Secondo la cultura sciamanica ogni persona ha un suo animale totemico, un animale guida che lo segue, lo protegge e lo ispira durante la vita e che lo guiderà poi in altre dimensioni e realtà, questo animale ci raggiunge spesso in sogno e ispira le nostre azioni, probabilmente per Angelo D’Arrigo, moderno Icaro, l’animale guida era il Condor.
Da sempre esiste uno spazio neutro tra uomo e animale che ha dato origine ad invenzioni ibride, geniali e creative e sicuramente quest’uomo, catanese alla nascita e in un certo senso Parigino d’adozione, dopo aver raggiunto ottimi traguardi come sportivo ( ottenne due titoli mondiali con il deltaplano a motore), aveva deciso di puntare in alto, mai espressione fu più adeguata al contesto e di dedicarsi ad un progetto che riuniva due scopi in uno: riuscire come moderno Konrad Lorenz a reintrodurre in natura rapaci in via d’estinzione e donare all’uomo quel sogno di antica memoria che vide Icaro avvicinarsi troppo al sole.
Nel 2000 d’Arrigo diede vita ad un progetto chiamato Metamorphosis, coadiuvato da un equipe scientifica internazionale. Il progetto prevedeva diverse tappe che lo portarono nel 2001 a volare, con un deltaplano senza motore, sulla rotta dei falchi migratori, nel 2002 guidava un gruppo di gru siberiane per indirizzarle e permetterne un buon ripopolamento, raggiungendo così un doppio primato quello del volo in deltaplano più lungo della storia eseguito dal primo uomo al mondo che si è trovato a capo di uno stormo di gru.
Nel 2004 sorvolava l’Himalaya accompagnato da un’aquila nepalensis nata in cattività e da lui accudita. Poi nel 2006 “insieme” ad Inca e Maya, due condor del Breeding Center di Vienna, iniziò ad occuparsi del progetto/ricerca “On the Wings of Condor” dedicato a questi grandi e particolari animali, dominatori del cielo andino con un’apertura alare che supera i 300 centimetri. Ogni passo fu fatto in collaborazione con l’equipe internazionale, di cui fece parte anche Danilo Mainardi, al fine di garantire il miglior risultato possibile e la migliore qualità di vita per questi due rapaci nati e cresciuti in cattività. Maya e Inca ricevettero da D’Arrigo un imprinting basato sui dettami del grande Konrad Lorenz e furono preparati per essere reintrodotti in natura nella speranza che potessero ripopolare la Valle del Machu Picchu che dagli anni ottanta non ospitava più esemplari di condor andino.
Angelo D’Arrigo conquistò il titolo di “Condor dell’Aconcagua“, ma non presenziò alla liberazione di Inca e Maya, i due condor vennero liberati dalla moglie Laura Mancuso poco dopo la scomparsa del marito. Angelo D’Arrigo morì in un incidente aereo tragico e sfortunato proprio prima della fase finale del suo progetto, la liberazione dei condor. Una grande lezione di coraggio, amore e rispetto, tre cose che non possono sussistere l’una senza l’altra.