In India le mucche e i bovini in genere sono considerati sacri, è proibito non solo mangiarli, ma anche macellarli e/o venderli per il medesimo scopo. La costituzione indiana vieta l’uccisione e la macellazione dei bovini e bufale e vacche e tori possono girovagare liberamente ovunque.
Ma da dove viene il culto della mucca sacra?
Le vacche sono animali sacri all’induismo e il loro culto è cresciuto e si è sviluppato in base a ragioni religiose e sociali che si sono intrecciate tra loro. I Veda, antichissimi testi hindu, facevano riferimento alla sacralità di questo animale e gli Arii che popolarono l’India del nord già consideravano sacri i bovini nel secondo millennio a.C; c’erano, però, delle eccezioni connesse ai culti di Kali che prevedevano sacrifici animali e macellazioni rituali di cui si occupavano i sacerdoti stessi che ne avrebbero poi “beneficiato” anche dal punto di vista alimentare, gli animali macellati erano infatti spartiti tra i devoti più benestanti ed i sacerdoti stessi.
In seguito, in parte per l’avvento di filosofie/religioni come il Buddismo e Jainismo che prevedono il rispetto totale di ogni essere vivente, in parte per le mutate situazioni sociali, un forte incremento della popolazione e quindi maggiore necessità di cibo da cui la saggia decisione di destinare i terreni all’agricoltura ed al pascolo e di avere più latte e burro senza sacrificare la terra per produrre mangime per animali destinati all’alimentazione di pochi, la mucca e i bovini in genere non furono più sacrificati (fanno ancora oggi eccezioni alcune zone della parte nord orientale come l’Arunachal Pradesh dove la popolazione è prevalentemente animista e si nutre di carne bovina).
Il toro Nandin, il gioioso, è il toro immancabilmente raffigurato insieme al Mahadev (Shiva), di cui rappresenta anche il veicolo sacro, la vacca invece è, in un modo o nell’altro, connessa con tutte le divinità. Gli hindu sostengono che sia il più gentile tra gli animali e che doni all’essere umano molto più di quanto non ne riceva in cambio in fatto di cure ed alimentazione (in india i devoti si occupano di nutrire le vacche), inoltre la vacca è considerata un ineguagliabile esempio materno.
Le mucche e i tori possono pascolare e girovagare liberi più o meno ovunque, le bufale, invece, sono maggiormente controllate e solitamente vivono nei villaggi all’interno o a ridosso delle zone verdi e dei parchi naturali, accudite ed utilizzate per il lavoro nei campi.
Sia dalle mucche che dalle bufale si prende il latte che servirà poi per il formaggio tipico il Paneer (cagliato con il limone) e per il Ghee il burro chiarificato elemento principe della cucina tradizionale e dell’Ayurveda, ma questo non comporta l’uccisione dei vitelli che sono lasciati accanto alle madri, molto spesso in templi/santuari dove i bovini sono accuditi.
Questa situazione sta però lentamente cambiando, il business sta uccidendo la tradizione e c’è un traffico illegale di vacche dall’India verso i paesi confinanti che fanno uso di carne bovina. La situazione crea scompiglio e disordini interni, esiste un vero e proprio fronte hindu che si oppone a questo traffico (gestito solitamente da indiani di altre religioni). Lo scorso anno un giornale locale del Punjab riportava di un agguato ad opera di alcuni ragazzi sikh e hindu che, venuti a conoscenza di un camion che trasportava mucche destinate ad essere macellate fuori dal paese, si sono appostati e con un’azione di forza hanno liberato gli animali e picchiato i trasportatori. La posizione del governo rimane invariabilmente a favore della tradizione e si spera che il traffico sia arginato.
Se vi capiterà di andare potrete dividere un posto all’ombra o al riparo dalla pioggia, se andrete durante il monsone, con placido e pacifico bovino, spesso di dimensioni considerevoli e con delle maestose corna che ne garantiscono l’età.