde, al contrario in Cina si producono tè verdi, bianchi, gialli e rossi, questi ultimi sono, in un certo senso, l’alternativa cinese ai neri indiani, l’India, invece, è appunto la patria del tè nero, i tè provenienti da Darjeeling e dall’isola di Ceylon sono famosi in tutto il mondo.
Due leggende ammantano la nascita del tè, una è caratterizzato da un atmosfera zen e cruda tipicamente asiatica e narra la storia di Bodidarma il quale aveva fatto voto di non dormire per sette anni durante i quali si sarebbe dedicato solo alla meditazione, ma al quinto anno fu assalito da un incredibile torpore e così decise di tagliarsi le palpebre per vincere il sonno e proprio dalle sue palpebre naque la pianta del tè da cui i monaci traggono beneficio per restare lucidi e concentrati durante la meditazione.
L’altra leggenda narra invece la storia di Chen Nung un imperatore cinese così attento all’igiene da non bere acqua che non fosse bollita, un giorno il vento fece cadere nella sua acqua una foglia di tè, lui l’assaggiò e da quel momento non seppe più rinunciarvi.